11
Set

Home sweet home

Pubblicato giovedì 11 Settembre 2008 alle 21:32 da Francesco

La mia trasferta a Montepulciano è andata bene, ma ho riportato qualche conseguenza. Sono montato in sella attorno alle 8:45 e sono giunto a destinazione verso le 18:10. Questa volta sono partito da Ansedonia e ho raggiunto Orbetello per immettermi sull’Aurelia, ma ho abbandonato quest’ultima in località “La Parrina” per dirigermi verso Magliano In Toscana e successivamente: Pereta, Scansano, Poggioferro. Ho fatto la prima sosta vicino a un bivio che si trova dopo Murci. Ho proseguito fino a Roccalbegna dove mi sono fermato nuovamente per comprare un po’ di cibo che ho consumato qualche chilometro dopo in uno spiazzo ombreggiato. In seguito ho attraversato diversi comuni e le relative frazioni con qualche pausa di tanto in tanto per bere. Le mie gambe sono entrate in crisi sulla salita di Vivo D’Orcia, ma tra una bestemmia mentale e l’altra sono arrivato fino a Campiglia D’Orcia e da quest’ultima mi sono goduto la lunga discesa che mi ha portato sulla Cassia. Questa volta non sono passato per Chianciano come nella precedente occasione, ma ho affrontato la salita che porta a Pienza e questo tratto per le mie gambe è stato un calvario. Quando ho raggiunto Montepulciano mi sono sentito sollevato e ho terminato il mio itinerario a Gracciano. Un’amica di mia madre e sua figlia mi hanno ospitato per due giorni e oggi ho deciso di tornare a casa, ma ho preso il treno dato che per recuperare le forze necessarie per compiere il percorso inverso sarei dovuto restare un po’ di più in quel paesino dell’entroterra toscano. La mia mountain bike si è comportata egregiamente e mi ha facilitato la vita rispetto alla volta precedente, ma il caldo non mi ha dato tregua. Ho qualche scottatura in testa, sulle braccia e sulle cosce. Prima di partire ho dimenticato di cospargere sul mio corpo una crema protettiva e adesso la mia carne è bicolore: bianco e rosso. Se fossi un tifoso del Grosseto potrei andare allo stadio senza bandiera. Sono soddisfatto di me stesso e seppur di poco ho stabilito il mio nuovo record personale per quanto riguarda la distanza percorsa in mountain bike in un solo giorno. Qualcuno mi ha detto che dovrei usare una bici da corsa, ma io adoro la mountain bike e la uso su percorsi asfaltati per compiere un atto di arroganza nei confronti della fatica. Un amico di mia madre mi ha parlato di una strada alternativa attraverso la quale avrei potuto raggiungere Montepulciano senza passare in prossimità del Monte Amiata; forse la farò in futuro. Probabilmente non ripeterò mai più il percorso amiatino perché mi porta pericolosamente al limite delle mie capacità fisiche. In queste circostanze io ottengo sensazioni estatiche sotto una cascata di endorfina. I pensieri che mi hanno accompagnato, la fatica che ho provato e gli scenari che ho visto sono una parte di me. Io non ho semplicemente pedalato, ma ho inciso nella mia storia personale un altro momento splendido e questo vale più di ogni parola. Sono contento e penso che su queste pagine possa ricominciare il turno del silenzio.

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Nov

Da Orbetello a Montepulciano

Pubblicato mercoledì 14 Novembre 2007 alle 04:32 da Francesco

Domenica ho atteso che il cielo appendesse i suoi chiarori aurorali prima di montare sulla mia bicicletta per dirigermi alla volta dei colori senesi. Mi sono armato di pazienza, ho fatto il pieno di determinazione e infine mi sono messo uno zaino sulle spalle per avere a portata di mano cibo e vestiario. All’inizio ho pedalato lentamente e ho attraversato un pezzo dell’Aurelia fino a quando non sono giunto alla deviazione nei pressi de “La Parrina”. Mi sono lasciato alle spalle Magliano, poi Pereta e Scansano: mi ero già avventurato in queste luoghi poiché in passato ho affrontato per due volte la Scansanese da Grosseto a Orbetello. Dopo Scansano ho proseguito verso Roccalbegna e prima di attraversarla ho effettuato una delle quattro soste con cui ho gestito la fatica. Mi sono fermato un quarto d’ora e ho mangiato su esplicita richiesta del mio stomaco: biscotti, marmellata e un succo di frutta. Sono ripartito un po’ infreddolito, ma ho impiegato poco per riscaldarmi nuovamente. Ho affrontato parecchie salite, ma per fortuna qualche discesa occasionale ha addolcito il mio percorso. Gli scenari che ho visto sono di una bellezza inesplicabile, perciò non intendo spendere troppe parole sull’incanto novembrino che avvolge l’entroterra toscano. All’altezza di Arcidosso ho iniziato ad accusare la fatica e ho cercato di non pensare per pedalare meccanicamente. Nel corso di questi centoquarantadue chilometri ho avuto la dimostrazione che l’affaticamento parte dalla mente, ma se quest’ultima può essere chetata allora il fisico è in grado di espandere la sua capacità di sopportare gli sforzi. Durante questa avventura ho chiesto qualche indicazione a dei passanti solitari e nella loro voce ho captato il tono della genuinità che si sviluppa soltanto quando si incrociano certi fattori ambientali. Dopo Arcidosso ho proseguito per Castel Del Piano e poi per Vivo D’Orcia prima di immettermi sulla Cassia. Ho seguito la strada che porta a Chianciano e poi ho percorso un breve tratto sterrato prima di entrare a Montepulciano, ma alla fine sono arrivato alla mia ultima destinazione: Gracciano. Ho concluso il mio viaggio alle quindici e quarantasei. Ho pedalato otto ore, ho effettuato quattro soste per un totale di sessanta minuti (arrotondamento per eccesso) e ho percorso centoquarantadue chilometri tra la provincia di Grosseto e quella di Siena. Sono soddisfatto di me stesso e non intendo spingermi oltre. A Gracciano ho trovato ospitalità da un’amica di mia madre e l’indomani sono tornato a Orbetello in auto con la mia genitrice, ma prima di partire ho trovato persino il tempo di vangare un piccolo orto e di sistemare un computer portatile come pagamento scherzoso per il vitto e l’alloggio che ho ricevuto. Sono vivo nel senso più inscrutabile del termine e il mio tragitto estenuante mi ha rinvigorito.

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