Il freddo ritarda la sua venuta e le temperature ne approfittano per alzare la cresta. Ogni tanto volgo l’attenzione verso le preoccupazioni dei miei simili, tuttavia di rado resto a guardarne l’ingrossamento. Lancio qualche cenno al tempo come se quest’ultimo avesse davvero bisogno del mio assenso per scandirmi nella mortalità della mia natura. Sono stonato e la mia pace mi preclude la possibilità di partecipare al coro delle lagnanze. Dovrei affittare qualche problema e un paio di ossessioni per rendere più appetibile la mia esistenza allo sguardo critico di taluni, ma non cerco consensi né disapprovazioni e dunque posso risparmiare energie su questo tipo di ornamenti esistenziali. Un giudizio utile è quello che formulo ogniqualvolta io debba dosare l’acqua calda della doccia per ottenere un getto tiepido. Non mi piacciono le scottature e mi manca l’autolesionismo necessario per apprezzarle. Sui libri non cerco risposte né domande, ma qualche volta riesco a trovarci dei passaggi preziosi che fortunatamente sfuggono alla dicotomia noiosa e stancante di ogni schema duale. I miei interlocutori principali hanno quattro zampe e non miagolano a bocca piena. In questo finale novembrino, quando posso, m’intrattengo con i brandelli letterari di Tommaso Landolfi. I pomeriggi bui mi addolciscono e la frammentarietà di questo appunto mi fa sorridere. Sono contento. Non detengo primati né la chiave di un altro cuore, ma in me domina la serenità e pare che nel mio caso quest’ultima si cibi d’aria. Non chiedo nulla alla vita e anche lei in cambio non muove pretese né richieste di alcun tipo.
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