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A un detenuto ignoto

Pubblicato giovedì 2 Novembre 2006 alle 17:08 da Francesco

Ricordi quando i muscoli del tuo viso si sono contratti per non dare spiegazioni? Ti guardavi allo specchio, ma non riuscivi a vederti e sembravi un morto che respirava. Ho assistito di nascosto ai tuoi monologhi serali di fronte all’abbazia del rancore sessista. Molti prima di te hanno interpretato la stessa tragedia e qualcuno ha persino accettato l’invito ingannevole della vita a negare se stessa. Io sono Francesco e non ho mai saggiato la simbiosi intima che è evasa dalla tua esistenza. Non ho nemmeno una parola di conforto per te e anche se ne avessi una sola mi rifiuterei di utilizzarla. Tu mi ascolti, uomo triste, e solo per questo motivo indirizzo parole vuote verso la tua prigione emozionale. Non cerco verità nascoste né tento di appropriarmi dei tuoi segreti. Due forze preesistenti alla nascita dell’universo si inseguono nelle nostre viscere e ogni volta che noi le chiamiamo per nome ci sembrano scontate. Sono un disabile sentimentale, ma mi appassionano i drammi passionali. Lo ammetto: il mio voyeurismo è più patetico del fanatismo stereotipato che sorregge la dedizione decennale con la quale una casalinga segue la sua telenovela preferita. Viaggio con la fantasia alla ricerca di succedanei affettivi e ogni tanto ne trovo qualcuno. Le grinfie della passività tentano di ghermire i principi attivi della bellezza e il tempo, come sua abitudine, osserva con sussiego atarassico il duello tra la cosicenza e gli impulsi. Ti saluto uomo senza nome e mi auguro che un domani tu possa uscire vivo dalla vita.

Categorie: Parole |

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Status quo

Pubblicato mercoledì 1 Novembre 2006 alle 15:17 da Francesco

Come al solito corro con euforia lungo giornate estremamente vuote e talvolta mi sento un naufrago sereno sopra un atollo deserto. Per adesso sono felice che il mio ozio solitario continui a cavalcare accanto alla mia vita e non posso fare a meno di benedire la sua presenza con un gesto onanista. Il mio modus vivendi è sempre lo stesso, ma adesso la mia forma mentis lo osserva diversamente e mi dà la possibilità di apprezzarlo di più rispetto al passato. Penso molto di meno al mio rigor mortis e tento di vivere ogni momento della mia esistenza con un disinteresse goliardico e costruttivo. Le mie parole sono contraddittorie per necessità. Probabilmente nei prossimi mesi nessuna novità si arenerà sulle mie spiagge e io continuerò a pisciare in bocca all’età adulta e alle responsabilità che sono le sue dame di compagnia. Non sono un grande stratega e provo un affetto fraterno per la mia masturbazione notturna. Sto raccogliendo le sensazioni stupende che cadono dalla parte armoniosa della mia capacità di stare da solo. Non sono un misantropo e non ho problemi nei rapporti interpersonali, ma preferisco l’effetto benefico del mio cazzeggio solitario alle bocche parlanti. Certe persone mi scambiano per un ragazzo profondo, ma se curassero la loro miopia si accorgerebbero della mia vera natura. Mi considero una persona superficiale e mi rendo conto che a volte la mia superficialità possa apparire atipica a causa delle contaminazioni metafisiche che la popolano. Mi sciacquo le palle con gli aforismi e non ho grandi verità da elargire, non sono un picchiatore e non ho mai fatto a botte nella mia vita. Non sono acritico e riconosco che alcune parti della mia personalità sono stupide e bieche. Uso i vortici di parole che estrapolo dal mio secondo culo per approfondire le mie mancanze affettive e cerco di non sostare troppo sulle inevitabili banalità dell’argomento per evitare di compromettere la mia introspezione. Un giorno sborrerò sopra ‘sto cazzo di velo di Maya che copre ogni cosa e poi lo getterò tra le fauci di un cassonetto.

Categorie: Intimità, Parole |