Quello della scorsa notte è stato un sogno molto coinvolgente e anche piacevole per certi versi, infatti ho finito per considerarlo una sorta di premio e difficilmente lo dimenticherò, ma per me è stato più significativo per la sua intensità che per il suo contenuto.
Mi trovo in una stanza della mia casa e con me c’è una ragazza dall’aspetto piacente che tuttavia non rispecchia le mie predilezioni estetiche: è bella eppure la sua beltade non è canonica perché porta un’acconciatura insolita e non riesco a identificarla con nessuna persona di mia conoscenza nella vita vigile. Provo un grande affetto verso costei e ne sono pienamente consapevole, le voglio davvero bene e percepisco come il sentimento sia ricambiato benché da parte sua lo sia in misura minore. Lei è arrabbiata e triste al contempo, ce l’ha persino con me e il sogno cadenza la nostra conversazione da diverse angolature, ma ogni volta qualcosa cambia sul volto della ragazza: il colore dei capelli, il loro taglio, la forma degli occhi, eppure è sempre lei e il nostro discorso procede con questa surreale alternanza somatica. È una situazione tanto strana e straniante per quanto meravigliosa.
A un certo punto avverto una forte sensazione d’impotenza perché mi rendo conto che non posso aiutarla e così mi limito a guadarla: mentre la osservo provo quello che immagino si chiami amore, un trasporto sincero, qualcosa che di sicuro non ho mai provato nella realtà e di cui, fino a quel momento, non avevo mai fatto esperienza neanche nel mondo onirico. Una nuova inquadratura mostra me che scuoto la ragazza per le spalle, come per farla tornare in sé: a ciò segue un abbraccio lunghissimo di cui percepisco il contatto fisico, come se mi trovassi davvero lì in quel momento e non stessi sognando.
Credo che questa sia stata l’espressione inconscia più potente della mia sfera affettiva, come se avesse espulso una tempesta elettromagnetica dalla sua corona solare. Chi ho abbracciato non era una ragazza vera e propria, un nome all’anagrafe e un volto nei ricordi, bensì l’affettività in quanto tale come aspetto della mia persona, apparentemente trascurata perché in me non ha mai avuto inizio: ecco il conflitto, qualcosa di “trascurato” sebbene io non lo reprima e mi limiti a constatarne l’assenza per le ragioni più disparate. Questi sono moti interiori, simili a onde attraverso le quali riesco a navigare con sicurezza.
Al risveglio mi sono interrogato sulla portata del sogno e ne ho colto, una volta ancora, un’urgenza a cui non posso dare seguito perché certe cose assumono un senso ed eludono il proprio sabotaggio solo quando siano spontanee. L’inconscio parla di me e io ne traduco in termini razionali quanto già è stato tradotto in immagini oniriche, ma posso solo contemplare gli effetti e non ho modo di agire direttamente sulle cause. Alla fine è stata un’esperienza stupenda, o almeno io l’ho vissuta in questo modo grazie al mio assetto interiore, perciò mi piacerebbe che i miei recessi si rivolgessero di nuovo a me con un simile impeto.
Parole chiave: inconscio, interpretazione dei sogni, mondo onirico, sogno