Ci sono diversi modi per guadagnare del denaro ed elenco i tre che ritengo più inflazionati: svolgere un lavoro onesto, spacciare droga o rapinare gli ufficili postali dei piccoli comuni. La mia idiozia e la mia pigrizia cronica non mi permettono nessuna delle opzioni che ho elencato poc’anzi ed è per questo motivo che ho deciso di affittare la mia fronte su eBay. La mia non è certo un’idea nuova, infatti già altre persone hanno tentato di raccimolare qualche doblone in questo modo, ma non so se qualcuno ci sia mai riuscito. Non ho bisogno di denaro, ma non ho nemmeno bisogno di una fronte scevra dalla réclame. Spero che qualcuno mi prenda sul serio e mi offra del denaro per pubblicizzare la propria attività commerciale. Utilizzerò un adesivo o un tatuaggio non permanente per adempiere al servizio che ho messo all’asta qualche ora fa. Riproporrò la mia fronte nel caso non riceva offerte. Eseguirò uno screenshot della pagina per conservare questa iniziativa e in futuro modificherò il link presente in questo post affinché il ricordo della mia offerta non scompaia dopo il termine dell’asta. Penso che l’utilizzo del corpo umano come piattafaforma pubblicitaria non sia altro che la naturale evoluzione della costante esposizione dei marchi che si trovano sopra i capi di abbigliamento e che ogni giorno ricoprono le carni della popolazione terrestre. Per me si è fatto tardi. Mi auguro che il mio risveglio sia accompagnato da una notizia piacevole.
Una lettera da una guerra del futuro
Pubblicato mercoledì 30 Agosto 2006 alle 17:00 da FrancescoAmore, qui alla base le cose non vanno bene. Ogni giorno il tenente mi porta un carico di orfani e io sono costretto ad anestetizzare questi bambini per impiantare degli ordigni nei loro ventri. Piccola, non devi parlarne con nessuno. Mi sto confidando con te perché non ce la faccio più a sopportare il peso di questa atrocità. Sono costretto a creare bombe con la vita dei bimbi. Dopo l’operazione per l’innesto dell’ordigno ogni bambino trascorre due giorni di degenza e poi viene preso in consegna da un ufficiale che lo colloca temporaneamente in una struttura adibita al raccoglimento dei bambini bomba pronti per essere utilizzati. I piccoli innocenti mi ricordano nostra figlia e anche per questo motivo la notte faccio fatica ad addormentarmi. Alla vigilia della partenza per il fronte i bambini non ricevono da mangiare in modo che credano più facilmente alle menzogne degli ufficiali. Amore mio, ecco cosa succede quando quel carico d’infanzia raggiunge il campo di battaglia: i militari dicono ai bambini di andare da soli verso gli avamposti nemici che vengono spacciati per ostelli della gioventù pieni di cibo e di letti caldi. Un gruppo di ufficiali segue i movimenti dei piccoli grazie a un radar che capta i segnali degli ordigni impiantati nei ventri dei bimbi e alla prima occasione detona i corpi degli orfani per dilaniare i soldati nemici. Meredith, sono un chirurgo, io dovrei salvare delle vite e non fabbricare morte radiocomandata. Spero di tornare presto a casa per abbracciare te e Claire, e per lasciarmi alle spalle questa guerra combattuta da demoni che non si fermano di fronte a nulla. Ho paura, piango ogni volta che posso e solo la tua foto riesce a strapparmi dalla pazzia di questi giorni maledetti.
È una giornata pacifica cullata dagli schiamazzi eufonici del creato. Un giorno qualunque descritto dal mio solito mood in una dimensione qualunque. Atomi di serenità attraversano le mie vie respiratorie e innumerevoli espressioni di piacere si avvicendano sul mio viso. Mi basta un po’ d’acqua zuccherata per cancellare le macchie di pece che ogni tanto si affacciano sulla mia esistenza. Non uso i liquori per contrastare i livori, ma possiedo molte bevande ad alta gradazione alcolica che servo senza chiedere compenso a chi vuole perdere temporaneamente la lucidità per disinfettare le proprie pene. La percezione cristallina della realtà è la struttura portante del mio stato di requie e quando occorre deglutisco piccole quantità di glucosio per ripararla. Mi piace il presente. Blocco le aspettative che si introducono clandestinamente nella mia interiorità e le rimpatrio sopra aerei di carta sospinti da correnti ascensionali. Voglio fare un salto nel passato e stendermi sopra una nube per assistere alla repressione di piazza Tiananmen dalla galleria del teatro celeste. Voglio diventare invisibile e correre lungo le strade vuote di Pyongyang senza che le lunghe mani del regime nordcoreano possano bloccarmi. Desidero violare i luoghi di culto con la mia presenza impercettibile. Sono prigioniero del mio arbitrio sulla carta, ma di fatto le mie catene eteree si adattano alla lunghezza dei miei movimenti.
Non seguo più il calcio come un tempo, ma durante l’ultimo mondiale mi hanno colpito le gesta di Franck Ribery, un centrocampista offensivo nato in Francia nel 1983. È soprannominato “Scarface” a causa dello sfregio sul volto che si è procurato da piccolo in un incidente automobilistico con i suoi genitori. Ribery è il mio giocatore preferito in attività grazie alla sua grande tecnica, al suo carisma e al suo temperamento forte. Non pensavo di essere in grado di provare così tanta stima per un mio coetaneo.
In questi ultimi giorni le mie orecchie sono state intrattenute da Same Cooke, Otis Redding, Michael McDonald, The Drifters, Pete Rock e da alcuni pezzi doo-wop, in particolare “I’m So Young” dei Students. Qualche notte fa ho visto “Welfare”, un documentario agrodolce in bianco e nero del 1975 sul sistema di assistenza e previdenza sociale statunitense. Il film mette in evidenza le contraddizioni del welfare state e documenta la disillusione degli indigenti, le parole irrazionali di persone affette da problemi psichici, la frustrazione delle istituzioni e di chi alle istituzioni si rivolge, il caos degli uffici e le traversie burocratiche. “Welfare” è un film di Frederick Wiseman, già regista di un documentario analogo, ovvero “Near Death”, anch’esso trasmesso da Fuori Orario all’inizio di agosto e di cui ho accennato qualcosa in passato. Non mi intendo di regia, ma al mio gusto naif sono piaciute le inquadrature asettiche di Wiseman. Ho alcune pellicole che mi attendono, ma in questo periodo mi limito a guardare le puntate delle ultime tre stagioni di South Park. Ho scoperto di apprezzare i documentari incentrati sulle problematiche sociali e penso che inizierò a cercarne di nuovi. Per adesso ho visto “Near Death” e “Welfare” di Wiseman, “Super Size Me” di Morgan Spurlock, “Bowling For Columbine” di Michael Moore e “Anam Il Senzanome” (l’ultima intervista a Tiziano Terzani) di Mario Zanot.
Ci sono ventidue specchi e ognuno di essi riflette un anno della mia vita. Qualche volta durante la notte mi alzo per cercare qualcosa da mangiare e quando ho voglia di un po’ di avventura evito di accendere le luci della cucina. Sono bravo a camminare nel buio e la custode della notte lo sa. Certe volte sto da solo e altre volte sto per i fatti miei, non c’è molta differenza tra le due condizioni così come la vita non presenta molte diversità dalla morte per chi smette di respirare prima di aprire gli occhi. Faccio incetta di parole e le apparecchio su un tavolo di vetro con la stessa armonia caotica dell’attività psichica che sovrasta le pareti rocciose del mio cerebro. Non ho nulla da scrivere e tento di scriverlo nel modo più semplice. Le rotte che permettono di collidere con due guance complementari non sono in vendita e chi le mercanteggia non è altro che un manigoldo della peggiore risma. Persone comuni si fingono maestri di vita, persone apparentemnente sopra la media sfoggiano falsa modestia e io spesso mi trovo a lanciare sassi contro questa polarità del cazzo per evitare che mi corrompa. Il mio cranio è un grande bazar, ma al suo interno non si trova nemmeno un progetto o un’aspirazione. In questo periodo non anelo a nulla e questa mancanza di brama non è altro che un retaggio costante. Deep night nella stanza degli specchi. Mi vedo un po’ invecchiato e allo stesso tempo nel pieno della fioritura. Mi permetto di pisciare su questa antitesi.
Sono un fan della DEA, ovvero l’ente statunitense che lotta contro la droga. Spesso visito il sito ufficiale e mi diverto a guardare le schede dei fuggitivi. Manuel Felipe Salazar-Espinosa, soprannominato “Hoover”, è stato estradato recentemente dalla Colombia ed è finito nelle mani della DEA a causa del suo traffico internazionale di droga il cui valore è stato quantificato in più di cento milioni di dollari. Tra i fuggitivi figurano per lo più persone ispaniche e questo particolare mi ha colpito un po’ perché ho sempre creduto che il legame tra una parte della comunità ispanica e il traffico di droga fosse solo un luogo comune enfatizzato dai film, dai libri e dai videogiochi. Mi ha colpito la storia di Richard Fass, un agente speciale della DEA che è stato ucciso mentre agiva sotto copertura per acquistare una grande quantità di droga con cui incastrare i trafficanti di turno. Vasquez-Mendoza, coinvolto nella morte dell’agente Fass, è stato arrestato a luglio dalle autorità messicane e trascorrerà il resto della sua vita (o buona parte di esso) in una prigione statunitense. Per me Marysol Zapata è la femme fatale più avvenente tra quelle esposte dalla DEA e le conferisco lo scettro di reginetta dei narcotici. Mi piacerebbe smantellare un traffico di droga da solo. No, non sono un cittadino modello, ho semplicemente visto troppe puntate di Miami Vice (e non vedo l’ora di guardare nuovamente le repliche di tutte le stagioni).
Ho alcune escoriazioni sul piede sinistro, un taglio sul gomito destro e un taglio sulla caviglia sinistra, un lieve mal di testa e un’afta enorme sul labbro inferiore. Il ginocchio sinistro continua a darmi qualche fastidio, ma mi sembra che si stia riprendendo. Nonostante le mie condizioni fisiche non siano ottimali, mi sento bene. Dovrei chiamare un’autoscuola per usufruire degli ultimi mesi del mio secondo foglio rosa, ma per adesso non ho voglia di annoiarmi con la patente. Probabilmente lascerò scadere il foglio rosa e rifarò tutto l’iter quando avrò voglia. Mi ha colpito la storia della ragazzina (oggi diciottenne) sequestrata per otto anni da un tecnico elettronico. Mi piacerebbe avere un assaggio delle riflessioni che hanno accompagnato questa giovane austriaca per quasi due lustri di prigionia. Il club dei pianeti del sistema solare è diventato molto selettivo, infatti Plutone non ne fa più parte ed è stato bollato dagli astronomi come “nano”. Già vedo le croci rosse sullo schema del sistema solare per correggere i libri di scienza delle medie che spesso vengono tramandati di studente in studente per permettere alle famiglie di risparmiare. Sono contento perché tra meno di due ore mia madre mi porterà due scatole di cereali e cento grammi di cioccolata bianca. Ho appena letto una notizia dell’ultima ora: a quanto pare è stato evacuato un aereo a Dublino. A volte mi sembra che le misure di sicurezza sfocino nella pantofobia. Credo che il terrorismo abbia ottenuto una piccola vittoria durante questi anni, infatti è riuscito a mutare il modus operandi degli aereoporti e ha portato l’Occidente a riflettere sul ridimensionamento della libertà individuale a favore della sicurezza collettiva.
Non sono uscito di casa alle cinque di mattina come programmato, ma alle sei e mezzo. Ho raggiunto Porto Ercole a piedi e ho impiegato qualche minuto per trovare la spiaggia de “Le Viste”. Sono sceso lungo una stradina stretta dalla quale ho scorto i primi scogli. Poco dopo ho gettato a terra la maglietta, le calze e le scarpe e sono entrato in acqua. Ho incontrato un anziano a mollo e ho scambiato alcune parole con lui. L’acqua non era fredda, però il mare era un po’ mosso. Ho alternato momenti di bracciate con momenti più quieti durante i quali ho nuotato solo con le gambe (che sono la parte più sviluppata del mio corpo). Ho avuto un po’ di paura quando ho iniziato a essere lontano dalla riva, ma non ci ho pensato più di tanto e ho continuato a muovermi meccanicamente. Appena ho raggiunto l’isolotto mi sono riposato per alcuni minuti e poi ho tentato di avvicinarmi alla bandiera che si trova sulla vetta, ma non mi sono azzardato ad avventurarmi in mezzo ai cespugli senza un paio di scarpe. Sono rimasto un po’ sulla parte sinistra dell’isolotto (intendo alla sinistra del punto di vista della spiaggia de “Le Viste”) e ho aspettato senza fortuna che il cielo si schiarisse. Dopo circa mezz’ora mi sono gettato nuovamente in acqua e sulla via del ritorno mi sono spaventato. Mi sono impaurito quando ho visto in lontananza la prora di un tender dirgersi verso di me, ma per fortuna si trattava di un mezzo della Guardia Costiera. Poco prima, un tipo su un tender più piccolo mi aveva detto a gran voce: “Passano le barche, ti serve il pallone!”. In effetti una boa mi avrebbe fatto comodo. Quando sono tornato sulla spiaggia ho ricevuto il plauso di tre bagnanti e ne sono stato felice. Questi signori hanno apprezzato che io non mi sia avvalso delle pinne per affrontare il mare lontano dalla bonaccia. Mi sono intrattenuto con questa piccola comitiva per alcuni minuti, poi mi sono rivestito e ho iniziato a incamminarmi verso casa. Una volta giunto alla mia magione ho bevuto quasi un litro di Gatorade, ho mangiato due gelati e mi sono fatto una doccia. Alla fine mi sono messo davanti al PC e ho scritto questo breve resoconto. Nella foto non si vede, ma in cima all’isolotto si trova una bandiera. Ho sgozzato la mia paura dell’acqua alta con una nuotata in solitaria. Sono fiero di me stesso e mi sento esaltato come un kamikaze. Il mio narcisismo ringrazia la mia imprudenza. Tra poco mi alzerò e andrò a buttarmi sul letto. Non scriverò una riga fino a dopodomani. Now I need relax.
Una volta ho puntato un coltello da cucina contro il mio presunto padre, ma quest’ultimo ha avuto tanto coraggio da disarmarmi e da omaggiarmi con uno schiaffo mentre mia madre piangeva e temeva che io sporcassi la mia fedina penale. Per me è stata una scena molto divertente e ogni volta che ci penso rido di gusto per qualche minuto. Lo so, non si ride di certi accadimenti e non ci sono più le mezze stagioni. Non sono mai stato un tipo violento, non ho mai scambiato né un gancio né un uppercut con chicchessia, e recentemente ho rinunciato al mio esame di guida per evitare di premere il mio palmo contro il naso del mio ex istruttore. Nonostante ciò penso che qualche ematoma faccia bene. Non raggiungo il metro e settanta, la mia stazza non è enorme, ma credo che mi farebbe bene colpire qualcuno ed essere colpito. Non mi piace “Fight Club” e questa elucubrazione mattutina non nasce da quel film di merda, ma dall’osservazione dei comportamenti di alcuni dei miei simili. Alcuni soggetti sono portatori sani di tensione e per costoro potrebbe essere utile incontrarsi in un parcheggio e pestarsi evitando di incorrere in un omicidio preterintenzionale. Credo che pretendere di eliminare i caratteri violenti dalla popolazione umana sia un’utopia, perciò penso che la violenza debba manifestarsi in modo tale da non risultare eccessivamente nociva. Non vedo l’utilità di piantare un serramanico nella pancia di un ragazzo reo di aver fatto qualche avance alla ragazza di qualcun altro o di aver urtato il “duro” della serata. Sono un fan delle faide tra ignoranti, ma penso che occorra essere dei coglioni al cubo per farsi anni di carcere per qualche parola pronunciata da un mezzo ubriaco o per un gesto involontario perpetrato da un tizio disattento. Adoro la stupidità dei tamarri e la preferisco a quella dei rivoluzionari della domenica che tentano di lanciare estintori contro le camionette dei carabinieri.