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Ancora una volta da Orbetello a Montepulciano

Pubblicato venerdì 1 Giugno 2012 alle 01:32 da Francesco

Lunedì, venti all’una, ho messo uno zaino sulle spalle, sono montato in bicicletta e ho pedalato per quasi nove ore fino a Montepulciano, in provincia di Siena. Ho compiuto brevi soste per mangiare, bere e pisciare. Già altre due volte avevo guadagnato la meta poliziana con itinerari diversi e anche in quest’ultima occasione ho affrontato un percorso differente dai precedenti.
Da Orbetello ho raggiunto Pitigliano e là ho fatto la prima delle quattro soste. Ho proseguito per Sorano e poi verso San Quirico. Superato Casone, alla mia destra ho notato un cartello stradale che segnalava la fine della Toscana e ho compreso che a Sorano avrei dovuto seguire la strada per Castell’Azzara invece di allungare verso Acquapendente, ma oltre alla bestemmie di rito mi sono concesso un autoscatto per immortalare cotanta coglioneria. Per raggiungere la Cassia ho attraversato l’Onanese, ovvero la strada provinciale che porta a Onano e mi sono chiesto se sia stato soltanto un caso: ogni riferimento biblico è tutt’altro che casuale.
 

Una volta raggiunta Acquapendente ho seguito la Cassia e ho cominciato ad accusare parecchia fatica nonostante avessi ancora da coprire sessanta dei centocinquanta chilometri. Il continuo saliscendi ha messo alla prova i miei nervi, tuttavia sapevo cosa mi aspettava poiché avevo già affrontato la strada per Chianciano. Sono arrivato a destinazione poco dopo le nove di sera e ho fatto un pasto abbondante per il quale ringrazio chi mi ha ospitato per i tre giorni seguenti. L’indomani ho camminato per alcuni chilometri e il giorno successivo ho ripreso la bicicletta per raggiungere Cortona: una cinquantina di chilometri tra andata e ritorno. Infine sono rincasato a bordo di un mezzo meccanico a quattro ruote.
Sono tornato sui pedali da circa tre mesi e ho abbandonato la mountain bike per una bicicletta da ciclocross, più leggera e più adatta alle mie esigenze. Sono rimasto abbastanza soddisfatto della mia prestazione benché non sia stata nulla di trascendentale. Io rapporto gli sforzi alle capacità personali e mi diverto a cimentarmi nelle sfide a singolar tenzone che di tanto in tanto oso lanciare a me stesso. Mi ricamo su misura dei momenti di esaltazione che un dì potrebbero procurarmi dei punti di sutura o un infarto perfetto, ma cerco di passare la notte con quello che ho e dell’alba forse non m’interessa granché. Lo sforzo solitario e il contatto con la natura sono gli strumenti migliori che conosca per dilatare la vena più clemente dell’esistenza ed è un vero peccato che non possa ricorrervi sotto la promessa di una dissoluzione sublime.

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Nov

Da Orbetello a Montepulciano

Pubblicato mercoledì 14 Novembre 2007 alle 04:32 da Francesco

Domenica ho atteso che il cielo appendesse i suoi chiarori aurorali prima di montare sulla mia bicicletta per dirigermi alla volta dei colori senesi. Mi sono armato di pazienza, ho fatto il pieno di determinazione e infine mi sono messo uno zaino sulle spalle per avere a portata di mano cibo e vestiario. All’inizio ho pedalato lentamente e ho attraversato un pezzo dell’Aurelia fino a quando non sono giunto alla deviazione nei pressi de “La Parrina”. Mi sono lasciato alle spalle Magliano, poi Pereta e Scansano: mi ero già avventurato in queste luoghi poiché in passato ho affrontato per due volte la Scansanese da Grosseto a Orbetello. Dopo Scansano ho proseguito verso Roccalbegna e prima di attraversarla ho effettuato una delle quattro soste con cui ho gestito la fatica. Mi sono fermato un quarto d’ora e ho mangiato su esplicita richiesta del mio stomaco: biscotti, marmellata e un succo di frutta. Sono ripartito un po’ infreddolito, ma ho impiegato poco per riscaldarmi nuovamente. Ho affrontato parecchie salite, ma per fortuna qualche discesa occasionale ha addolcito il mio percorso. Gli scenari che ho visto sono di una bellezza inesplicabile, perciò non intendo spendere troppe parole sull’incanto novembrino che avvolge l’entroterra toscano. All’altezza di Arcidosso ho iniziato ad accusare la fatica e ho cercato di non pensare per pedalare meccanicamente. Nel corso di questi centoquarantadue chilometri ho avuto la dimostrazione che l’affaticamento parte dalla mente, ma se quest’ultima può essere chetata allora il fisico è in grado di espandere la sua capacità di sopportare gli sforzi. Durante questa avventura ho chiesto qualche indicazione a dei passanti solitari e nella loro voce ho captato il tono della genuinità che si sviluppa soltanto quando si incrociano certi fattori ambientali. Dopo Arcidosso ho proseguito per Castel Del Piano e poi per Vivo D’Orcia prima di immettermi sulla Cassia. Ho seguito la strada che porta a Chianciano e poi ho percorso un breve tratto sterrato prima di entrare a Montepulciano, ma alla fine sono arrivato alla mia ultima destinazione: Gracciano. Ho concluso il mio viaggio alle quindici e quarantasei. Ho pedalato otto ore, ho effettuato quattro soste per un totale di sessanta minuti (arrotondamento per eccesso) e ho percorso centoquarantadue chilometri tra la provincia di Grosseto e quella di Siena. Sono soddisfatto di me stesso e non intendo spingermi oltre. A Gracciano ho trovato ospitalità da un’amica di mia madre e l’indomani sono tornato a Orbetello in auto con la mia genitrice, ma prima di partire ho trovato persino il tempo di vangare un piccolo orto e di sistemare un computer portatile come pagamento scherzoso per il vitto e l’alloggio che ho ricevuto. Sono vivo nel senso più inscrutabile del termine e il mio tragitto estenuante mi ha rinvigorito.

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