14
Giu

Sviluppi podistici

   

Pubblicato venerdì 14 Giugno 2019 alle 23:46 da Francesco

In merito alla natura della coscienza non so se debba rivolgermi al positivismo o a certa metafisica che talora finisce per scadere in derive new age: le aporie sono fastidiose.
Nelle ultime due settimane ho corso 287,5km in 21h49′, quindi a una media di 4’33”. Continuo a vedere progressi grazie al calo di peso e di massa grassa: poco meno di 65kg il primo, stabile al 15% la seconda.
Il mio fisico sta rispondendo bene ai molti chilometri e a qualche lavoro di qualità. A forza di correre si è estinto anche un dolorino che avevo allo psoas sinistro o forse l’ho perso per strada, only God knows. La scorsa settimana sono riuscito a correre i 10km in 36’19” durante una sessione di 21km, il giorno dopo li ho fatti in 36′ netti (3’36”) sempre all’interno di un totale di 21km: per me non sono tempi stellari, ma trovo significativo che mi siano venuti di seguito e in giornate di forte scirocco. Ieri ho corso 26km facili ma con un buon tremila (3’21”, 3’19”, 3’19”) e oggi 22,5km con un tremila simile (3’22”, 3’23”, 3’22”), ma all’interno di 15km a 3’44” (l’allenamento in oggetto): sono numeri che mi dànno fiducia. Non faccio vere e proprie ripetute brevi, però di tanto in tanto un po’ di fartlek in salita. Al momento mi sento in grado di battere i miei record personali su qualsiasi distanza, dai cinquemila metri ai cento chilometri. Sono curioso di vedere quali responsi avrò ad agosto durante qualche test di velocità che svolgerò per i fatti miei a mo’ di gara.

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8
Giu

Impressioni di giugno

   

Pubblicato sabato 8 Giugno 2019 alle 00:12 da Francesco

Talora il destino si accanisce con prematura ferocia verso chi non ha avuto tempo sufficiente per conseguire meriti o colpe, ma questa è l’insondabile precarietà della vita. Non mi considero un individuo emotivo perché ho colto da tempo l’invito heideggeriano di essere per la morte, nel senso ontologico dell’espressione, ma ho provato un forte moto di commozione quando ho appreso la tragedia che ha colpito una mia conoscente, anch’essa atleta.
Ho provato un’irrazionale senso di colpa nel momento in cui mi sono trovato a fare ciò che anche lei era solita fare, ossia allenarsi, quindi l’ho pensata a lungo e le ho augurato ogni bene da qui in poi, come se avesse già pagato per tutta la sofferenza che una persona è tenuta a esperire nell’arco della sua esistenza. Suppongo che le mie reazioni interiori siano scaturite in parte da un certo livello d’identificazione, ma di sicuro vi ha concorso anche molta empatia. 
Di fronte a quanto è indicibile le parole non possono nulla e io ne vergo qualcuna a suo corredo solo per rimarcarne l’impotenza, ma credo che la scrittura mi aiuti comunque a dare una forma a quelle circostanze che le negano tutte. Probabilmente vedrò altre persone soffrire e lasciare anzitempo questo pianeta, inoltre può darsi che in un futuro più o meno lontano io stesso diventi il protagonista di una catastrofe personale, ma continuerò a fare quanto è in mio potere per arginare tutte le forze contrarie e accetterò la sconfitta solo se questa dovesse risultare totale. In me si annida una forte propensione alla vita, ma quest’ultima non è ammantata d’ingenuità. Per aspera ad astra.

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1
Giu

Un piccolo test di velocità

   

Pubblicato sabato 1 Giugno 2019 alle 01:11 da Francesco

I cambiamenti che ho impresso alla mia alimentazione e ai miei allenamenti continuano a dare i loro frutti. Ho chiuso maggio con 375km e ieri ho svolto l’ultima sessione del mese con un piccolo test di velocità. Ho corso i primi cinque chilometri in 17’23”, a una media di 3’29”, con lo scopo d’impostare un’andatura sostenuta che al tempo stesso non mi debilitasse del tutto, e sono riuscito nel mio intento in quanto ho mantenuto un buon ritmo medio negli altri undici chilometri della sessione, in particolare negli ultimi tre corsi sotto i 3’40”: precisamente in 3’33”, 3’39” e di nuovo in 3’33”.
Avverto da un po’ di tempo un lieve fastidio all’altezza dello psoas sinistro, ma nulla che pregiudichi i miei sforzi: ci convivo in attesa che passi, proprio come ho sempre fatto in casi analoghi. D’altro canto non posso pretendere che certi ritmi e certe distanze non mi rechino mai qualche disturbo.
Sono contento perché sto cominciando a ripagarmi la disciplina a tavola e spero che ulteriori miglioramenti arrivino nei prossimi mesi. Benefico della diminuzione di peso e di massa grassa, a riprova di come non mi sia possibile prescindere da tali parametri per tentare a un salto di qualità.

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26
Mag

L’esoterismo islamico di Alberto Ventura

   

Pubblicato domenica 26 Maggio 2019 alle 00:58 da Francesco

Qualche giorno fa ho terminato “L’esoterismo islamico” di Alberto Ventura, un saggio dal taglio metafisico e speculativo che malgrado le dimensioni ridotte mi ha impegnato più di quanto abbiano fatto in passato testi dalle dimensioni maggiori.
I miei primi contatti con il sufismo sono avvenuti tramite Gurdjieff e Rumi, e ho sempre voluto saperne qualcosa in più poiché, a torto o a ragione, costituisce l’unico aspetto dell’Islam che mi affascini. Nella disamina di Ventura vi sono delle analogie con alcuni concetti dell’induismo, del cristianesimo più antico e del taoismo, quale per esempio la definizione dell’Essenza divina che prescinde da ogni attributo e verso cui si può impiegare soltanto una terminologia negativa, nel senso della teologia apofatica o come nel caso dell’idea di Atman.
In merito al carattere illusorio del mondo mi è parso di scorgere un ulteriore sincretismo per come l’illusione non viene liquidata quale mera fantasia, difatti Ahmad Sirhindi le attribuisce una stabilità e una realtà relativa che sono in accordo col grado di esistenza da cui è stata prodotta.
Dal punto di cui sopra in poi si apre a più riprese una lunga trattazione dei due aspetti della totalità, ossia ciò che è assoluto e quanto invece è limitato, trattazione volta a superare un mendace dualismo e nel corso di cui Ventura rimanda ai testi di Guénon, anch’essi presenti nel catalogo Adelphi e in parte già oggetto di mie letture pregresse. La coda gnoseologica si protrae quasi fino alla conclusione del libro, quando interviene un certo simbolismo che si propone di schematizzare quanto è stato esposto fino a quel punto.
Per me si sono rivelate duecento pagine piuttosto dense, in cui più di tutte ho apprezzato le citazioni di Ibn Arabi. Forse per iniziare sarebbe stato meglio se mi fossi rivolto verso un volume che proponesse una visione più generale del sufismo, ma posso sempre integrare in un secondo tempo tale lettura con un testo meno specifico e ottenere lo stesso risultato in forza di quella regola commutativa per la quale esso non muta qualora cambi l’ordine degli addendi.

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22
Mag

La concretezza e le astrazioni di un sano ripiegamento

   

Pubblicato mercoledì 22 Maggio 2019 alle 00:01 da Francesco

Sono fagocitato dalle mie buone abitudini e dalle incombenze della vita ordinaria, ma avverto il bisogno di scrivere e non mi preoccupa la latitanza dell’ispirazione. Mantengo la mia esistenza a debita distanza da quelle altrui benché converga sulle traiettorie di terzi nei casi in cui debba assolvere beghe burocratiche e, in misura meno frequente, mi ci ritrovi per ragioni sportive.
Riconosco ai rapporti umani una certa importanza e un filo di noia, ma non sono un alfiere della socializzazione e anche in questa fase della mia vita continuo a prediligere un certo isolamento che mi consente di mantenere quello spazio interiore da cui so trarre il meglio di me stesso.
Può darsi che un domani la mia inclinazione cambi, e in questo senso già in passato ho fatto delle prove tecniche, ma sto bene con ciò che sono e non ho mai intravisto valide ragioni per trascorrere meno tempo in mia compagnia. Se potessi avanzare una richiesta a Saturno allora gli compilerei un’istanza di risarcimento per chiedere indietro ore e ore di discorsi inutili, ma in un’ultima analisi non posso negare come anche dal tedio e dall’apparente inconsistenza di quanto fu detto io possa trarre qualcosa di utile per evitarne la recrudescenza.
Mi piace il mio modo di vivere in quanto vi riscontro come i debiti sforzi si risolvano sovente in un giusto risultato senza che altri fattori, di portata variabile e del tutto iniqui, vanifichino il mio operato. Molte delle cose che faccio o da cui mi astengo non hanno i requisiti per trovare un posto nella mia denuncia dei redditi, nondimeno mi arricchiscono oltremodo e a me tanto basta. Non mi occupo di come io appaia agli occhi altrui, perlomeno non in modo conscio, e non lo farei neanche se mi venisse proposto un appalto per edificare la mia immagine nei giudizi di estranei.

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17
Mag

Di massa grassa e nuovi ritmi

   

Pubblicato venerdì 17 Maggio 2019 alle 14:21 da Francesco

Continuo ad allenarmi a dovere benché non intenda più gareggiare in patria. Ho abbassato i tempi medi delle mie uscite e ho cambiato la mia alimentazione. Da circa un mese non mi cucino più pasta né riso né cous cous: ormai la mia fonte primaria di carboidrati è costituita dagli ortaggi (cipolle, zucchine, carote, asparagi) e dalla frutta. Vi sono ancora occasioni in cui arricchisco lo spirito con la pizza, ma è il pasto ordinario che è cambiato.
Ho realizzato tutti i miei tempi passati con un’alta percentuale di massa grassa, tra il 17% e il 18%, oltre a un rapporto tra altezza e peso tutt’altro che da maratoneta: di norma tra i 68kg e i 70kg per 168cm. Al momento oscillo tra i 65kg e i 66kg ma con una percentuale di massa grassa del 16%. Penso che il mio primato sulla maratona (2h39’13”) possa essere demolito, ma devo dimostrarlo su strada (estera).
Ho accettato a lungo la condizione di cui sopra perché in poco più di due anni sono riuscito a correre venti maratone e soltanto in due occasioni ho fatto registrare un tempo al di sopra delle 2h50′, quindi mi sono adagiato sugli allori e ho sempre trascurato l’alimentazione.
Ho provato varie volte a cambiare la mia dieta, ma a differenza di terzi io non sono un tuttologo e quindi ho compiuto vari tentativi a vuoto perché mi piace fare tutto da solo.
Finalmente sono riuscito a imprimere una certa costanza al mio modo di mangiare e anche gli allenamenti mi stanno dando conferme in questo senso.
Quella odierna è stata la terza sessione veloce in tre giorni, infatti lunedì ho corso diecimila metri in in 36’15”, poi mi sono riposato due minuti e ne ho corsi altri 7 a 3’46” di media. Ieri ho sparato un tremila in 10′ netti, con l’ultimo chilometro corso a 3’16”, poi 8km facilissimi di recupero e una partita di calcetto dove ho corso all’inverosimile. Oggi 17,7 chilometri in 1h07’16”, 3’47” la media al chilometro, con un minimo di dislivello.
Ho abbassato un po’ la quantità ma ho alzato l’intensità. Il mio obiettivo per settembre è quello di arrivare a un peso di 60kg o poco meno con una percentuale di grasso tra il 10% e l’11% e valutare la condizione generale via via con qualche test di velocità. Questo è l’unico modo in cui posso compiere un ulteriore salto di qualità, ma se non dovessi riuscirci so che da qualche parte ci sarà sempre un barattolo di burro d’arachidi ad aspettarmi, comprensivo e calorico.

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9
Mag

Di contrazioni e rilassamenti

   

Pubblicato giovedì 9 Maggio 2019 alle 19:55 da Francesco

Per cause esterne o per necessità interiori vi sono dei periodi in cui odo forte il richiamo di una laica solennità verso questioni metafisiche, come se dovessi direzionarvi i miei pensieri per mondare l’impalpabile stato in cui elucubro, tuttavia mi risulta difficile assecondare le esigenze di cui sopra in mezzo alle turbe dei miei simili e alla confusione che di norma da esse promana.
Talora mi chiudo nelle mie abitudini per andare incontro a una dimensione più elevata della mia esistenza, conscio di come a un tale ritiro segua sempre un’apertura di entità variabile e in accordo con gli eventi, un po’ come se le mie astrazioni si dipanassero in fasi sistoliche e diastoliche. Porto in dote la costante di una certa leggerezza che non traspare sempre dallo stile a cui di tanto in tanto ricorro per esprimermi su queste mie pagine, tuttavia non mi preme la perenne salvaguardia della coerenza tra forma e sostanza, o almeno non nei termini in cui quest’ultima è sovente attesa dal cosiddetto senso comune.
Non ho bisogno di farmi capire né di essere compreso laddove queste evenienze non abbiano una portata tale in ragione di cui i diretti interessati finiscano per rasentare la possibilità di mettere da parte il linguaggio ordinario. Non penso che servano a granché i vasi comunicanti qualora si scopra che siano stati riciclati da quelli che furono di Pandora. Le forzature verso l’incomunicabilità fanno partorire a quest’ultima delle brutte bestie a più teste e, siccome io non mi metterei mai in casa un cobra reale, non vedo perché dovrei offrire il petto alle idre. I miei ripiegamenti su me stesso si rivelano spesso proficui in quanto mi permettono di sublimare energie e attenzioni che non veicolo altrove, mentre i miei stadi espansivi non di rado sono contraddistinti dal tedio di interazioni trascurabili: più o meno e fatte le debite eccezioni quest’è l’andamento.

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2
Mag

I Ching

   

Pubblicato giovedì 2 Maggio 2019 alle 19:58 da Francesco

Per diversi anni mi sono ripromesso di leggere l’I Ching, il cosiddetto libro dei mutamenti, anche in ragione dell’interesse che a suo tempo gli riservò Carl Gustav Jung, e alla fine dell’ultimo inverno ho tenuto fede a quel proposito. Il mio approccio non è stato quello di chi fosse alla ricerca di uno strumento divinatorio o d’un modo per dare libero corso alle proprie suggestioni verso conoscenze antiche e sapienziali, bensì mi ci sono affacciato per cogliere l’invito a una diversa introspezione e per soffermarmi sul tema della sincronicità senza annacquarlo con fiumi d’incauto razionalismo. Trovo affascinanti anche gli aspetti archetipici che stanno alla base dei sessantaquattro esagrammi e delle loro spiegazioni, ma considero piuttosto sottile la linea che divide il valore psicologico dell’opera da una sua interpretazione caricaturale e mendace.
Ne ho portato a termine l’attenta lettura oltre un mese fa, tuttavia non ho ancora scorto il momento giusto per provarne una prima applicazione e non intendo farlo per mero gioco in quanto, se così agissi, ne tradirei lo spirito nonché la conditio sine qua non. A tempo debito darò conto a me stesso su queste pagine della mia esperienza con l’I Ching, ma per adesso continuo a dilatare l’attesa in virtù del concetto greco di kairòs.

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29
Apr

Quando incontrai colei che non incontrai più

   

Pubblicato lunedì 29 Aprile 2019 alle 22:02 da Francesco

Quasi un anno fa mi recai nella città eterna e, in un’umida sera alle porte dell’estate, gareggiai tra le strade capitoline. Una volta all’arrivo in Piazza del Popolo mi diedi una pulita di fortuna e m’incamminai alla volta del ponte Regina Margherita: là vidi per la prima volta una ragazza con cui negli anni precedenti mi ero immerso in lunghe conversazioni, talora al limite dell’assurdo, talora al culmine del piacere. Sapevo benissimo come la natura e le sue abitudini ne avevano modellato le fattezze, nondimeno la sua beltà mi colpì lo stesso.
Avevamo improvvisato quel rendez vous in ragione della reciproca curiosità, ma io non la feci sentire desiderata come in seguito ho immaginato che si aspettasse. Rammento qualche passo a Villa Borghese, un gelato mediocre che mi fu offerto e il cui consumo avvenne con somma celerità, ma anche dei bei gatti randagi e una crescente insofferenza da parte della sventurata di cui sopra. Non cercai il contatto fisico perché volevo conoscerla davvero, sapere chi fosse in un contesto avulso da quello digitale, ma questa mia condotta la indispose. Più ci ripenso e più ci rido perché fu un tentativo di sdrammatizzare che si risolse in una comica grottesca
Non ho mai avuto relazioni sentimentali né rapporti carnali, condizione di cui non faccio mai mistero nelle rare volte in cui io mi ritrovi a interloquire con una ragazza, perciò da me nessuna può aspettarsi determinate iniziative. Non sono un maschio alfa in questo ambito. Ho un modo particolare di rapportarmi con l’altro sesso, ma forse il mio è più indicato per il cabaret e favorisce meno quanto si trovi al di là di una simpatia passeggera o di un’infatuazione.
Perlomeno questa storia prova come io non escluda alcune possibilità, ma conferma anche quanto finisca per non risultare mai la persona di cui l’altra è alla ricerca: sono proprio un pasticcione. Recentemente ho provato a tornare in contatto con la ragazza della storia, ma i miei timidi messaggi si sono infranti su un muro di silenzio e quindi ho lasciato perdere: la ricorderò per sempre.
Le cose non vanno sempre come qualcuno spera che vadano, ma ce ne sono comunque tante altre a cui volgersi e qualora non se ne vedano la colpa può essere ascritta soltanto alla propria miopia. Quand’ero un adolescente insicuro ebbi un periodo di lunga malinconia al cospetto della prima e immancabile delusione, ma in quell’occasione e in altre pagai lo scotto dell’inesperienza: ero ancora convinto che dovessi cercare il mio senso interiore nella reciproca risonanza con una ragazza. Capisco chi avverta l’urgenza dell’altrui considerazione, come se essa conferisse davvero un significato all’esistenza, ma le cose stanno diversamente.

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25
Apr

In una placida notte di primavera

   

Pubblicato giovedì 25 Aprile 2019 alle 00:47 da Francesco

L’avanzata nel tempo è una scalata e gli appigli sono le lancette dei tanti orologi fermi che ne tempestano la parete. A volte uno sguardo nel vuoto dà l’idea di quanto tempo sia trascorso dall’ultima volta che qualcuno abbia degnato di considerazione il proprio passato.
La caduta a ritroso non è eventuale, ma certa: la salita è propedeutica al suo esatto contrario. All’orizzonte si muovono ombre che non temo affatto, però alimento lo stesso un po’ di circospezione. Qualche volta non mi vedo a una certa quota sopra la mia nascita, sospeso o in progressione sull’asse delle ordinate, bensì vi sono dei momenti o addirittura interi periodi nei quali mi sento sotto una piccola cascata mentre il tempo mi scivola addosso. Ho il sospetto che la durata della mia esistenza non conti poi molto nel grande gioco del cosmo, ma assecondo l’istinto di conservazione e le auguro una buona longevità.
Mi reputo risolto in una determinata misura e mi rendo conto di come tale asserzione potrebbe apparire pretenziosa o persino tracotante se venisse letta o appresa da chi avesse l’ardire di spendersi sulle mie parole, ma non sono giunto a tale giudizio con la negligente indulgenza di chi non abbia mai dilaniato se stesso in lunghe, drastiche e decisive schermaglie introspettive.
Ho come l’impressione che quanto ancora rimanga del mio tempo su questo pianeta sia una sorta di surplus e per me non v’è nulla di negativo in ciò, anzi, ma non ne ho la certezza e non so se il futuro abbia in serbo per me nuovi sensi con cui ammantare il mio rapporto con lui.
La mia vaghezza è lo specchio opaco su cui mi rifletto e sul quale rifletto. Non pretendo di scrivere o dire nulla di più di quanto non ci sia bisogno di scrivere e di dire. Se dovessi davvero aggiungere qualcosa in questo preciso istante, allora volgerei un plauso alla notte incipiente e alle voci di Otis Redding e Sam Cooke che mi ci traghettano mentre parlo con me stesso e sempre per me stesso scrivo.

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