Ci sono dei periodi in cui non incontro nessuno, manco degli ostacoli. Io sono estroverso e non credo che la solitudine conferisca carisma né superpoteri. Conosco ottime persone con le quali però ho poche cose in comune o troppi chilometri di distanza, perciò le mie frequentazioni sono sporadiche: ecco svelato l’arcano. Per aumentare la cerchia dei conoscenti dovrei trasferirmi, ma non ho alcuna intenzione di abbandonare il paradiso in cui sono nato e cresciuto.
Sto bene con me stesso e con gli altri, ma le circostanze mi hanno portato a concentrarmi più su colui che che mi appare davanti agli specchi. Paradossalmente credo che nel mio caso i rapporti coi miei simili possano godere di una certa genuinità proprio perché sono in grado di starmene da solo senza scadere nella misantropia. Per me l’amicizia non è granché importante, ma non la disprezzo né l’alimento; mi limito a rilevare nella mia persona la priorità per l’amore di coppia, monogamo, radente la simbiosi. Ogni tanto mia madre, preoccupata come sono tutte le donne che hanno partorito senza sbarazzarsi del nascituro in un cassonetto, mi fa notare che nella mia vita le dinamiche suddette mancano entrambe e così io le dico sempre: “Ci vuole tempo!”. Le clessidre non mi angosciano affatto, anzi, le trovo stupende come oggetti d’arredo, specie se vuote. Non mi faccio contagiare dalla mestizia che aleggia ovunque e quando sono stanco non bado a ciò che penso perché la mente spossata falsifica le elucubrazioni a proprio dispiacere.
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