12
Feb

Secondo natura

Pubblicato giovedì 12 Febbraio 2015 alle 14:31 da Francesco

È una stupenda giornata di febbraio. Ho la sensazione che la primavera si aggiri in incognito ed è come se qualcosa nell’aria trami per rendermi felice. C’è un sensazione piacevole da cui sono pervaso e ho il sospetto che sia destinata a crescere: io comunque me lo auguro di cuore.
Alcuni strascichi interiori sono in piena evanescenza, ma immagino che ci voglia ancora un po’ di tempo affinché la loro estinzione sia completa. La mancanza di un attracco sicuro per me non si fa sentire quando il mare è piatto o, per saltare fuori dall’allegoria come se fossi un pesce fuor d’acqua, certi stati d’animo non hanno presa su di me quando la mia esistenza si snoda in una certa linearità. Non ho il controllo completo degli eventi e non posso darmi un buffetto la cuore per risolvere magicamente certe cose come se fossi Fonzie alle prese con un jukebox, però mi è dato di cogliere il momento giusto per accompagnare cambiamenti spontanei: kairos!
Conosco a menadito i miei desideri coscienti, i loro limiti forse invalicabili e gli argini con i quali prevenirne le esondazioni: non affogo né navigo su fondali troppi bassi e di tanto in tanto vedo qualche cadavere che il fiume trascina chissà dove.
Quest’oggi è il soul di Charles Bradley che mi accompagna in faccende trascurabili, di cui forse rimarrà soltanto una flebile traccia nei dettagli secondari di qualche sogno da interpretare.

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13
Set

Cose semplici

Pubblicato sabato 13 Settembre 2014 alle 08:05 da Francesco

Sto ancora elaborando il lutto, però mi sento vicino a quella che una psichiatra svizzera definì la quinta fase di tale processo, ovvero l’accettazione.
In questo frangente uso la scrittura come se fosse uno strumento diagnostico e attraverso gli errori di battitura (abbondanti come nel caso dell’appunto precedente al quale ho poi apportato le dovute correzioni) mi accorgo di quanto intensi e frequenti siano i cali della mia attenzione. Purtroppo non riesco a concentrarmi quanto vorrei e così affronto gli impegni quotidiani come se fossi un automa, tuttavia non intendo continuare a vivere così oltre il tempo necessario per il pieno recupero delle mie forze e aspetto il momento del riscatto: kairos, per gli antichi greci, per i classicisti o per chiunque voglia darsi un tono.
Sono spaventevoli le oscillazioni alle quali è esposto lo stato d’animo, però mi reputo fortunato rispetto ad altri individui perché almeno io riesco a spiegarmene le cause e gli effetti. Dopo tanti anni sono ancora accanto a me stesso, ma non voglio bastarmi né imbastardirmi. Chissà quali saranno i prossimi segnali di vita sulla mia lunghezza d’onda; intanto sopravvivo, così, giusto per gradire…

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11
Mag

Ribadire

Pubblicato domenica 11 Maggio 2014 alle 13:43 da Francesco

Alcune delle cose più importanti restano ascose (cioè nascoste) perché talvolta non è possibile dirle in un modo che ne salvaguardi la portata emotiva. Certe parole mi sembrano destinate al deterioramento semantico, perciò trovo che il tempismo del loro impiego sia importante quanto il messaggio di cui si fanno portatrici. Accidenti, quanta prosopopea per descrivere ciò che i greci indicavano con sei lettere appena: kairos.
L’inconscio è un deposito promiscuo e sarebbe bello se certuni potessero visitarlo per cercarci qualcosa di utile come in una discarica a cielo aperto; se ne fosse vietato l’ingresso agli estranei allora non potrebbe entrarci neanche il proprietario, tuttavia immagino che spesso sia già così. Mi pare difficile stabilire contatti che meritino di essere stabiliti e trovo altresì arduo rinsaldarne di pregressi. Mi domando se esista davvero un metodo che aiuti ad affinare sempre più la capacità di trovarsi nel posto giusto al momento giusto: non mi riferisco né alla fortuna né ad alterazioni del suo proverbiale bendaggio. Conosco la legge dell’ottava, però non la prendo in considerazione perché non ho l’indole adatta. Alla soglia dei trent’anni mi sento in un perfetto equilibrio tra due opposte sensazioni. So che una parte di me (forse una delle migliori) non è ancora emersa perché non sa dove rifrangersi, ma allo stesso tempo so che faccio bene a non compiere forzature in tal senso: ogni cosa deve essere naturale oppure non dev’essere affatto. La mia resistenza è tutta in questa consapevolezza, la quale può essere considerata un dono (ancorché meritato) o una condanna a seconda dei punti di vista, qualunque sia il tipo di cecità.

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