Pubblicato martedì 8 Aprile 2025 alle 02:23 da
Francesco
Era da marzo dello scorso anno che non riuscivo a serbare memoria d’un sogno, o almeno a farlo in una misura tale che mi consentisse di scriverne. Questa lunga assenza di ricordi onirici forse è stata specchio di una prolungata fase in cui il mio inconscio non ha avuto molto da dirmi o, forse, le circostanze e la modesta entità delle astrazioni lo hanno fatto esprimere a sussurri.
Mi trovo su una grande barca insieme ad altre persone di cui non rammento i volti ma che sono certo di conoscere. È bel tempo e le ore sembra che appartengano al primo pomeriggio. A un certo punto entro in sottocoperta e mi stupisco perché riconosco il volto di S., una ragazza reale con cui ebbi a parlare anni e anni fa su suo impulso. Lei non si avvede di me perché è intenta a fissare con aria stupefatta un bell’uomo che la osserva alla stessa maniera. I due si guardano intensamente, al modo in cui forse si può immaginare la folgorazione di un colpo di fulmine, e all’improvviso si baciano con grande trasporto. Alla vista di questa scena romantica vengo colto da un sentimento ibrido in cui amarezza, rassegnazione e ammirazione si mischiano insieme, perciò mi allontano e vado in un altro angolo della sottocoperta, ma qui l’ambiente cambia e mi ritrovo in un negozio in disuso presso una via commerciale che associo alla città della ragazza suddetta. Qualcuno mi dice qualcosa ma non riesco a capirne le parole. All’improvviso la scena cambia ancora e mi sembra di vedere un film a colori con Alberto Sordi (anch’esso simbolo della città a cui ho fatto cenno poc’anzi) sebbene egli non appaia e io sia convinto di conoscere il titolo della pellicola: il protagonista passa davanti a una grande struttura in cui c’è scritto “Liberal” a caratteri cubitali, poi percorre una ripida salita per raggiungere un grande monumento in marmo in cui dice e fa delle cose di cui non riesco a rammentare nulla: fine.
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Per tentare una vaga interpretazione dovrei tirarmi su le maniche se già non indossassi una t-shirt. Sotto certi aspetti questo sogno ha degli elementi ricorrenti, ovvero la distanza e la voragine affettiva, ma contiene anche degli elementi criptici e inediti di cui non so fornire manco i contorni. Proprio in questi giorni pensavo e scrivevo di come certe esigenze emotive si affaccino con più convinzione nel corso della primavera, perciò immagino che il sogno dia conto di questa recente dinamica. Credo che l’inconscio si dimeni e voglia spronarmi affinché io compia quanto mai ho potuto o voluto compiere, ma le cose non funzionano in modo così meccanico e quindi mi attendo visioni analoghe nelle notti venture. L’unico volto noto per me è stato quello di S., di cui non so più nulla da parecchi anni, ma credo che la sua apparizione sia stata simbolica e non riferisse di lei in quanto lei. La mia non è una lotta interiore, ma è simile a un fenomeno atmosferico, un po’ come la pioggia nelle stagioni monsoniche. Forzature non possono esservene né in un senso né in un altro e se nulla nasce di spontaneo, allora spontaneo è il nulla stesso.
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Pubblicato venerdì 10 Dicembre 2021 alle 00:30 da
Francesco
Talora le parole giuste cadono dal cielo o precipitano dalle bocche nei momenti sbagliati, perciò ogni loro beneficio viene nullificato dal pessimo tempismo. Non so quali formule pronunciare davanti agli eventuali entusiasmi di una nuova conoscenza e suppongo che questa mia incapacità derivi da una crescente noncuranza verso ogni possibile reciprocità, ma preferisco attribuirla a un amor proprio fattosi ipertrofico per ragioni di sussistenza interiore.
In trentasette anni non ho mai esperito relazioni sentimentali né carnali, però ho avuto delle sporadiche infatuazioni platoniche con pochissime temerarie che si sono concluse sempre con un distacco vicendevole e definitivo. A me piace pensare che qualche rara volta le persone si allontanino così tanto solo per ritrovarsi all’altro capo del mondo, ma io non mi ci vedo in un rendez-vous di questo tipo. Forse l’età fa scemare certi bisogni, specialmente se essi siano rimasti inespressi e inappagati proprio quando potevano affermarsi all’acme della loro intensità. Non riesco davvero a rendermi conto se in me alberghi ancora qualche necessità affettiva e, qualora davvero ve ne si annidino, quale sia la loro entità. Non sono neanche in grado d’immaginarmi al di fuori di quel numero che precede tutti i numeri primi benché esso stesso non lo sia e mi doni alla grande: è l’abito buono per… tutta l’esistenza.
Dagli albori a oggi la mia individualità ha compiuto passi da gigante, ma forse questi non sono così ampi da consentirmi di farne qualcuno indietro. Mi sento quasi in debito con la specie per il mio (in)giustificato assenteismo.
Non ho un’indole autodistruttiva e la mia funzione di adattamento negli ultimi tre lustri ha dato il meglio di sé, ma il rovescio della medaglia si trova nella lontananza e nel disinteresse da ogni altro universo che proprio qui dibatto tra me e me stesso: mi avvince più la questione in quanto tale che il suo oggetto di domanda. Può darsi che ulteriori introspezioni di cui l’avvenire è puntuale latore finiscano per darmi ulteriori spunti, ma al momento non ne scorgo e quindi non ho altro da aggiungere né qualcosa da rimuovere.
Così è se mi pare.
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Pubblicato sabato 7 Agosto 2010 alle 16:33 da
Francesco
Su queste pagine come nel mio secondo scritto, a ogni errore cerco di presentare una bella correzione e non nego affatto che anche a me piacerebbe essere uno sbaglio da sistemare. La solitudine notturna ha un sapore particolare, molto dolce, e nel mio caso presenta di rado un retrogusto amaro. Mi piace ascoltare grandi dischi nelle ore piccole mentre scrivo di me in mia presenza. Faccio compagnia alle parole, specialmente a quelle più brevi che subiscono gravi traumi a seguito degli utilizzi impropri da parte di terzi. Il futuro non lo progetto né lo rigetto. Qualcuno crede che il mio arsenale emotivo non esista, un po’ come quello iracheno che secondo l’opinione pretestuosa di taluni avrebbe dovuto contenere armi di distruzione di massa, ma io custodisco davvero una santabarbara di affettività inespressa da cui, all’uopo, sarò pronto ad attingere. Di sicuro i parallelismi tra la terminologia militare e quella emotiva non contribuiscono a dare di me un’immagine meno fredda, ma non ho i mezzi né la necessità di procurarmi un ufficio stampa. Per qualcuno l’istinto è una bestia feroce, nella vita di qualcun altro invece svolge le funzioni di un cane per ciechi, ma per me è soltanto un ermellino simpatico che non intendo consegnare alla prima pellicceria.
Ho raggranellato qualche palanca e dunque posso già iniziare a muovere l’indice destro sul planisfero per scegliere la destinazione del mio prossimo viaggio. Credevo che l’anno venturo non sarei potuto partire per questioni monetarie, ma a quanto pare le coincidenze mi vogliono altrove, almeno per un mesetto. Ho già in mente la mia prossima destinazione, ma resto aperto a qualsiasi proposta estemporanea dell’intelletto. Potrei anche optare per una piccola impresa in solitaria o con qualcun altro, ma non ho ancora le idee chiare. Se dovessi capitare in una nazione peninsulare mi piacerebbe percorrere almeno una sua costa in bicicletta.
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