Finalmente ieri, dopo quasi due mesi, sono tornato a correre. Ho accorciato di tre chilometri il mio itinerario e di conseguenza ho coperto una distanza di diciottomila metri con un passo di quattro minuti e quaranta al chilometro. Ho sentito le gambe pesanti e il vento contrario non mi ha facilitato la prestazione, però sono soddisfatto di questo ritorno e credo che presto riotterrò la velocità di un tempo sul percorso originale.
Al di là delle questioni tecniche, per me è stato davvero importante il ritorno alla corsa anche e specialmente sotto l’aspetto emotivo. Non posso certo seminare podisti esperti e più svelti, ma quando corro riesco a lasciarmi dietro ogni delusione, ogni aspettativa funerea, ogni dolore e tutto l’armamentario della tristezza. Quando torno a casa non c’è nessuno ad aspettarmi, ma dopo una fatica del genere non rientro mai abbattuto e anzi, un profondo senso di orgoglio mi fa sempre strada. Talvolta, di sera, dopo una mezza maratona (o una distanza che le si avvicini molto) io sfioro la commozione e qualche volta arrivo anche al punto di lacrimare. L’attività fisica è lo strumento con il quale mi sono salvato la vita e per mezzo di cui me la continuo a rendere piacevole. La produzione di endorfine che avviene durante la corsa svolge un ruolo importante in tutto ciò, ma non è una questione esclusivamente biochimica e difatti, almeno nel mio caso, il primo motore è quello della volontà di vivere. Ogni tanto, se potessi sdoppiarmi, mi abbraccerei. Tra dieci anni mi vedo ancora sulle stesse strade, sotto gli stessi soli pomeridiani, tra equinozi e solstizi ormai assodati, con auricolari (questi mi auguro diversi!) per veicolare melodie veloci e potenti, con le smorfie facciali forse un po’ avvizzite Chissà, per me e la corsa potrebbe valere una celebre formula che di solito ricorre in altri ambiti: “Finché morte non vi separi”.
Nei giorni precedenti il mio stato d’animo era sceso drasticamente perché avevo visto collassare su se stessa un’occasione rara e meravigliosa. Il desiderio genera sofferenza, ma è un rischio che sono sempre pronto a correre, in tutti i sensi. Dovrei scrivere certe cose a qualcuno, ma alla fine anche così va bene, senza parole.
Il mese scorso ho acquistato uno smartphone per rendermi reperibile e anche per avere in un solo oggetto tutte le funzioni di cui solitamente abbisogno. Seguo la tecnologia e riesco sempre ad avvalermene per semplificarmi la vita, ma non rincorro mai le ultime novità a meno che non mi occorrano e soprattutto mi tengo alla larga dai quei prodotti esosi che fanno tendenza.
Per parecchio tempo ho potuto fare a meno di un telefono cellulare e adesso che mio malgrado ho dovuto rimediarne uno, l’uso che ne faccio per la comunicazione è piuttosto sporadico benché risulti quasi indispensabile. Le funzioni che io adopero più spesso sono la riproduzione musicale e il navigatore satellitare. Proprio il GPS, interfacciato con Smartrunner, mi ha svelato il chilometraggio esatto del mio percorso podistico e quest’ultimo si è rivelato maggiore delle mie misurazioni approssimative tramite Gmaps Pedometer.
Insomma, per parecchio tempo ho percorso ventiquattro chilometri e sessanta metri credendo che fossero poco più di ventuno. Ovviamente questa scoperta mi ha reso felice ed è andata ad assommarsi al mio nuovo record personale sul percorso suddetto: un’ora, trentasei minuti e trentadue secondi. Alla luce dei nuovi dati, il mio tempo migliore si traduce in una velocità media di quasi quindici chilometri orari, con un passo al chilometro di quattro minuti e un secondo.
In altre parole vado più veloce di quanto pensassi e con la mia soglia anaerobica potrei puntare a concludere la mia prima maratona sotto le tre ore e mezzo. Al massimo ho percorso trentasei chilometri, ma con velocità più modeste e una prestanza fisica che al tempo di questo primato personale era inferiore a quella attuale. Dovrei iscrivermi a una maratona per capire le mie reali capacità, tuttavia sempre inadeguate per qualsiasi velleità agonistica. Forse potrei fare in modo che il mio prossimo viaggio coincida con la mia prima maratona. Per me si tratta d’una questione personale, una sfida contro me stesso in cui il benessere è comunque la priorità. La corsa mi ha dato e continua a darmi molto sotto l’aspetto emotivo e paradossalmente, ora che corro un po’ di meno, le mie prestazioni sono migliorate. Non posso fare a meno di ritenere che un minore stress legato alla corsa e un maggiore allenamento pesistico stiano contribuendo ad aumentare la mia efficienza podistica. Prima o poi le mie prestazioni caleranno e forse un giorno non potrò più correre, ma non ho intenzione di ritirarmi presto da questa disciplina solitaria che mi vessa e mi accudisce senza pretendere più di quanto il mio sistema cardiocircolatorio le possa offrire.
Tra il margine stradale e il pentagramma
Pubblicato domenica 26 Luglio 2009 alle 23:32 da FrancescoOltre che nella mia esistenza, la musica svolge un ruolo importante anche nel mio allenamento fisico e cerco sempre di scegliere quella che possa incentivare la mia motivazione. Durante le mie sessioni podistiche ascolto spesso metal di varia natura, sporadicamente hard rock e qualche pezzo pop piuttosto sostenuto. Nel corso degli anni ho affinato la mia capacità di scegliere singole tracce e dischi interi per la mia attività fisica, tuttavia immagino che l’efficacia di queste scelte sia personale e la reputo fortemente dipendente dall’identità musicale d’ognuno. Ho sperimentato su me stesso quanto le mie prestazioni possano subire un miglioramento sensibile ogniqualvolta io accompagni i miei sforzi con sonorità adeguate. Talvolta considero il mio lettore mp3 un organo artificiale, ma non ne abuso per evitare di fottermi l’udito troppo presto. In queste righe voglio appuntare qualche album e qualche gruppo che mi aiutano o mi hanno aiutato nei miei movimenti sull’asfalto. Un elenco completo richiederebbe troppo tempo e quello che segue probabilmente non rispecchia neanche l’ordine d’importanza, tuttavia non me ne frega un cazzo. Ovviamente ci sono dischi eccezionali che non posso ascoltare mentre corro. Riuscirei a fare i miei soliti diciotto chilometri con John Coltrane o Thelonious Monk? Forse sì, ma impiegherei più tempo e la mia sensazione della fatica probabilmente verrebbe accentuata.
Blackguard – Profugus Mortis
In questo album il gruppo canadese fonde sapientemente black metal e musica folk. Il risultato è un mix letale di potenza, cattiveria e melodia che non sfigura affatto accanto a nomi più celebri quali Finntroll e Korpiklaani. Per me questa è una delle migliori produzioni degli ultimi anni nel campo del metal estremo.
Lost Horizon – Awakening The World
Il gruppo in questione ha sfornato soltanto due dischi (quello in esame è il primo) che considero due pietre miliari del power metal sebbene a mio avviso non abbiano ricevuto gli onori che meritavano. La voce di Heiman, i ritmi serrati, l’assenza di qualsiasi ballad e la velocità di esecuzione sono gli elementi che prediligo di questo lavoro della band svedese. Per una volta concedo una nota di merito anche ai testi poiché mi ci rivedo molto.
Guns N’ Roses – Chinese Democracy
Sono sempre stato un fan dei Guns N’ Roses e avevo seri dubbi che il solo Axl Rose potesse sfornare qualcosa all’altezza del monicker di cui si è appropriato, ma il disco che è uscito lo scorso anno mi ha sorpreso enormemente e non ho mai condiviso le polemiche né le critiche a cui è stato sottoposto. In passato ho già dedicato qualche riga a questo album e non intendo ripetermi, ma ne sottolineo soltanto l’ottima resa che ha sulla mia andatura.
Dio – Holy Diver
Il capolavoro di Ronnie James Dio è uno di quei dischi che secondo me non risulta mai fuori luogo e difatti lo considero ottimo per correre. Trovo che “Caught In The Middle” sia la punta di diamante della tracklist e non è raro che il suo ascolto mi provochi qualche brivido lungo la schiena.
Luca Turilli – King of the Nordic Twilight
Il primo album da solista del chitarrista dei Rhapsody of Fire è stato il disco che mi ha introdotto al power metal. Ricordo ancora quando nel 1999 un mio coetaneo (il grande G.) mi fece ascoltare questo lavoro. Quando corro di solito salto le tracce lente (che trovo splendide nel contesto di un ascolto diverso) e mi godo l’atmosfera epica che la voce di Olaf Hayer cavalca con maestria.
Sabaton – The Art of War
Adoro il sound e il concept dei Sabaton su questo album. Tra tutte le tracce “Unbreakable” e “40:1” primeggiano nelle mie prefrenze, ma tutto il disco scorre perfettamente e mi induce a distogliere la mente dalla fatica per immergerla nella descrizione degli eventi bellici che caratterizzano questo parto del gruppo svedese.
Blaze Bayley – The Man Who Would Not Die
Ho visto Blaze dal vivo e probabilmente il ricordo della sua performance ha influito sul modo in cui successivamente ho recepito il suo album. Per me si tratta di un grande disco da cui trasuda una passione fortissima che si traduce puntualmente in una spinta heavy metal di proporzioni enormi.
DragonForce – Valley of the Damned
Conosco questa band da quando usava ancora il nome di DragonHeart per distribuire un demo straordinario (che in seguito è diventato l’album d’esordio) sul proprio sito. Non impazzisco per questa formazione, ma la loro velocità è un notevole aiuto durante le mie sessioni di allenamento.
Sam Cooke – A Portrait of A Legend 1951-1964
Questa raccolta di una leggenda del soul è un ausilio efficace per la mia corsa, ma funziona soltanto in quei giorni in cui il mio umore sia ben disposto ad accettarla.
In questo periodo ho aumentato la frequenza delle mie sessioni podistiche e le unghie dei miei alluci sono diventate violacee. Da alcuni mesi a questa parte ho cambiato l’itinerario lungo cui mi alleno; prima correvo in pineta per sedici chilometri. Ormai copro abitualmente una distanza di diciotto chilometri sull’asfalto in novanta minuti e questo significa che mantengo una velocità media di 11,87 chilometri orari, ovvero impiego cinque minuti e tre secondi a fare un chilometro. Quando correvo in pineta, grazie al tipo di terreno e alla distanza inferiore del tragitto, le mie medie erano migliori, tuttavia sono soddisfatto della mia andatura e di come il mio corpo reagisce alle sollecitazioni a cui lo sottopongo. Non ho grandi obiettivi per il futuro, ma vorrei coprire la distanza su cui mi alleno attualmente portando il tempo medio in cui percorro un chilometro sotto i cinque minuti e dato che adesso impiego mediamente cinque minuti e tre secondi a chilometro, questa meta non mi sembra irraggiungibile. La corsa mi ha dato molto e continua a darmi parecchio sebbene talvolta sia estenuante. Qualche anno fa ho iniziato a pedalare e in mountain bike mi sono preso le mie soddisfazioni a livello personale, ma poi sono sceso dalla sella e ho iniziato a correre più seriamente di quanto avessi mai fatto in precedenza. Ovviamente le mie medie sono lontane da qualsiasi velleità agonistica, ma in ogni sport individuale ho sempre cercato un confronto con i miei limiti e non ho mai preteso di essere superiore a qualcun altro. La mia esperienza mi induce a dare un’importanza fondamentale all’attività fisica per come quest’ultima influisce sull’umore e sull’equilibrio interiore.
Ieri mattina sono andato a correre, ma ho non seguito il mio consueto percorso e ho optato per un itinerario in salita. Mi sono diretto verso la croce del Monte Argentario e quando sono arrivato ai suoi piedi mi sono ritrovato in mezzo a una nuvola, ma ero al corrente del suo passaggio ed è proprio quest’ultima che mi ha spinto a raggiungere la mia meta. L’atmosfera aveva un non so che di mistico e mi ha reso entusiasta, ma non mi sono trattenuto molto e dopo meno di dieci minuti me ne sono andato per non sostare troppo tempo vicino ai ripetitori televisivi, inoltre ero fradicio di sudore e la temperatura non era confortevole. Sulla strada del ritorno ho scorto “La Sorgente”, un ristoro che si trova accanto al Convento dei Frati Passionisti, e mi sono ripromesso di andarci a pranzare da solo per degustare qualche piatto tradizionale della mia regione: ero ancora un bambino quando mangiai per l’ultima volta al succitato ristoro e ancor oggi ricordo che il mio pasto fu delizioso. Oltre alle rimembranze culinarie ho evocato una gioia solitaria che conosco bene perché mi accompagna regolarmente da parecchio tempo e ne ho apprezzato gli effetti quando l’ho ritrovata a capo delle mie sensazioni per l’ennesima volta, ma la sua presenza non mi ha mai indotto a sminuire l’amore, anzi, credo che nel corso degli anni mi abbia aiutato a comprenderlo meglio e ad apprezzarlo più di quanto avrei potuto fare tramite la necessità di viverlo. Prima d’uscire di casa ho notato che Monte Argentario è salito agli onori della cronaca per la scoperta di un cadavere che è stato trovato a bordo di una barca alla deriva: penso che le circostanze di questo ritrovamento si prestino perfettamente per comporre l’incipit di un romanzo giallo o di un thriller.
Il rilascio aurorale dell’endorfina
Pubblicato mercoledì 19 Marzo 2008 alle 08:04 da FrancescoAnche stamane sono andato a correre. Mi sono svegliato alle sei di ieri sera e sono uscito di caso attorno alle cinque di mattina per lasciarmi alle spalle circa diciotto chilometri. Lo stress fisico per me non è un problema e sono anche preparato a sopportare le pressioni mentali, ma se avessi una certa età mi allenerei con più attenzione per non incrementare le possibilità di un arresto cardiaco. Ho conosciuto alcune persone che hanno complicato il loro quadro clinico con il sovrallenamento e paradossalmente si sono sforzati per stare male sebbene pensassero di agire nell’interesse del loro corpo. Lungo il mio percorso ho attraversato una pineta deserta e mi sono fermato alcuni minuti al suo interno per eseguire qualche trazione. Ormai ho abbandonato la bicicletta, ma non escludo di riprenderla in futuro o di abbinarla all’attività fisica con la quale l’ho sostituita. Un paio di anni fa provai a correre con costanza e ci riuscii durante il periodo estivo, ma smisi per un fastidio al menisco che più tardi potei imputare alle scarpe che indossavo e fu a seguito di questo problema che decisi di iniziare a pedalare. Trovavo che la corsa fosse più faticosa del ciclismo, ma in particolare la ritenevo più pesante sotto l’aspetto mentale e ancor oggi la mia opinione non è mutata. Sono abile a gestire la noia e questa capacità mi consente di affrontare senza problemi i movimenti ripetitivi del mio corpo, ma intanto resta un mistero l’ora in cui andrò a dormire.