24
Apr

Pensilina contemplativa

Pubblicato lunedì 24 Aprile 2006 alle 13:31 da Francesco

Stamane mi sono alzato alla dieci. Alle undici sono uscito di casa e mi sono recato a scuola guida dove ho aspettato invano l’arrivo del mio istruttore. Ho trascorso trenta minuti sotto la pensilina di una fermata dell’autobus. Le strade di Orbetello rappresentano perfettamente il concetto di panta rei. In realtà credo che ogni strada rappresenti l’aforisma eracliteo. Ho passato una piacevole mezzora tra i passi veloci dei miei simili e la contemplazione di un cassonetto. Domani sarà il venticinque aprile, una ricorrenza nazionale che non mi tange. Una domanda mi sorge spontanea: domani il mio istruttore di guida diserterà la lezione a causa della ricorrenza della liberazione dai crucchi o mi farà la grazia di presenziare nel luogo dell’appuntamento all’ora stabilita? Spero di riuscire a sostenere l’esame di pratica prima del 2020. La giornata di oggi per me è identica a quella di ieri: cielo pulito, sole sorridente e ozio ai massimi livelli. La scomparsa di J. dalle mie ipotesi future ha svuotato la camera chimerica della mia mente. Tra poco mangerò e dopo pranzo inizierò ad architettare un modo per trascorrere il pomeriggio. Probabilmente passerò il pomeriggio a pensare a un modo per passarlo. Tutto ciò è paradossale ed esilarante. Buon appetito Francesco.

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24
Apr

Rimasugli notturni

Pubblicato lunedì 24 Aprile 2006 alle 03:52 da Francesco

Sono le tre di notte e il mio sonno è ancora latitante. Sto ascoltando Franco Battiato, uno dei pochi musicanti italiani che le mie orecchie riescono ad apprezzare. Mi ritrovo perfettamente in questo passaggio: “Si sente il bisogno di una propria evoluzione, sganciata dalle regole comuni”. Il tempo ha fatto sbiadire le mie aspirazioni verso J. e credo che sia giusto così. Ora non ho più nessuno a cui pensare prima di addormentarmi, perciò ricorrerò alla mia fantasia per addolcire la fioritura del sonno. Mi ritengo molto fortunato per la mia capacità di alleviare le mie mancanze con la fantasia senza perdere il contatto con la realtà. Talvolta utilizzare eccessivamente la fantasia può portare a uno stato di estraniazione dalla realtà, ma questo non è il mio caso. Le fantasie sono solo palliativi e la vera cura per la realtà risiede nella concretezza. Quando mi sento particolarmente solo provo un grande senso di affetto per l’intera umanità. Mi piacerebbe sorvolare i cieli del globo terrestre con un B-52 per bombardare ogni nazione con capsule di felicità. Vorrei tagliare la corda di ogni aspirante suicida, vorrei essere la terapia per ogni male, vorrei essere il candeggio per ogni panno sporco e vorrei assumere la forma di una banconota da cinquecento euro per un padre di famiglia cassintegrato. Credo che alla mia esistenza manchi ancora molta strada per raggiungere l’orizzonte rarefatto della gioia e in parte ne sono contento perché mi piace camminare accanto a lei. Penso che la vita sia una cosa stupenda, anche quando sembra un lungo rettilineo senza svolte. Ogni giorno può avvenire una grande rivoluzione personale. Per me la società è come un grande campo di battaglia dove ogni individuo cerca di sconfiggere i suoi limiti per raggiungere uno stato di appagamento corrispondente alla propria sensibilità. Come in ogni guerra molti non ce la fanno e questo purtroppo è inevitabile. Morirò al fronte o tornerò a casa? Sono quasi le quattro e sono pronto ad addormentarmi con un sorriso.

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23
Apr

Domenica canonica

Pubblicato domenica 23 Aprile 2006 alle 14:50 da Francesco

Mi sono svegliato da poco e ho diversi dubbi su come trascorrere le prossime ore. Sembra che Osama Bin Laden abbia mandato un nuovo messaggio ad Al Jazeera. Mi piace l’eloquenza sporadica dello sceicco saudita. L’Iran continua la sua corsa verso il nucleare, mentre in Nepal la polizia spara sulla folla. Mi chiedo se i bricconi a capo del mondo siano in procinto di dare il via alla terza guerra mondiale. Se iniziasse un conflitto atomico probabilmente scapperei in uno dei paesi più poveri dell’Africa. Sono rilassato, ma le mie fantasie su una mia possibile fuga in caso di eventi bellicosi denotano una chiara mancanza di sollazzo. Qualche volta mi ritrovo a ponderare su eventuali catastrofi e credo che la recrudescenza di queste elucubrazioni macabre sia originata dal deserto emozionale nel quale vago incerto da molto tempo. Qualcuno potrebbe accusarmi di utilizzare un linguaggio eccessivamente forbito e artificioso, quindi semplificherò le righe precedenti con la seguente locuzione: non ho un cazzo da fare. In questo momento le casse irradiano la mia stanza con il suono dei virtuosismi delle sei corde di Dave Martone su “Shut Up and Listen”. Mi piacciono i guitar heroes, specialmente quando riescono a fondere tecnica e inventiva. Non ho molto da aggiungere su questa domenica canonica, quindi mi appresto a terminare queste brevi parole con un punto.

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22
Apr

Il paese delle meraviglie

Pubblicato sabato 22 Aprile 2006 alle 20:50 da Francesco

I vapori patogeni contagiano l’aria della perfieria. I palazzi sono fatiscenti, i vicoli sono discariche abusive e le cantine sono adibite agli abusi di ogni genere. Nella desolazione di questa pianura carica di malattie si trova una chiesa, ma tra le sue mura non viene servito il corpo di Cristo né viene elargita la falsa speranza cattolica. Il sacerdote utilizza una Bibbia concava per tenere le puntate ai dadi che sovente avvengono attorno all’altare. Il corpo putrefatto di una vecchia signora è adagiato sull’ultima panca, vicino all’entrata della chiesa. Ragazzini senza nome hanno ucciso l’anziana due giorni fa e poi hanno estratto i suoi denti d’argento per rivenderli a uno dei tanti rigattieri senza scrupoli che popolano l’inferno urbano. Il rosone della chiesa è abitato da piccioni che perdono molte delle loro piume morenti ogni volta che spiccano il volo. Ci sono eserciti di gatti albini che tentano di precedere le donne nella ricerca del cibo in mezzo ai rifiuti. È difficile distinguere il giorno dalla notte perché lo sporco annebbia i sensi e la volta celeste. Ogni tanto un aereo militare graffia il cielo con la scia della sua propulsione. In questo posto l’unico sogno dei bambini è raggiungere l’adolescenza da vivi, mentre l’ultimo desiderio dei vecchi è quello di morire prima del nuovo anno. La felicità non frequenta queste strade. Vicino a un copertone in fiamme è accampato lo scheletro di un barbone affollato da aracanidi velenosi e cattivi che tessono ragnatele nere. La morte tacita i suoi alunni e impartisce le proprie lezioni nell’aula del supplizio esistenziale. Questo scritto è solo uno squarcio della descrizione di un’umanità squarciata di cui ignoro l’esistenza.

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22
Apr

La siesta nell’Eden

Pubblicato sabato 22 Aprile 2006 alle 13:39 da Francesco

Oggi non sono solo, Bogdan è venuto da Roma per oziare un po’ davanti all’altro PC. Tra poco prepareremo degli spaghetti al dente e poi inizieremo a imprecare in rumeno. Lui sta scrivendo una e-mail alla sua ragazza, mentre io sto componendo queste frasi asettiche per me stesso. La giornata di oggi è meravigliosa, ma come al solito non riuscirò ad apprezzarla in pieno. Mi piacerebbe cenare con J. ma anche stasera apparecchierò la mia tavola con un piatto solo. Non ho un curriculum vitae, non ho un piano di studi, possiedo solo un paio di gambe con le quali mi muovo lungo giornate brevi e appartate. In questi giorni mi pongo una domanda: anche J. finirà nell’ossario del mio passato, insieme ai resti dei ricordi di tutte le altre persone che ho conosciuto? Il mio primo bacio è ancora lontano, mentre il momento di pranzare è prossimo. La mia mente è sgombra da qualsiasi preoccupazione, sono paziente e sono consapevole di rischiare la sconfitta contro il vuoto perenne che minaccia i miei sentimenti. Uso delle tinte epiche per descrivere la mia vita e ciò mi fa ridere un po’. Un giorno spero di raffigurare la mia esistenza con colori semplici, vivi e genuini. Voglio che sullo schermo del mio futuro sia proiettata una pellicola di duplice serenità: un giardino con l’erba tagliata perfettamente, due occhi chiari che sorridono, un pastore maremmano che prende il sole e il rumore delle labbra impegnate nei baci. Desidero una siesta duratura nel perimetro dell’Eden.

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21
Apr

Merce di scambio

Pubblicato venerdì 21 Aprile 2006 alle 18:10 da Francesco

Sono passate molte lune da quando ho accettato di barattare le mie ambizioni di felicità per un coma di quarant’anni. Mi allettava e mi spaventava l’idea di trascorrere quattro decadi in un profondo stato di incoscienza e di risvegliarmi con la sensazione di aver dormito solo otto ore. Ormai sono un sessantenne flaccido e il mio stato comatoso è terminato. Adesso voglio diventare invisibile per recarmi tra le mura domestiche di tutte le persone che hanno transitato per il boulevard della mia vita. Voglio vedere l’evoluzione di ogni singolo viso e conoscere lo stato d’animo di ognuno. Probabilmente perderò molto tempo a documentarmi sui divorzi, le tragedie, le nascite e le speranze perdute del mio coacervo sociale. Forse i miei occhi vedranno visi coriacei e rughe attraversate a guado dall’incapacità di lambire la felicità. Sono quasi certo che per le strade del mio paese troverò qualche palazzo in più e qualche sorriso in meno. La prima visita sarà per J. e per i suoi capelli non più biondi; chissà com’è diventata, chissà se è ancora viva. Il mio corpo ha sessant’anni, ma le lancette del mio orologio psichico segnano ancora ventun’anni. So che le complicazioni avute in questi decenni non mi permetteranno di vivere a lungo, quindi devo sbrigarmi. È tutto così bizzarro: mi chiedo se esistano ancora gli scritti del mio blog risalenti al 2006. Merda, oggi è davvero il 27 aprile del 2046. È passato così tanto tempo. C’è un settimanale sul mio comodino, sulla sua copertina campeggiano le ipotesi sull’inizio della nuova era energetica e il sunto dell’età del petrolio. Devo imitare quel cabarettista biblico di Lazzaro: appena la mia volontà mi darà l’ordine, io mi alzerò e camminerò.

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20
Apr

La lama e il sorriso

Pubblicato giovedì 20 Aprile 2006 alle 23:32 da Francesco
Ho avuto un brivido nel farlo. Don’t try this at home.
Coltello
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20
Apr

Nulla di particolare

Pubblicato giovedì 20 Aprile 2006 alle 20:26 da Francesco

Sono quasi le otto e mezzo di sera, sto ascoltando “The Great Explorers”, un album jazz rock di Frank Gambale, uno dei miei chitarristi preferiti. Oggi mi sono intrattenuto un po’ con i videogiochi, ho fatto venti chilometri sulla cyclette e ho guardato una puntata di “Ookami Lone Wolf & Cub”, un vecchio telefilm ambientato nel Giappone feudale e conosciuto in Italia con il fantasioso titolo di “Samurai”. Mia madre è partita per la Corsica e credo che tornerà tra qualche giorno. Sono indeciso sul mio pasto serale: cinquecento grammi di yogurt alle ciliegie e un paio di kiwi o un kebab per litigare con il mio fegato? Andrò al cesso e farò un summit con il mio scroto per prendere una decisione in merito. So di essere ripetitivo, ma non posso fare meno di sottolineare il piacere dell’ora legale. Frank Gambale mi delizia con l’assolo di “She Knows Me Well” e mi fa pensare a J. e alla sua apparente semplicità. Sono molto affezionato a questi miei ventun’anni oziosi, ma sono pronto a barattarli e ad adattarli alle esigenze di un idillio precario. Davanti a me ci sono molti giorni che non sono in grado di decifrare. Non so cosa abbia in serbo per me il tempo a venire e ne sono contento perché amo la suspense. Per fortuna è impossibile un’esegesi del futuro dato che nemmeno il presente, ovvero lo scriba delle pagine continue del tempo, ne conosce il contenuto in anticipo.

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20
Apr

Zapping

Pubblicato giovedì 20 Aprile 2006 alle 14:56 da Francesco

Trovo che la televisione italiana sia abbastanza noiosa e melensa. Certe persone, per darsi un tono, affermano di non guardare mai la tv. Talvolta mi soffermo davanti al tubo catodico e osservo il riflesso mediatico della società italiana. Nei programmi televisivi fluttuano orde di incapaci privi di spessore che tuttavia riescono a fare una buona audience. Vorrei che ci fossero meno reality show e più telefilm. Mi sono sentito imbarazzato per Mediaset quando essa ha annunciato “Campioni”, probabilmente il reality show più trash della penisola. Più di una volta ho pensato di recarmi alla Mecca per chiedere ad Allah l’epurazione di Maria De Filippi dal palinsesto pomeridiano di Canale 5. Ho l’impressione che ci siano molti stranieri nella popolazione della televisione italiana e dato che questo non è un paese multietnico mi sembra legittimo pensare che agli italiani non piaccia molto vedere i propri connazionali davanti alle telecamere. Spesso le donne che si notano in tv non sono altro che ragazze comuni coadiuvate nella loro opera di apparenza dai truccatori e dalle operazioni di chirurgia estetica. Mi chiedo a quante persone possa veramente interessare un balletto fatto bene all’interno di un quiz televisivo. Mi chiedo se ci sia qualcuno che, tra tutti coloro che pagano o non pagano il canone, riesce a deliziarsi con le coreografie che abbondano nei programmi. Infine mi chiedo se qualcuno riesca veramente a dare peso alle parole dei bilioni di opinionisti improvvisati che fanno salotto tra gli sbadigli dell’Auditel. Penso che la televisione sia un bel mezzo d’intrattenimento, ma credo che le principali reti italiane infarciscano i propri palinsesti con troppe trasmissioni del cazzo. Capisco che il trash sia una manna per gli incassi pubblicitari, ma sarebbe opportuno variegare i temi e i format per garantire un uso della tv anche a coloro che non hanno ancora avuto la (s)fortuna di subire una lobotomia. Questi sono i programmi e i telefilm che talvolta mi piace vedere: “Chi L’Ha Visto”, “Un Giorno in Pretura”, “Ombre sul Giallo”, “Fuori Orario”, “TG5”, “Camera Cafè”, “Due South”, “Otto e Mezzo”, “L’infedele” e “Markette”. La7 è l’unica rete che mi sento di promuovere a pieni voti. Il mio personaggio televisivo preferito è Rula Jebreal perché il suo rigore nell’attività di giornalista è un divertente pesce fuor d’acqua nel pressapochismo dell’informazione tricolore. Do il via al claque e vado a pisciare.

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20
Apr

Crociata interiore

Pubblicato giovedì 20 Aprile 2006 alle 13:05 da Francesco

Mi piacciono questi giorni d’aprile perché sono sudditi del mio relax. Spesso sono sereno. Ogni tanto qualche nube offusca le mie retine e io lascio che l’aerofagia del tempo la porti via, mentre, supino sulle praterie infernali con le mani dietro la nuca, mi godo i movimenti atmosferici. Ho ucciso l’importanza legata al ricordo di alcune persone, successivamente mi sono armato di pala e l’ho seppellita sopra una collina, vicino a una quercia morente. Durante le esequie ho recitato una preghiera universale, priva di legami con le religioni umane, in onore della mia vittima, poi ho voltato le spalle al sepolcro improvvisato e mi sono messo in cammino verso nuove contrade. Sono trascorsi mesi da quando ho decapitato l’importanza che avevo dato ad altri esseri umani e in tutto questo tempo non ho fatto altro che macinare chilometri chimerici e pulire con cura certosina la lama della mia katana. Non trovo gaudio negli addii romantici, non sono un fautore della banalità dell’idealizzazione e non mi accodo al sentimentalismo fine a sé stesso. Occorre riprendersi ciò che viene proiettato negli altri, quando gli altri vogliono impadronirsene. I rimpianti sono cavalieri neri armati di scure che devono essere abbattuti con fendenti decisi. La paura del passato tenta di regnare sui feudi delle emozioni e cerca di imprigionare la parte più profonda di ogni individuo all’interno delle segrete dei segreti più intimi. Alcune volte è indispensabile colpirsi per ferire la propria volontà vittimista e impedire che le legioni dell’orgoglio nocivo conquistino le roccaforti dell’empatia. I ricordi devono restare nella memoria, ma i loro effetti, pericolosi per il futuro, devono bruciare come streghe additate da Torquemada.

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