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Feb

Ucraina: della forma e della sostanza

Pubblicato giovedì 24 Febbraio 2022 alle 21:51 da Francesco

L’inettitudine occidentale, il fallimento della diplomazia e la risibile prospettiva di sanzioni non hanno avuto effetto sulle grandi manovre della Russia, tuttavia credo che le responsabilità del conflitto in corso non siano ascrivibili soltanto a Mosca. Per quanto m’è dato di capire il casus belli è nato… a causa della NATO. Forse devo sostenere il contrario perché vivo in Italia ed è persino nei miei interessi farlo, ma l’onestà intellettuale m’impone di spingere ai limiti le mie capacità di comprensione: per fortuna quanto penso non conta un cazzo.
La Russia esigeva da tempo l’arresto dell’espansione NATO verso Oriente e pare che in tal senso avesse anche ricevuto degli impegni all’indomani del crollo dell’Unione Sovietica, ma poi l’Ucraina nella figura dei suoi alti papaveri ha cominciato ad alimentare ambizioni europeiste e a ventilare la possibilità di aderire all’atlantismo. Alla luce di queste circostanze e dei molteplici avvertimenti lanciati da russi, posso sostenere che l’Occidente a trazione statunitense e il governo ucraino siano del tutto esenti da colpe? Non me la sento, ma può darsi che io sbagli e nel mio ragionamento vi siano delle falle di cui non riesco ad avvedermi.
Ammesso che da un punto di vista formale l’azione russa (o, da cotale prospettiva, la reazione russa) possa avere un fondamento per quanto pretestuoso, basta quest’ultimo a giustificare morte e distruzione? Secondo me no e anche una sola vittima è una catastrofe immane, ma la realtà è più articolata delle descrizioni di cui può essere oggetto giacché al piano umano si sovrappone quello politico e l’irreversibile tragedia dei morti ammazzati finisce per diventare una fredda statistica. A complicare ulteriormente le cose vi è la volontà filorussa di una parte della popolazione ucraina e quindi dividere nettamente il bene dal male diviene opera improba.
Mi chiedo quante vite valga la vocazione europeista di una ex repubblica sovietica e quanto interessi l’entrata del paese nella NATO a qualsiasi babooshka che la mattina si reca a comprare il pane. Quando la cosiddetta democrazia manchi di pragmatismo e si riduca a mera ideologia, riducendosi così a demopazzia, allora finisce per diventare l’oppio dei governanti.
La mia nazione immaginaria uscirebbe dalla NATO qualora ne facesse parte, chiederebbe il cessate il fuoco alla Russia e riconoscerebbe l’errore dell’espansione a est delle forze atlantiche: fantasticare non costa nulla, fare politica estera in un certo modo invece può portare a pagare il più alto dei prezzi.

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15
Ago

E Kabul cadde come corpo morto cade

Pubblicato domenica 15 Agosto 2021 alle 23:23 da Francesco

Seguo la nuova ascesa dei talebani in Afghanistan e per tenermi aggiornato sugli sviluppi raccolgo filmati amatoriali a cui aggiungo delle didascalie imparziali, infine carico i risultati sotto forma di collage riassuntivi sul mio canale YouTube, ordinati in una playlist di conflitti bellici.
In questo modo riesco a procurarmi una visione d’insieme e ad approfondire questioni che, fatta eccezione per certe agenzie di stampa estere tra cui Reuters e Associated Press, sono trattate quasi sempre con un certo ritardo e approssimazione rispetto ai tempi e ai modi di Internet.
Se fossero ancora vivi mi piacerebbe leggere i punti di vista di due miei corregionali, Tiziano Terzani e Oriana Fallaci, ma forse basta sfogliare le pagine di qualche loro vecchio articolo per capire come, in fondo, nulla sia cambiato da allora.
Da quanto ho visto e letto non mi sembra che in Afghanistan vi siano molti individui pronti a immolarsi per la democrazia, a riprova di come quest’ultima probabilmente è stata sostenuta perlopiù da chi l’ha usata come pretesto per ragioni egemoniche ed economiche.
Molteplici filmati in diverse città del paese ritraggono la popolazione autoctona che accoglie entusiasta l’arrivo dei talebani, perciò la rapida ascesa degli insorti implica anche un certo grado di concorso da una parte dei civili.
Le similitudini con la guerra in Vietnam si sprecano, però forse quella afghana ha come aggravante l’illustre precedente del sud est asiatico, il quale con il senno di poi non è servito da monito. Miliardi e miliardi di dollari, eccidi, distruzioni, sindromi da stress post-traumatico e altri cosiddetti “danni collaterali” per nulla. L’occupazione del paese è iniziata con dodici anni di operazione “Enduring Freedom” ed è finita con un talebano, probabilmente sotto l’effetto d’oppio, che danza allegramente in un palazzo governativo.
La democrazia non è un valore universale e pretendere che lo sia, almeno a questo stadio della storia umana, rasenta quello stesso fanatismo contro cui essa si leva, perciò la caduta di Kabul offre anche questa chiave di lettura e ricorda le tante sfaccettature della mia specie.
È difficile sconfiggere chiunque sia disposto a farsi martire per un’idea. Con estrema lucidità e obiettività va dato atto ai talebani di possedere un indomito spirito guerriero, il quale ha avuto la meglio su tutti i propositi più o meno buoni dell’Occidente; Occidente che, secondo me, deve considerare questa sconfitta come foriera di futuri attentati nei suoi confini sempre più aperti e instabili.

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9
Mag

L’abitudine di pagare riscatti

Pubblicato sabato 9 Maggio 2020 alle 20:26 da Francesco

Ho letto una notizia dell’ultima ora che annuncia la liberazione di Silvia Romano, una giovane cooperante che era stata rapita in Kenya nel novembre del 2018.  Immaginavo una simile conclusione poiché l’Italia è adusa al pagamento dei riscatti, ma certi accordi hanno dei tempi tecnici. La ragazza è stata portata in Somalia da quelle simpatiche personcine che si radunano sotto il nome di Al-Shabaab, traducibile come “la gioventù”, un’organizzazione somala che primeggia nel terrorismo islamico e la quale forse s’ispira un po’ a Jack Sparrow, difatti tra le sue molteplici attività è particolarmente nota per la pirateria: in merito a quest’ultima ricordo un simpatico episodio di South Park, precisamente il settimo della tredicesima stagione, intitolato Fatbeard in inglese, Barbagrassa in italiano.
Ho letto che l’ostaggio di cui sopra è stato nelle mani dell’Amniyat, ovvero l’unità d’élite di Al-Shabaab che taluni ritengono la sua spina dorsale, infatti in un articolo presente sul sito della BBC un ex consulente di sicurezza, tale Hussein Sheikh Ali, ritiene che la seconda sparirebbe se venisse distrutta la prima.
Ammiro quegli stati che di norma non negoziano con le organizzazioni terroristiche per evitare che esse possano finanziarsi e procurare danni maggiori, perciò mi chiedo come mai l’Italia sia incline a pagare i riscatti nonostante abbia firmato un accordo con altri paesi del G8 con cui s’è impegnata a non farlo. Nel caso in questione pare che la trattativa abbia coinvolto i servizi segreti dell’Italia, della Somalia e della Turchia, una faticosa triangolazione per cedere alle richieste di gente senza scrupoli e dall’alto profilo criminale. Mi domando quale cifra il governo italiano abbia sborsato per l’ennesima volta e soprattutto quanto male riuscirà a fare Al-Shabaab grazie a quei fondi, quante vite meno tutelate interromperà, persone per le quali non vi sarà interesse alcuno, omicidi di cui forse leggeranno qualcosa gli appassionati di politica estera o di geopolitica in un trafiletto di qualche testata anglofona. Così va il mondo.

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