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Amandomi

Pubblicato martedì 14 Febbraio 2012 alle 10:31 da Francesco

Qualche volta fatico a credere alle coincidenze, però finisco sempre per considerarle tali, senza mai ricamarci sopra: non sono bravo nei lavori all’uncinetto. Dopo tanti anni dalle mie parti ha nevicato e io ho interpretato quella roba bianca come manna dal cielo, difatti ne ho approfittato per correrci sopra e l’ho fatto per diciotto chilometri. Le condizioni avverse mi hanno permesso di risvegliare un orgoglio primigenio e mi sono esaltato a solcare la neve come se fossi rimasto l’ultimo uomo sulle calotte polari.
Se non mi fossi confrontato con il freddo e col terreno pesante non avrei potuto trovare altrove un nutrimento altrettanto efficace per la mia autostima in questi tempi di carestia e tribolazione. Forse un giorno per mettermi alla prova mi cimenterò in uno sforzo che mi sarà fatale e allora di me non resterà nulla. Alcune volte ho l’impressione che dietro la mia attività fisica in realtà ci sia l’inseguimento di una morte prematura, la ricerca dell’infarto perfetto, il raggiungimento di una congestione principesca. Forse sono guidato da un desiderio inconscio di autodistruzione che mi spinge a cercare un modo accettabile di crepare dietro apparenze edificanti, salutari e meritorie. Tutto ciò è mera speculazione! Io sono vivo, lucido, giovane e forte. È vero, sono sprovvisto di legami anche se percepisco delle catene, però abito nel mio tempo e non annego nei piagnistei. Ogni tanto ho la sensazione di adorare questa lotta interiore, come se non cercassi davvero la sua fine. A differenza di quanto avviene nel mondo, i conflitti sono stati propedeutici per me, ma neanche Achille fu immerso completamente nello Stige e dunque è normale che io presenti più di un tallone vulnerabile: d’altronde sono figlio di una mortale, mica di una nereide.
Nel giorno degli innamorati rinnovo l’affetto per me stesso e la promessa di proteggermi. Fosse possibile, mi bacerei. Io sarò con me, qualunque cosa accada, nella buona e nella cattiva sorte.

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Quisquilie variegate

Pubblicato domenica 14 Febbraio 2010 alle 20:04 da Francesco

Ogni anno il giorno di san Valentino viene deriso e vituperato con impropri d’ogni genere, ma io trovo che sia una ricorrenza simpatica e allo stesso tempo non nego le implicazioni commerciali che puntualmente porta con sé. Se avessi mai avuto una ragazza non credo che le avrei regalato cioccolatini o cuscini cuoriformi, però le avrei impacchettato qualche presente ironico per evitare un atteggiamento troppo mieloso e stucchevole. Immagino che io per festeggiare questo giorno dovrei immergere la mano sinistra in un barattolo di Nutella e spararmi una sega, ma oggi non ho proprio intenzione d’imbrattarmi le dita. Questa festa scanzonata concede a molte persone celibi e nubili di rivangare l’amarezza e il risentimento per il loro stato civile, ma non riesco ad accodarmi neanche a costoro e tutt’al più mi fanno sorridere in modo genuino gli atteggiamenti da bambini capricciosi che scaturiscono dalla frustrazione sentimentale. Ho trascorso la domenica a correre e scrivere, ma ho anche sistemato un po’ la casa e ho centrifugato le mie magliette nere. Da un paio d’anni a questa parte mi sono rivelato all’altezza di una massaia e la gestione delle faccende domestiche ne ha tratto beneficio. Ho creato una nuova playlist per le mie sessioni di running e l’appunterò qua sopra nei prossimi giorni per dare uno spunto a tutti coloro che cercano continuamente un po’ di musica con cui agevolare i propri sforzi fisici. Ultimamente ho visto qualche film che mi è piaciuto e ne ho rivisto qualcheduno altrettanto piacevole che mi accompagnava nottetempo quando ancora avevo l’età per infrangere il divieto di visione ai minori. Ogni sera ho una sfida con i fornelli per riuscire a cucinare qualcosa che non risulti freddo dentro e bruciato fuori. Tutto sommato non mi lamento dei pasti che mi preparo, anche se ogni tanto vorrei cimentarmi in qualcosa di più complesso. Mi manca il cibo giapponese e mi rendo conto come sia bizzarro questo fatto per un italiano, ma non ho mai mangiato qualcosa di più appagante del nikuman e mio malgrado non sono ancora capace di farne uno: a Tokyo mi bastavano centocinque yen per deliziarmi palato.

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