Di rado il cinema riesce a coinvolgermi: prediligo altre forme d’intrattenimento. Da piccolo non mi interessava il filone horror né tanto meno quello fantascientifico, difatti trovavo ambedue assai noiosi e speravo continuamente di beccare serie televisive o film che fossero verosimili. Ritengo che la realtà superi la fantasia nel bene e nel male, perciò preferisco la prima alla seconda.
Qualche giorno fa ho visto un film che mi ha letteralmente rapito. La storia viene narrata da un extraterrestre dalle sembianze umane che spesso si assenta dalle immagini per commentarle con la voce fuori campo. Costui illustra l’ipotetica ricerca dell’umanità per un pianeta da abitare. Riesco ad accettare il lato fantascientifico del film poiché viene poetizzato dai filmati della NASA che il regista ha saputo fondere meravigliosamente con tutto il resto. Le sequenze di cui sopra appartengono ad una missione statunitense del 1989 per il lancio della sonda Galileo, tuttavia ve ne sono anche altre sottomarine che conferiscono uno stile visionario e documentaristico a tutta l’opera: insomma, un ibrido che mi ha davvero stregato. Peccato solo per la breve durata. Prima di morire vorrei vedere la Terra dalla Luna, ma se non fosse possibile mi auguro di poterlo fare dopo aver smesso di vivere. Quanta inquietudine e meraviglia m’ispira l’universo.
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