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Considerazioni personali sul lavoro e lo studio

Pubblicato sabato 9 Agosto 2008 alle 22:29 da Francesco

La mia carriera scolastica è terminata con il conseguimento del diploma. Dopo la maturità non ho avuto l’integrità testicolare per sopportare un altro quinquennio di lezioni. È facile paragonare il sistema scolastico dell’Italia a una fogna di Calcutta, ma ci sono anche dei docenti che lavorano con una serietà eroica e sono certo che ne avrei incontrato qualcuno se avessi frequentato un ateneo. Talvolta ho l’impressione che per certi individui la laurea sia uno status symbol come può esserlo una Lamborghini per i loro coetanei più materialisti. Non c’è una facoltà universitaria che mi attiri e preferirei soggiornare sotto i ponti piuttosto che transitare nuovamente lungo un percorso di studi. A scuola non ho mai ricevuto grandi voti e la mia capacità di apprendimento era tutt’altro che stupefacente, ma penso che anche la pigrizia sia stata una causa del mio scarso rendimento. Non mi è mai interessato acquisire nozioni che fossero funzionali per un impiego futuro e un domani sarò ben lieto di lavare i piatti di coloro che hanno compiuto una scelta diversa dalla mia. Non sono adatto ai lavori cervellotici e come ho già scritto in passato mi piacerebbe scaricare i camion o fare qualcosa di simile per unire il diletto dell’attività fisica all’utilità di una retribuzione. Ho lavorato per un’estate con un amico di famiglia. Il tizio in questione aveva una discoteca e la mattina io e un mio conoscente lo aiutavamo a sistemare la parte esterna del locale. Mi piaceva pulire in terra, spostare le cose e raccattare le foglie. All’epoca ero un ragazzino indisciplinato di sedici anni e mia madre mi aveva trovato quel lavoro per farmi passare l’idea di abbandonare la scuola, ma quel deterrente alla fine si è rivelato uno stimolo. Ho abbastanza umiltà per essere il sottoposto di qualcuno più giovane di me e non pretendo nulla che si trovi al di là delle mie capacità. Non posso sapere come sarà il mio futuro e non ho voglia di interpellare un veggente televisivo per avvantaggiarmi sul tempo, ma non ho nulla di cui temere e anche se non so cosa fare nella vita so che questo interrogativo non mi turba affatto. In realtà queste righe un po’ ironiche e un po’ intimiste sono una scusa per appuntare le gesta di uno studente russo che stimo dal profondo del cuore: costui è grandioso. Semplicemente grandioso.

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