5
Nov

Novembre in fiore

Pubblicato lunedì 5 Novembre 2012 alle 06:02 da Francesco

Ci sono dei periodi in cui non incontro nessuno, manco degli ostacoli. Io sono estroverso e non credo che la solitudine conferisca carisma né superpoteri. Conosco ottime persone con le quali però ho poche cose in comune o troppi chilometri di distanza, perciò le mie frequentazioni sono sporadiche: ecco svelato l’arcano. Per aumentare la cerchia dei conoscenti dovrei trasferirmi, ma non ho alcuna intenzione di abbandonare il paradiso in cui sono nato e cresciuto.
Sto bene con me stesso e con gli altri, ma le circostanze mi hanno portato a concentrarmi più su colui che che mi appare davanti agli specchi. Paradossalmente credo che nel mio caso i rapporti coi miei simili possano godere di una certa genuinità proprio perché sono in grado di starmene da solo senza scadere nella misantropia. Per me l’amicizia non è granché importante, ma non la disprezzo né l’alimento; mi limito a rilevare nella mia persona la priorità per l’amore di coppia, monogamo, radente la simbiosi. Ogni tanto mia madre, preoccupata come sono tutte le donne che hanno partorito senza sbarazzarsi del nascituro in un cassonetto, mi fa notare che nella mia vita le dinamiche suddette mancano entrambe e così io le dico sempre: “Ci vuole tempo!”. Le clessidre non mi angosciano affatto, anzi, le trovo stupende come oggetti d’arredo, specie se vuote. Non mi faccio contagiare dalla mestizia che aleggia ovunque e quando sono stanco non bado a ciò che penso perché la mente spossata falsifica le elucubrazioni a proprio dispiacere.

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1
Feb

Meglio vivo che morto

Pubblicato mercoledì 1 Febbraio 2012 alle 07:49 da Francesco

La mia psiche fatica. Sono ancora pervaso dalle lacerazioni affettive e tento di arginarle con un immobilismo temporaneo del pensiero. Potrei ripararmi in questioni più grandi di quelle che mi riguardano direttamente, però un espediente del genere mi consentirebbe soltanto di ritardare l’ennesimo confronto con le mancanze in me cronicizzatesi.
Sono dilaniato da un’arma a doppio taglio. Ho la piena consapevolezza di miei pregi quanto dei miei limiti, ma non riesco a trovare uno sbocco per i primi e i secondi non sono abbastanza forti da smemorarmi. In altre parole è come se fossi continuamente sottoposto ad un’operazione a cuore aperto senza anestesia in quanto la mia lucidità non si fa mai da parte. Di natura e forse per vissuto ho una sensibilità accentuata, ma questa mi ucciderebbe se non avessi un certo controllo su me stesso. Non mi manca la volontà di fare il passo decisivo, tuttavia non trovo un terreno su cui compierlo e per questa ragione mi tengo in equilibrio su una gamba sola. Le lotte interiori di cui sono protagonista non hanno nulla d’originale, ma posso imprimere univocità sul modo d’affrontarle. Devo vincermi, nel senso attivo e passivo che può avere tale espressione. Non ho i postumi di una crisi adolescenziale né anticipo quella di mezz’età: solo lungimiranza.

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6
Nov

Nel resto del tempo

Pubblicato domenica 6 Novembre 2011 alle 18:28 da Francesco

Sono molte le domande che potrebbero vorticare in questi giorni, ma io non intendo dare asilo a nessuna di loro né agli assilli che ne costituiscono gli arti prensili. Talvolta, per orientarmi, i punti cardinali mi sembrano del tutto inutili, però io non pretendo di conoscere sempre la direzione giusta. Mi perdo nel vuoto, ma quest’ultimo è il mio eremo d’oro; un rifugio desertico, il piano da inclinare per osservarne altri, l’oasi ove accendere fuochi fatui dei quali non restano mai tracce neppure nelle notti che si avvicendano senza posa, ignare l’una dell’altra.
Non ho meriti particolari e l’unico degno di nota consiste nella facoltà di sottolinearne l’assenza con calma olimpica. A differenza di chi ne fa vanto o croce, io non posseggo ferite lacerocontuse sul cuore, ma solo un po’ di polvere che m’auguro non venga spazzata via da un soffio cardiaco. Ai bivi non bivacco e saluto chiunque s’affretti a imboccare una via mentre parte del sé muore di inedia. Assecondo la mia buona stella benché io non creda affatto nell’astrologia e la consideri adatta come oggetto di scherno. Cos’altro ha da offrirmi il tempo che non presenti quelle forme di cui nessuna malattia neurodegenerativa ha ancora privato la mia memoria? Foss’anche una continua ripetizione, io accolgo a braccia aperte l’esperienza di quest’esistenza e mi rammarico un po’ se non riesco a sfuggire alla retorica per declamare la mia disponibilità a fruire della vita.

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1
Nov

Tra il collasso del mondo e la calma interiore

Pubblicato martedì 1 Novembre 2011 alle 17:40 da Francesco

Non mi sorprende il declino dell’Occidente e purtroppo devo riconoscere che alcuni dei passaggi di Storia e utopia di Cioran sono stati profetici. Anche Céline in un suo romanzo aveva paventato la caduta europea. Credo che una parte del genere umano rischi di essere divorata dal mostro finanziario che ha creato, ma se quest’eventualità dovesse verificarsi io la considererei soltanto come la resa dei conti al cospetto di quelle che oggi sono chiamate economie emergenti. Tutto è ciclico e nulla mi pare mai definitivo. Giocando d’anticipo con la fantasia si può già dipingere un tempo in cui l’Europa e gli Stati Uniti torneranno gli egemoni del pianeta. Nel frattempo la teoria di Malthus sulla sovrappopolazione trova appigli inquietanti ed è per questa ragione che io non invidio affatto le generazioni future. D’ora in poi quandunque mi trovassi a proferir parola con uno stuolo di bambinetti non potrei esimermi dal pronunciar quanto segue: “Ebbene signori, voi siete proprio nella merda! I mie rispetti”.
I campanelli d’allarme suonano una marcia funebre prim’ancora che la catastrofe si sia compiuta e suscitano inquietudini presso le personalità più suggestionabili. Il bombardamento mediatico ha anche un costo emotivo che grava tutto sulle spalle di coloro che non ne hanno altre su cui piangere. Non considero questo mondo come la massima espressione delle capacità umane e lo reputo ancora primitivo benché testimoni un progresso inconfutabile. Penso che la realtà superi la fantasia e credo che la tecnica (nell’accezione che tale termine può avere in ambito filosofico) porrà limiti nuovi dopo averne abbattuti alcuni apparentemente inamovibili. Io levito su quanto accade al mondo perché in un modo o nell’altro me la caverò. Non ho persone a cui pensare, ma se avessi questo tipo di responsabilità non mi tirerei indietro. Qualora dovessi restare solo per sempre incontrerei poche difficoltà a vivere poiché dovrei pensare a me stesso, se invece io mi trovassi a passare la vita con qualcuno allora potrei trarre la forza emotiva dal rapporto al fine di superare le difficoltà eventualmente accresciute. È una partita truccata perché in ogni caso io vincerò, ma non è questo che importa poiché tale vittoria è solo la conseguenza trascurabile di una ricerca della felicità che ha forza nella ricerca stessa e nient’affatto nel  suo conseguimento.

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17
Ago

Carinerie per me

Pubblicato mercoledì 17 Agosto 2011 alle 11:08 da Francesco

Manca poco più d’un mese all’avvento dell’autunno e la mia estate si appresta a concludersi nel modo in cui avevo immaginato che si sarebbe svolta prim’ancora che subentrasse ufficialmente alla primavera, ovvero afosa e solitaria. Ho trascorso periodi migliori, però ne ho avuti anche di peggiori e quindi gli ultimi mesi per me sono stati senza infamia e senza gloria. Non ho nulla in cui identificarmi né tanto meno possiedo il cinquanta percento d’una confidenza con chicchessia. Qualche volta mi sorprendo d’avere ventisette anni, tuttavia mi auguro di viverne almeno altri settantatré in piena salute. Io mi adoro e ho molto riguardo nei miei confronti.
Sono stato cresciuto con l’idea che una persona esista e si realizzi solo nel caso in cui riceva qualche tipo di riconoscimento dai suoi simili, ma l’accettazione da parte degli altri per quanto importante non può costituire il senso di una vita. Non ho mai ricevuto una lezione così basilare a scuola, fucina di sconfitti e frustrati, ma d’altronde un simile insegnamento è difficile che possa tenersi al di fuori dell’autodidattica. Mi sforzo di bastare a me stesso, però al contempo cerco di non abituarmici e tramite questa violazione del principio di contraddizione riesco a pacificarmi. Ogni tanto mi presento con il berretto tra le mani al cospetto del mio Ego che puntualmente mi rimbrotta: “Amare è di fondamentale importanza!”. Io per l’occasione mi guardo sempre intorno e con un’espressione bonaria replico: “Oh capo, e che non lo so? Però è un cazzo di casino!”. Alla fine risolviamo tutto senza i trigliceridi dei tarallucci e facendo a meno anche del vino che di solito accompagna i primi, difatti entrambi siamo astemi. Tutte le volte ci salutiamo con qualcosa del genere: “Dai, allora ci aggiorniamo quando i tempi saranno maturi, magari prima che fiorisca il nostro nome sopra il registro di un obitorio”.

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28
Mag

Ebbene sì

Pubblicato sabato 28 Maggio 2011 alle 14:54 da Francesco

Per me è giunto il momento di cambiare registro. Fatta eccezione per la parentesi nipponica, nel corso degli ultimi mesi sono stato meno sereno rispetto agli anni precedenti. Voglio ristabilire al più presto il primato della mia tranquillità e mi sento in procinto di farlo, abbreviando persino i tempi di recupero che quasi volevo impormi. Io non mi riconosco affatto nei toni vagamente cupi di qualche appunto recente né tanto meno nelle tinte altresì scure di determinati pensieri.
Appartengo ad una disposizione d’animo che non ha nulla a che vedere con la mestizia, perciò non voglio snaturarmi. Quando l’orchestra suona il ritmo del calvario, io vado deliberatamente fuori tempo, anche a costo di andare fuori tempo massimo: non voglio imparare nuovi passi e in particolare non ci tengo per niente ad apprendere passi falsi.
Commetto errori, riparo salvando il salvabile e mi godo il frutto dell’esperienza: una spremuta di coglioni che forse per taluni non serve a un cazzo. Anche la tromba di Freddie Hubbard annuisce a queste parole e mi sprona a tradurle nel linguaggio degli eventi. Ciclicamente, sotto un certo aspetto, resto sempre a piedi, ma per fortuna me la cavo a correre! È tempo di tornare in auge.

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11
Nov

Grazia novembrina

Pubblicato giovedì 11 Novembre 2010 alle 16:30 da Francesco

Adoro la mia percezione del tempo e mi domando se anch’essa sia destinata a cambiare prima o poi. Mi piacciono i colori autunnali, però a tempo debito mi auguro di rivedere i ciliegi in fiore. Attorno a me c’è molta terra bruciata perché ardo d’amor proprio senza scottarmi. Soffio sopra i fuochi fatui per accelerarne la scomparsa e ogni tanto mi attardo su questioni di poco conto per incazzarmi inutilmente, però la contentezza caratterizza buona parte delle mie giornate e non ho proprio nulla di cui lamentarmi con me stesso. Devo dare fondo alle riserve di fantasia poiché non posso avvalermi dell’ispirazione che potrei attingere copiosamente dalla malinconia e dalle imitazioni di quest’ultima se fossi ancora in grado d’abbracciarle in modo autentico.
A taluni piacciono i drammi e qualche volta cercano d’instillare un tocco tragico nelle proprie vite per renderle più appetibili. Il Sole non gira attorno alla Terra e quest’ultima non ruota attorno ai problemi immaginari che spesso vengono impiegati nel ramo del disfattismo, lo stesso al quale gli imprenditori dell’autodistruzione s’impiccherebbero immediatamente se fossero afflitti da pesi veramente insostenibili. Già varie versioni di “Ippolito incoronato” sono state scritte e almeno io mi avvalgo della facoltà di non rompermi i coglioni a redigerne l’ennesima rivisitazione moderna. D’altronde parecchie paturnie nascono e si moltiplicano dalle mancanze affettive o da rapporti conflittuali. Io appaio freddo, atarassico o addirittura arrendevole per il modo nel quale intendo i sentimenti, ma in realtà nel giudizio altrui talvolta vengo punito per l’assenza di struggimento nelle mie considerazioni. La croce non la porto al collo né sulla groppa: non ne sono munito, dio cane. Le emozioni sono polimorfe, la stupidità invece è quadratissima e ogni tanto preferisco la seconda alle prime, in particolare ogniqualvolta sorga in me la voglia o il bisogno d’accomodare velocemente la leggerezza passeggera dei pensieri. In me le assenze del malessere sono del tutto giustificate e non c’è bisogno alcuno che si presentino accompagnate dalle riflessioni cupe.

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5
Ott

Nessuna anomalia

Pubblicato martedì 5 Ottobre 2010 alle 15:38 da Francesco

Ho iniziato la stesura del mio terzo libro prima del previsto, ma probabilmente non sarei stato così celere se non avessi accettato un contratto editoriale di tre anni. Intanto la mia esistenza procede bene e segue i ritmi ai quali è abituata. L’attività fisica, la lettura e qualche distrazione solitaria mi accompagnano a ridosso del futuro. Non ho preoccupazioni e non ho motivo alcuno per supporne l’imminenza.
Talvolta può apparire dissonante il rapporto tra il tempo e i significati con i quali viene riempito. Cerco di fuggire da parecchie forme di identificazione per evitare di mettere la mia felicità nelle mani degli eventi, ma non sono ancora in grado di svincolarmi coscientemente da ogni morsa di questo genere. Pago il prezzo della mia giovane età e per questa ragione vedo ancora orizzonti tanto meravigliosi quanto inesplorati nel potenziale emotivo delle relazioni possibili tra persone.
Per diverso tempo ho creduto di essere un portatore sano di anaffettività cronica, ma in seguito ho dovuto ricedermi perché sono stato confutato dall’esperienza. Per quanto siano rare, ancor oggi non mi sottraggo da quelle occasioni casuali che in un modo o nell’altro mi permettano di conoscere in maniera più o meno superficiale qualcuno che mi sia affine e dubito che sentirei un moto di piacere in questi casi se io fossi davvero anaffettivo. Finora le conoscenze platoniche da me esperite a vari livelli di approfondimento non hanno portato a nulla, però non credo che bastino un certo grado di affinità e un principio di attrazione per sancire un rapporto autentico. Conosco vari individui che mostrano i segni evidenti della depressione ogniqualvolta debbano affrontare lunghi periodi senza amore o privi di qualcosa che assomigli a quest’ultimo e non è affatto raro che sottraggano il significato a ogni altra cosa durante i periodi di solitudine; tutto ciò avviene tramite il disfattismo, l’autodistruzione e quant’altro sposi la causa del malessere. Per me non è affatto auspicabile un approccio di questo tipo ai rapporti sentimentali ed è forse a causa di questa concezione che io in passato ho sospettato d’essere affetto dall’anaffettività.
Riesco a guardare il vuoto emotivo senza impaurirmi e se un domani dovessi colmarlo non sarà certo il mio mondo interiore a rivoluzionarsi, tuttavia quest’ultimo accoglierà con i dovuti onori e sommo entusiasmo un legame per me ancora inedito.

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1
Ott

Intrinsecamente

Pubblicato venerdì 1 Ottobre 2010 alle 00:30 da Francesco

Ancor oggi l’amabile Gea osserva e ospita le corse chilometriche di cui il mio corpo oramai non osa più chiedermi conto. Sulla mia tavola abbonda la pasta integrale di  farro, ma non devo mai preoccuparmi di prepararne più d’un piatto. Ottobre per me non è un mese d’ottenebramento e ritengo intatto il potenziale di ogni giornata che sia possibile annoverare tra le fila dell’autunno o fra quelle dell’inverno. Mi diletto ancora a tracciare degli ideogrammi su un quadernetto per allenare la memoria e stimolare la curiosità, ma non cerco di penetrare nella lingua giapponese più di quanto riesca a fare attraverso i miei sforzi incostanti. Sono molto contento del tempo che trascorro assieme a me, però spero di non diventarne troppo geloso.  Oltre a un certo equilibrio interiore, posso anche usufruire delle tranquillità in cui versa al momento la zona geografica in cui risiedo e questi privilegi, per taluni scontati, tutt’oggi restano utopie ad alcune centinaia di chilometri a sud della mia regione. Io vivo quieto mentre l’esasperazione si prepara ad armare la gente onesta e qualora dovesse riuscirci io seguirò senza stupore i moti violenti. Sono pronto ad andarmene lontano al primo segnale d’instabilità della mia nazione e già posso immaginare le parole di commiato: “Amata patria, mai t’ho amato”.
Tra i miei pensieri, contro ogni aspettativa, ricorre ancora Ipazia di Alessandria e avverto un lieve disagio perché al desiderio di parlarle si contrappone la necessità di non farlo. Se io negassi questo conflitto d’intenti peccherei di rigore nei miei confronti. Le riconosco il merito involontario d’aver smosso il mio interesse dopo anni di staticità e mi piacerebbe incolparla del silenzio che ci siamo imposti se la realtà dei fatti mi consentisse di farlo. Vorrei conoscere i suoi recessi e mi piacerebbe indagare le promettenti avanguardie d’affinità che adesso sono trincerate nel mio manicheismo. Evidentemente vive anche in me e gode di buona salute quel bisogno congenito di complementarietà e mutue attenzioni, tuttavia non pretende più di quanto io abbia e placido accetta la sua nullatenenza. Ai piedi di queste righe resta ancora una volta un fiore di ninfea con il suo significato mitologico. Contento e incompleto saluto il nuovo mese con lo sventolio di una contraddizione piacevole.

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