17
Gen

Linearità

Pubblicato sabato 17 Gennaio 2009 alle 19:22 da Francesco

In questo periodo ritengo che le parole siano più superflue del solito e non le considero adatte per omaggiare la quiete delle mie giornate. Tendo a ripetermi perché la mia vita è abbastanza lineare, tuttavia non mi lascio mai stringere dalla morsa apatica della noia e trovo sempre un modo per eluderla. Sono contento di vivere e non ho bisogno di qualcosa in più sebbene la mia esistenza possa sembrare piuttosto spoglia. Non riesco a trovare un motivo per rattristarmi seriamente, tuttavia sono ancora in grado di incazzarmi ogniqualvolta io lo reputi necessario. Non posso ringraziare le coincidenze perché dubito che la natura delle loro manifestazioni sia intenzionale, ma devo molto a una serie di circostanze casuali che mi hanno permesso di risparmiare tempo al cospetto di problemi comuni e illusori. Ho iniziato a provare sensazioni meravigliose nel momento in cui la mia solitudine è diventata una condizione fantastica. Non oso immaginare in quali condizioni psicofisiche verserei oggi se l’isolamento non mi avesse preso sotto la sua ala. Per me l’equilibrio non è una questione meditativa e riesco a trasporla meglio nei palleggi che eseguo spesso durante il pomeriggio. Non mi piacciono le discussioni profonde, non mi interessano le ricerche collettive, non mi occorrono le pratiche ascetiche e disprezzo ogni atteggiamento intellettuale che pretenda di diventare paradigmatico per trovare una conferma delle sue premesse. Non penso che il valore di una persona sia quantificabile attraverso la sua collezione di consensi e suppongo che in qualsiasi contesto la popolarità non coincida necessariamente con qualcosa di positivo, tuttavia sono molti i comportamenti che hanno come fine l’ottenimento della considerazione altrui e di conseguenza la mia estraneità a questa corsa di cavallette impazzite mi fa sentire fortunato. Non riuscirò mai a levare etichette asociali e misantropiche dalla mia nomea, ma non voglio nemmeno provarci perché non ne sono infastidito e poi sono ben altri gli errori di valutazione che mi preoccupano.

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23
Dic

Panegirico abituale

Pubblicato martedì 23 Dicembre 2008 alle 20:06 da Francesco

Non festeggio il Natale e non faccio regali, però acquisto doni per me stesso e anche quest’anno ho deciso di comprarmi qualche disco per ampliare la mia collezione. Di solito mi procuro le copie originali di alcuni dischi che in un primo tempo scarico dalle reti peer-to-peer e di cui in seguito vaglio l’acquisto: credo che l’arte vada rimunerata quando sia possibile farlo. Mi sembra che la temperatura non sia scesa molto dalle mie parti. Giro in maniche corte anche d’inverno e ogni tanto qualcuno mi osserva con perplessità. Durante il mio viaggio in Giappone ho indossato il giubbotto per l’ultima volta, ma nella mia patria natia sono tre anni che non lo porto e tutt’al più mi metto una felpa. Riesco a tollerare abbastanza bene il freddo moderato della mia zona, tuttavia devo ammettere che le mie mani subiscono maggiormente il clima invernale rispetto alle altri parti del corpo. Non ho progetti per il nuovo anno. Considero gli ultimi trecentosessantacinque giorni piuttosto buoni e non mi auguro nulla di speciale per i prossimi dodici mesi. Non desidero niente di particolare. Suppongo che continuerò a spendere il mio tempo libero in tutte quelle attività che hanno coltivato in me una serenità spontanea. I progressi che mi attendono non sono deputati a colmare le mie lacune, ma produrranno un arricchimento interiore che difficilmente potrò considerare fondamentale. Se stessi giocando una mano di poker direi senza bluffare: “Servito”. La mia esperienza mi ha insegnato a non dare credito a chi tenti di parlare della vita in modo oggettivo e per questa ragione ho evitato due delle più grandi disgrazie che avrebbero potuto colpirmi, ovvero la disponibilità ad accettare gli insegnamenti fallaci di qualcuno e la pretesa ignobile e ingannevole di insegnare a mia volta qualcosa ad altre persone. Io non credo che per imparare da sé stessi occorra imprimere le proprie idee nell’approvazione esterna e scorgo una forte insicurezza o un’intenzione truffaldina in chiunque si reputi in grado di indicare a qualcun altro il modo in cui vivere. A me pare che molte cose siano più semplici di quanto vengano descritte da coloro che vogliono trascinare i loro simili nella tristezza e nelle difficoltà per non sentirsi soli negli stati depressivi. Capisco che il vuoto possa sembrare terrificante e so che in alcuni giorni il passaggio del tempo possa risultare quasi intollerabile, ma tutto ciò non giustifica l’inquinamento morale che si snoda dai discorsi subdoli di chi è prigioniero di sé. Penso che sia difficile dare il giusto peso alle parole degli altri e io ritengo che per quanto possibile sia meglio non darne alcuno. Le difficoltà artefatte non esercitano alcuna attrattiva su di me.

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25
Lug

Appunti ulteriori sul tema della serenità

Pubblicato venerdì 25 Luglio 2008 alle 06:16 da Francesco

Recentemente ho speso alcune parole sulla mia serenità e mi accingo a spenderne altre per fornire alle mie letture future una descrizione più dettagliata del mio equilibrio interiore. Nel corso degli anni la mia introspezione è stata piuttosto laboriosa e attraverso la scrittura ho fatto emergere i travagli dei miei pensieri. In questo arco di tempo ho vissuto dei momenti estatici e ho superato i periodi cupi, ma questa alternanza emotiva si è verificata sempre in seno alla solitudine ed è grazie a quest’ultima che ho compiuto progressi importanti per me stesso. Passo dopo passo ho stabilito una sorta di autarchia interiore e ho imparato a fare meno di tutte quelle forme di appagamento che derivano dall’approvazione altrui, ma allo stesso tempo ho evitato accuratamente qualsiasi forma di misantropia per non denigrare i miei simili. Faccio parte di una società e mi avvalgo di alcuni dei suoi mezzi, perciò non la critico ossessivamente per sentirmi estraneo alle sue regole e se mi comportassi diversamente aumenterei a dismisura la quota della mia incoerenza. Mantengo le distanze da alcuni aspetti del mondo che mi circonda e riesco a compiere facilmente alcune rinunce per salvaguardare me stesso. Credo che nel migliore dei casi una pioggia di accuse continua e gratuita a verso i propri simili possa essere una valvola di sfogo, ma dubito che quest’ultima sia in grado di favorire l’evoluzione personale. Oggi la mia serenità è solida e i suoi momenti deboli sono meno intensi, inoltre si verificano a intervalli di tempo sempre più grandi e dunque posso ritenermi soddisfatto del lavoro che ho svolto finora su me stesso. In passato ho trascorso dei giorni tremendi per fronteggiare la discrepanza che vigeva tra le mie intenzioni e i risultati insoddisfacenti che conseguivo. In certe occasioni ho criticato me stesso oltre il dovuto e altre volte sono stato troppo indulgente, ma suppongo che questi siano gli errori di chiunque interpreti male lo zelo dell’autodisciplina. Penso che qualunque cosa sia criticabile e trovo che molte critiche siano opinabili, ma io ho sempre aspirato ad avvicinarmi il più possibile a un giudizio oggettivo e ritengo che quest’ultimo sia più semplice da applicare sulla propria esistenza qualora non si abbia paura di versare dei tributi spaventosi che talvolta sono richiesti dall’imparzialità. Ogni tanto formulo qualche opinione su temi di rilevanza sociale, ma spesso accompagno queste esternazioni con un aggettivo: “trascurabili”. I meccanismi che regolano l’umanità sono più complessi di quanto possa emergere da un discorso qualunquista che si innalzi verso le nubi dai tavoli di un bar, perciò mi dedico con attenzione a questi argomenti ogniqualvolta convergano con la mia introspezione e in tutti gli altri casi non mi cruccio su analisi di questo genere perché non sono un politico né ricopro un ruolo che mi obblighi a prendere delle scelte responsabili per altri gruppi di esseri umani. Per raggiungere un certo distacco da alcune cose ho ridimensionato il mio Ego in un modo abbastanza truce e l’ho fatto tramite la derisione del mio pene. Il fallo non è importante a meno che qualcuno non aspiri a diventare una grande testa di cazzo, perciò l’ho ridicolizzato in privato e in pubblico per negargli qualsiasi valenza. Ovviamente la mia serenità non è qualcosa di astratto né è il frutto dell’autosuggestione altrimenti avrebbe avuto una durata molto breve e le sue carenze si sarebbero già manifestate alle mia attenzione, bensì si tratta di un risultato che ho raggiunto a seguito dell’iter che ho sintetizzato parzialmente in queste righe. Sebbene io sia sereno ciò non vuol dire che dove io metta piede nascano le margherite né tantomento ciò significa che la mia serenità corrisponda a un atteggiamento accondiscendente e buonista nei confronti del mio prossimo. Mi sento bene quando sono calmo e mi sento allo stesso modo quando gli eventi mi portano a incazzarmi, ma in quest’ultimo caso sembra che la mia serenità sparisca temporaneamente perché in tali circostanze non si palesa all’esterno. Credo che alcune persone non riescano a comprendere che il concetto di serenità non è soltanto quello che loro hanno in mente e forse ignorano che ne esistano altre varianti, perciò non mi stupisco che ogni equilibrio interiore possa essere messo in discussione dalle parole e fortunatamente so che su qualsiasi espressione autentica della personalità non può incidere verbo alcuno. Non riesco a capire come taluni pretendano d’insegnare a qualcun altro ciò che quest’ultimo può apprendere soltanto da se stesso. Io ammiro le persone che costruiscono da sole ciò da cui poi vengono animate e sono consapevole della loro esistenza anche se non sono in grado di riconoscerle, perciò a costoro tributo la mia stima. Penso che la vita sia stupenda e la mia affermazione non ha bisogno di soddisfare l’esigenza naif che secondo taluni dovrebbe legittimarla. Non è facile sentirsi completamente appagati e l’indole umana cerca sempre qualcosa di nuovo per fuggire dall’ombra della morte, ma io non voglio nulla di ciò ed è per questo motivo che riesco a muovermi nel vuoto con la familiarità con cui certi mammiferi attraversano gli oceani.

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