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Il giusto tributo

Pubblicato martedì 28 Febbraio 2012 alle 09:48 da Francesco

Nei momenti in cui compio gli ultimi sforzi per risalire la china non mi affido alla letteratura, non mi perdo nella filosofia della natura di Schelling, bensì ascolto i Manowar perché mi amplificano l’esaltazione. Per quanto gli eventi e la mia stupidità possano offuscarmi, alla fine riesco sempre a ritrovare me stesso ed è immancabilmente un grande piacere. Nessuno nel passato, nessuno nel presente, nessuno di fianco, ma tanto amor proprio con le porte della mente spalancate.
Vivo per i periodi in cui posso celebrare il superamento dei tempi bui. Le prove alle quali il caso mi chiama sono poca cosa rispetto a quelle che devono fronteggiare persone meno esperte alle prese con difficoltà davvero gargantuesche, ma posso vantarmi di rispondere all’appello e non è cosa da tutti. È vero, continuo a calpestare le stesse strade, a sudare sui medesimi percorsi, a leggere e scrivere senza che le parole oltrepassino loro stesse, però mi sento vivo e commosso. La crudeltà della natura nasconde una dolcezza infinta. Voglio protrarre questa sensazione che finalmente ha preso a rifiorire in me, come una pianta rampicante diretta alla ghiandola pineale. Le nuvole si diradano e io non sono il tipo da rimpiangerle. La lotta è stupenda. Forse cadrò di nuovo, forse mai più: l’importante è il presente, nell’accezione più fulminante e istantanea del termine. Non mi preme crogiolarmi nella vanagloria di farcela da solo, di custodire l’indipendenza emotiva ad libitum, però mi sento magnificato dalla consapevolezza di disporne, dalla certezza d’annoverare entrambe nelle mie corde.

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