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Gen

Le scatole cinesi al tempo della crisi

Pubblicato martedì 3 Gennaio 2012 alle 10:58 da Francesco

Il mondo non è peggiorato, bensì è solamente giunta notizia delle sue reali condizioni a quanti credevano di risiedere in una botte di ferro che, di giorno in giorno, assomiglia sempre di più ad una polveriera. La tristezza si acuisce in congiunture del genere perché trova un campo fertile su cui espandere la propria sterilità. Quando il presente non è dei più rosei e il futuro pare che non abbia margini di miglioramento, allora tutti i fantasmi di una persona si preparano con il coltello tra i denti, pronti per un assalto all’arma bianca.
In situazioni del genere ogni problema viene amplificato all’inverosimile e degli scogli prendono le forme della cordigliera andina. Il bombardamento mediatico non dà tregua e cerca in qualsiasi modo d’incutere paura, ma si può avere il polso degli avvenimenti senza lasciarsi foraggiare da pane e catastrofismo. Sarebbe più facile affrontare la crisi economica se questa a sua volta non ne aprisse d’interiori. Ci pensi bene chiunque decida di togliersi la vita dato che per crepare c’è sempre tempo, invece per vivere la tirchieria della natura concede pochino: potrebbe fare di più. Non condanno il suicidio e talvolta lo trovo un gesto di estrema libertà, ma soltanto in quei casi in cui non venga dettato da eventi tragici, qualora non sia estorto dalla vita e invece ne diventi il coronamento.
Probabilmente non è il momento migliore per farsi mancare l’affetto, tuttavia può trattarsi di una nuova occasione per mettersi alla prova. Qualche settimana fa elogiavo la bellezza invernale e mi fregiavo della solitudine, ebbene, oggi non sono più così baldanzoso perché anch’io ho preso a combattere qualche spettro e devo essere sincero: mi addormenterei meglio se potessi farlo accanto a qualcun altro. Il sottoscritto porta avanti la sua campagna senza vittorie né sconfitte.

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30
Dic

Il tempo di un ulteriore slancio

Pubblicato venerdì 30 Dicembre 2011 alle 19:19 da Francesco

Al posto del cuore ho una stella di neutroni perché la massa emotiva che contiene è talmente densa da rendere possibile una tale equiparazione. A capodanno andrò a letto presto e il primo di gennaio saluterò l’alba nel pieno delle forze. Invece il primo di marzo, a meno di venti giorni dall’equinozio di primavera, potrò annotare su queste pagine due risultati personali.
Non importa quante delusioni si siano abbattute su di me poiché ognuno ha la sua quota, ma io non ne sono mai stato annichilito. Certo, qualche volta ho subito forti contraccolpi, specialmente quando le mie conoscenze erano inferiori e il mio livello d’introspezione assai basso, però alla fine nella mia esistenza è sempre prevalsa la volontà di evolvere e ancor oggi sono qua per farlo presente a me stesso. Posso contare sulla fiducia che nutro verso di me perché nel bene e nel male non ne ho mai provata altra. Ho gioito e ho sofferto da solo, ho toccato vette di estasi e abissi d’inquietudini senza che nessun altro fosse là né tra gli alterni purgatori, ma da quella solitudine si è sempre propagato il mio orgoglio e non importa se per me non è ancora giunto il momento di separarmene.
Ogni tanto, quando mi viene a trovare, ma credo anche e specialmente quando è lontana, mia madre non si spiega come io faccia a vivere nel modo in cui vivo. È proprio l’orgoglio che mi permette di migliorare me stesso senza che la follia mi pieghi a sé; non intendo la vanagloria o la superbia che tutt’al più possono soddisfare la vanità, bensì mi riferisco ad una forza interiore che mi accudisce come la guida che non ho mai avuto: il padre che non mi ha mai cresciuto, il dio a cui non ho mai creduto, l’amore che non ho mai provato e il ruolo che non mi sono mai scelto. Invito me stesso nel futuro e accetto con molto piacere.

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17
Mag

Altruismo egoistico: un allenamento banale e proficuo

Pubblicato sabato 17 Maggio 2008 alle 13:53 da Francesco

Uso alcuni metodi comportamentali per affinare la padronanza di me stesso e uno di questi prevede un ricorso continuo all’empatia. Cerco di evitare che le emozioni influenzino eccessivamente la mia condotta e in determinati contesti mi sforzo di agire sempre nello stesso modo per rivendicare l’indipendenza della mia volontà, ma questo procedimento non sottrae nulla al comparto emotivo e si limita a regolarlo per impedire che assurga a un ruolo diverso da quello a cui è destinato in un’esistenza equilibrata. Quanto ho appena descritto si traduce concretamente in un atteggiamento altruistico che in realtà serve la causa di un egoismo positivo. Anche nei momenti in cui sono tremendamente incazzato o smodatamente euforico tento di rapportarmi ai miei simili in modo da facilitare le loro azioni e penso che occorra citare qualche situazione in cui tutto ciò possa avvenire, ma credo che le dinamiche di queste circostanze ipotetiche non vadano descritte cosicché all’immaginazione resti il compito di portare avanti un’indagine facile e positiva con cui accrescere certi aspetti dell’introspezione: all’ingresso di un locale, davanti alle strisce pedonali, di fronte a una domanda vaga, nei pressi di una richiesta d’attenzione o lungo le sponde dei contrattempi. Confermo la mia sovranità individuale ogniqualvolta io riesca a immedesimarmi nelle esigenze del mio prossimo senza che il mio stato emotivo mi condizioni e qualsiasi inezia altrui che io faciliti con il mio comportamento diventa un’unità del mio calcolo volitivo. Trovo che sia incredibile il potenziale che si cela dietro ogni sciocchezza quotidiana e questa considerazione mi permette di notare per l’ennesima volta quante opportunità offra ogni singolo momento dell’esistenza per allenare l’individualità in modo tale che essa non si dissoci dal mondo né da chi lo popola.

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