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Loreena McKennitt – The Mummer’s Dance

Pubblicato lunedì 14 Luglio 2008 alle 06:33 da Francesco

C’è un disco che mi accompagna da undici anni: “The Book of Secrets” di Loreena McKennitt. Incominciai ad ascoltarlo quando la mia cultura musicale si basava unicamente sui singoli pop che MTV trasmetteva fino allo sfinimento e di conseguenza quelle sonorità celtiche mi sembrarono tanto rare quanto diverse dalle cose che udivo abitualmente in televisione. Dopo un po’ di tempo l’avvento di Napster fomentò la mia curiosità e mi permise di gettare le basi per costruire le mie preferenze musicali, tuttavia “The Book of Secrets” continuò a girare nel mio lettore CD e paradossalmente fu la colonna sonora delle letture attraverso cui raccolsi le informazioni basilari per muovere i primi passi nell’hard rock e nell’heavy metal. Ancor oggi ascolto con piacere alcune parti della discografia di Loreena McKennitt e in particolare l’album in questione, ma non temo che la ripetizione di quest’ultimo possa combaciare con la noia e sono certo che il mio modo di recepirlo resterà identico per tutta la mia vita. Credo ancora che sotto l’orecchiabilità di “The Book of Secrets” vi sia qualcosa di iniziatico, ma forse dovrei adottare questo termine per descrivere “G.I. Gurdjieff: Sacred Hymns” di Keith Jarrett. In ogni caso mi sento fortunato poiché sono stato segnato da un disco piacevole che apparteneva a mio padre e sono scampato per miracolo alle influenze nefaste di una fetta malsana della musica leggera. Devo molto a “The Book of Secrets” e ogni tanto sfoglio le pagine del suo booklet per sentirne l’odore, ma faccio altrettanto con altri dischi che hanno caratterizzato alcune fasi della mia giovane esistenza e al contempo non arresto la ricerca continua che mi permette di appagare il mio udito con sonorità eterogenee.

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File sharing

Pubblicato sabato 12 Aprile 2008 alle 17:25 da Francesco

Nove anni fa osservavo con stupore l’interfaccia di Napster e già allora ritenevo che il CD fosse destinato a creare un mercato di collezionisti sulla falsariga di quanto era già successo per il vinile. Ormai credo che il CD sia obsoleto, tuttavia cerco di acquistare i dischi che apprezzo maggiormente ogniqualvolta le mie finanze me lo consentano. Senza l’ausilio di Internet la mia cultura musicale avrebbe avuto un volume minore e di conseguenza avrei investito quote inferiori di soldi e di tempo per apprezzare questa forma d’arte. Non sono un fautore del download selvaggio e anche nel peer-to-peer le mie scelte sono oculate. La grande mole di materiale che è a disposizione degli internauti può essere dispersiva per taluni, infatti mi chiedo che senso abbia oberare un disco fisso con un terabyte di dati che difficilmente potranno essere consultati. Mi sembra che il download talvolta perda la sua utilità materiale e diventi un aiuto psicologico con il quale certi utenti raggiungono il piacere del possesso, tuttavia sono felice che la pirateria aiuti a divulgare la cultura e non riesco a considerarla un reato mentre credo che vada stigmatizzato fortemente il dispotismo dell’industria dell’intrattenimento. Nell’ultimo album dei Prophilax, “Coito Ergo Sum”, è presente una traccia che s’intitola “Me Scarico Tutto” nella quale il gruppo capitolino affronta con la sua impronta inconfondibile il tema che ho preso in esame quest’oggi e data l’imminenza delle elezioni non posso fare a meno di citare un altro pezzo che si trova sul disco succitato: “Altri Cazzi, Stessi Culi”. Penso che esistano argomenti più importanti sui quali spendere qualche parola, ma dato che questo blog ha uno scopo prevalentemente introspettivo lascio ad altri l’onere di salvare il mondo tra un post e l’altro. Concludo questo breve scritto con una foto dei miei ultimi acquisti musicali.

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