27
Set

Votare è un po’ morire

Pubblicato martedì 27 Settembre 2022 alle 21:46 da Francesco

Le recenti elezioni mi hanno divertito oltremodo in quanto hanno reso intolleranti certi individui verso quegli stessi meccanismi democratici dei quali costoro non mancano mai di dichiararsi indefessi guardiani e paladini. Io ho preferito tenere pulita l’anima e quindi ho disertato il seggio giacché reputo il voto un rito pro forma, una superstizione novecentesca, un concorso a premi senza jackpot; inoltre il completamento dei timbri sulla scheda elettorale non dà diritto manco a una radiosveglia né a un qualunque altro gadget da collezione. Cui prodest?
Capisco gli ingenui entusiasmi di quanti si spendano nell’agone politico, mossi dalla parodia del civismo e da un particolare impegno, tipico di chiunque sappia ancora illudere e illudersi, perciò è nell’ordine delle cose che simili persone credano e si battano per innalzare il proprio castello di carta o per minare le fondamenta di quello rivale. Al contempo comprendo perfettamente il feroce disincanto di coloro che osteggiano le elezioni e le denigrano a ogni piè sospinto, ma dal mio punto di vista il modo migliore per non farcisi il sangue amaro consiste nel considerarle un divertissement e niente di più. Può darsi che la democrazia allo (e nello) stato attuale sia davvero il minore dei mali, ma allora non oso chiedermi quale si configuri effettivamente come quello peggiore. Nell’ultima imbarcata di candidati, partiti e circhi vari, la libertà di scelta mi è sembrata assente proprio come nelle precedenti occasioni, ma almeno è rimasto l’imbarazzo della scelta nel senso che ogni possibile scelta poteva avere come unica conseguenza quella dell’imbarazzo. Perché mai sporcarsi le mani e, come già scritto, l’anima? Per me prevenire è meglio che curare e astenersi è meglio che incollerirsi.
Non so se esista davvero una parte giusta, il bene assoluto, ma tendo a credere che spesso tale espressione sia utilizzata in modo improprio per indicare una convenienza materiale, ideologica, identitaria, affettiva, insomma la mendace traduzione di istanze egoiche nelle svianti pretese di un falso altruismo: la solita merda da umanoidi.

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25
Ago

Il vizio di votare

Pubblicato mercoledì 25 Agosto 2021 alle 16:08 da Francesco

Si avvicina la sagra elettorale con ricchi appalti e cotillons, animatori e talora ballottaggi di gruppo: il dado è tratto ed è finito nel brodo. Statisti in erba da ambo le parti prospettano rivoluzioni copernicane, ma a me interessano molto i giardini pensili che sorgeranno a seguito della loro palingenetica elezione: tanta voglia di Babilonia.Personaggi di grande levatura corrono sulle orme di Solone, convinti delle proprie convinzioni in ragione degli stessi pleonasmi e tautologie per cui l’acqua è bagnata, forti del grande merito di essere simpaticissimi, inseriti nel tessuto necrotico sociale e, soprattutto, assidui banditori di aperitivi et apericene.
Talora reduci da una potestà genitoriale fallimentare o da una stagione a Candy Crush inferiore alle attese, avranno modo di entrare nell’humus politico per risorgere a nuova vita e irradiare la res publica. Costoro mi appaiono sotto forma di post sponsorizzati su Facebook che io, qualunquista d’accatto, blocco sempre illico et immediate insieme ai loro autori, e ciò a prescindere dalla squadra di calcetto politico a cui fanno capo. Me misero! Me tapino!
Forse se avessi meno pudore persino io potrei candidarmi, d’altro canto non ho né arte né parte e mi mancano competenze specifiche benché abbia sempre cura di abbassare la tavoletta dopo ogni pisciata. Non so cosa sia la democrazia, è un’astrazione di cui non colgo la quintessenza; d’acchito mi ricorda molto la Corrida della buonanima di Corrado, ma forse a un’analisi più accurata, almeno nella sua concezione moderna, essa può essere definita come l’incontro dello Hobbes con le giovani marmotte.
Non so quale sia l’alternativa e neanche confido nella sua esistenza, tuttavia vedo una buona candidata (questa sì) nella quinta fase del lutto, ossia l’accettazione.

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7
Mar

Elezioni politiche italiane

Pubblicato mercoledì 7 Marzo 2018 alle 21:29 da Francesco

Alle ultime elezioni ho accordato la mia preferenza alla Lega sia alla Camera che al Senato, ma il mio voto è stato un plauso disilluso per tutte quelle buone intenzioni sulla cui realizzazione dubito in sommo grado. Non mi aspetto l’applicazione della flat tax, l’immediata espulsione di molti clandestini che infestano le città italiane, l’abolizione del reato di tortura e altre sacrosante misure. So quali promesse elettorali disattenderebbe la colazione di centrodestra se ottenesse l’incarico di governo, ma temerei di più quelle che potrebbe realizzare un’eventuale unione di centrosinistra se ricevesse lo stesso mandato. Per me le sigle della galassia sinistroide non presentano divergenze sostanziali, difatti mi pare che provengano tutte dallo stesso stampo, ovvero quello di un cranio da cui trabocchi merda.
Non mi preoccupa il grande successo del Movimento Cinque Stelle e in parte sarei curioso di vederlo all’opera a livello nazionale, difatti io stesso in altre occasioni l’ho votato convintamente, ma credo che ormai abbia esaurito la sua funzione di rottura e dunque non lo lo guardo più con interesse. Invero non mi considero un sincero democratico e preferirei una dittatura illuminata piuttosto che una repubblica parlamentare in cui la mediocrità trovi larga rappresentanza.
A mio modesto avviso le leve del potere devono essere appannaggio dell’aristocrazia e non intendo quest’ultima nel modo in cui l’immaginario comune la dipinge, bensì nella sua etimologia greca, ovvero il governo dei migliori.
Attendo con interesse i postumi di quest’incerta tornata elettorale e mi diverto ad ascoltare talune disquisizioni mentre il globo terracqueo continua a girare così com’è tenuto a fare da leggi, quelle sì, inviolabili.

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24
Feb

Preferenze e dissolvenze

Pubblicato domenica 24 Febbraio 2013 alle 12:07 da Francesco

È entrato nel vivo quell’esercizio di vanità che è il voto, vizio del tutto nuovo per me, infatti mi sono sempre astenuto (tranne un voto di protesta dato per delle trascurabili elezioni comunali). Non accetto lezioni da chi in passato ha scelto degli idioti come suoi rappresentanti, spesso per partito preso e senza essere in grado di fornire una spiegazione. Queste comunque sono cose che in parte ho già scritto altrove seppur in maniera lievemente diversa, ma ho deciso di usarle per macchiare queste pagine con la fanghiglia della politica.
Se avessi milioni di euro e una doppia nazionalità me ne fregherei di tutto ciò. Non ho scelto io di nascere né tanto meno di ritrovarmi nel gran pollaio della democrazia.
Non voto PDL perché ha mancato la rivoluzione liberale, straripa di impresentabili e ha su di sé buona parte delle colpe per l’aumento delle imposte e per l’avvento del governo tecnico: chi lo vota per me non fa altro che conclamare la propria coglionaggine invece di fare il proprio interesse.
Non voto PD in quanto le sue politiche economiche sono incentrate più sulla tassazione e sulle patrimoniali (temo fino al ceto medio) che sull’attacco agli sprechi e ai tagli della spesa pubblica, inoltre ha una forte componente cattolica e un tasso di scandali quasi pari a quello del PDL.
Non voto nemmeno SEL per motivi analoghi a quelli del PD anche se ne apprezzo le posizioni sull’ambiente.
Non voto per la Scelta Civica di Monti poiché il governo tecnico non ha fatto ciò che avrebbe potuto fare ed è stato forte con i deboli e debole con i forti.
Non voto UDC in quanto emanazione del Vaticano e quindi pura flatulenza.
Non voto né Fratelli d’Italia né La Destra né Forza Nuova né Casapound perché in queste formazioni si possono identificare soltanto dei fascistelli repressi: che l’autocombustione le raduni sotto una fiamma tricolore.
Non voto Lega Nord perché ha mancato il federalismo e si è messa al pari con gli scandali, inoltre la sua retorica xenofoba è fuori dal tempo: il mio nemico non è il clandestino con molta melanina, ma il legislatore bianco caucasico che partorisce leggi di merda.
Non voto Rivoluzione Civile perché anche il comunismo è fuori dal tempo, inoltre la presenza di Di Pietro mi fa temere che egli porti con sé (in)degni eredi di Razzi e Scilipoti, ma ne apprezzo i propositi per la lotta alla criminalità organizzata e l’intento di monetizzare le confische.
Non voto Amnistia Giustizia e Libertà perché la prima parola di questa triade nega le altre due. Il mio primo voto andrà al Movimento Cinque Stelle senza illudermi che sia la panacea di tutti i mali; se non si fosse presentato io sarei stato costretto a restare nell’astensionismo. Non faccio propaganda e i motivi della mia preferenza si trovano tutti nel programma del movimento, nella rinuncia ai rimborsi elettorali e nella decurtazione volontaria degli emolumenti.
Venerdì sono stato a Roma in piazza San Giovanni, non troppo lontano dal palco, e ho avuto riprove che comunque non mi servivano. Una parte dell’elettorato del Movimento Cinque Stelle è composta da bifolchi che hanno come unico scopo ridere e berciare sulle battute ripetitive di Grillo, dubito persino che costoro sappiano tracciare una ics: è inevitabile che anche antropoidi del genere godano del diritto di votare. C’è comunque gente di tutt’altra risma che sa informarsi e preservare il proprio senso critico.
Non sono granché democratico e se potessi scegliere davvero allora eleggerei la buon’anima di Alessandro Magno o magari il moderato Gengis Khan. Per me si aprono due strade e comunque vada perderò e vincerò. Nel caso in cui il Movimento Cinque Stelle dovesse mancare ai propri intenti di opposizione e di proposta otterrei la riprova di quanto la democrazia sia fallimentare, ma ne perderei in utilità e allo stesso tempo non verrei confutato: questa sarebbe una vittoria di Pirro. Se invece il corso degli eventi dovesse snodarsi in un quadro del tutto diverso allora ne guadagnerei nell’amministrazione dello Stato e sarei costretto a retrocedere dalle mie posizioni antidemocratiche. Se l’esito dipendesse da me preferirei calpestare le mie convinzioni e vedere il miglioramento della società in cui erogo i miei respiri.
Per l’occasione ho rivisto alcune interviste di Carmelo Bene e mi sono trovato (o forse sarebbe opportuno scrivere “smarrito”) perfettamente a mio agio nel suo citazionismo. Tra il dire e il fare forse c’è meno distanza che tra il fare e il disfare, nel senso più ampio e vuoto dell’espressione. Parole profetiche: “La libertà è affrancamento dal lavoro e non occupazione sul lavoro”. La catena di montaggio, la Macchina che Bene chiama in causa sulla scorta di Deleuze, non è definibile, però ognuno la conosce a suo modo.
Chissà se è vero che “la democrazia è quel sistema in cui il popolo, prende a calci il popolo, su mandato del popolo”. Chi vivrà vedrà e già questa è una condanna.

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15
Apr

Danni contenuti

Pubblicato martedì 15 Aprile 2008 alle 14:22 da Francesco

Sono felice che le urne abbiano decretato la morte elettorale di alcuni uomini. Credo che sia appena iniziato un processo di epurazione nel mondo della politica, ma suppongo che servano ancora molti anni per un ricambio generazionale. L’astensionismo ha fallito e alla la luce di quanto è successo credo che l’affluenza alle urne sia stata utile per dare un colpo di spugna alla frammentazione politica, tuttavia se domani si votasse di nuovo con gli stessi candidati io non eserciterei ugualmente il mio diritto al voto. Devo spezzare una lancia a favore della Lega Nord e penso che chiunque ami l’imparzialità debba riconoscere il successo del Carroccio. I leghisti hanno una nomea poco lusinghiera, ma i loro rappresentanti sono molto schietti e, per quanto possano essere discutibili, le loro dichiarazioni non si prestano alle ambiguità che caratterizzano la facondia di altri esponenti politici, inoltre ritengo che il partito di Umberto Bossi sia fortemente pragmatico e questa particolarità lo rende appetibile in un declino ideologico che finalmente si è affacciato anche in Italia. Ho sempre provato una simpatia umana per Silvio Berlusconi e per le sue doti comunicative, perciò mi auguro che il suo governo duri un quinquennio e spero che mi dia qualche motivo positivo per rieleggerlo. Sebbene al peggio non c’è mai fine dubito che l’Italia possa toccare ulteriormente il fondo e mi auguro che il nuovo esecutivo non raccolga questa sfida. Probabilmente l’eskimo di qualcuno è sbiancato a seguito della scomparsa di buona parte della sinistra, ma trovo che nel ventunesimo secolo non ci sia più spazio per le utopie fallimentari e ritengo che al tramonto delle ideologie debba seguire un’alba utilitaristica.

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6
Apr

L’atmosfera lugubre delle urne

Pubblicato domenica 6 Aprile 2008 alle 15:02 da Francesco

Mancano sette giorni alle elezioni e non oso fare pronostici, inoltre se fosse possibile scommettere su un partito non farei neanche una puntata simbolica: la politica italiana è un gioco d’azzardo e il debito pubblico ne è il risultato. Dopo le votazioni si terrà un rinfresco che durerà per una legislatura e alcune persone telegeniche si spartiranno la torta degli interessi nazionali, ma l’elettorato continuerà a sperare che venga il diabete a chiunque prenda le fette più grandi e probabilmente non smetterà di patire l’amarezza dell’insofferenza. Attendo le votazioni per respirarne il clima mediatico, ma la mia curiosità astensionista è rivolta principalmente agli aspetti formali di questo evento politico. Credo che il mio interesse per l’attualità sia deprecabile e inutile, sebbene io non lo ritenga tanto sterile quanto l’atteggiamento fanatico di certi individui. Secondo taluni le schede elettorali sono confusionarie, ma nel caso in cui vengano ristampate penso che la prima tiratura possa essere riciclata in modo tale da fornire ai partiti il materiale cartaceo di cui necessitano per arricchire le loro liti in parlamento con il lancio di oggetti. Penso che la fiaccola olimpica avrebbe dovuto transitare in Italia per accendere l’ingegno di chi ha realizzato le schede elettorali, ma attualmente ha l’ingrato compito di alimentare le tensioni tra chi protesta per l’indipendenza del Tibet e chi, a mio avviso giustamente, sostiene il governo cinese.

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