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La pochezza e l’inganno

Secondo l’opinione illuminata di qualcuno io spreco la mia vita: ritengo che questa valutazione dozzinale possa essere uno spunto di riflessione. Le parole non riescono a intaccare la mia indole resiliente, ma talvolta la loro dissonanza con la realtà riesce a strapparmi un sorriso. Nel bene e nel male la mia esistenza è un po’ sui generis, perciò si presta piuttosto facilmente alle analisi improbabili di qualche pensatore annoiato. Ogni tanto provo a guardare la mia vita con distacco e mi rendo conto che possa apparire grigia benché non lo sia, perciò comprendo parzialmente chiunque la consideri in modo negativo. Suppongo che la serenità non sia opinabile e ritengo che solo il diretto interessato possa sapere se faccia parte della sua vita. Credo che alcune persone mi ritengano un disadattato a causa della mia assenza dalla vita sociale e concorderei con loro se quest’ultima fosse dettata da una patologia psichiatrica, ma nel mio caso si tratta di una scelta consapevole e reversibile. I miei bisogni non combaciano con il cliché giovanile e non sottolineo questa particolarità per darmi un tono, ma penso che si tratti di un punto fondamentale per capire la genesi di certe incomprensioni. Le valutazioni avventate non hanno un contenuto utile, ma stimolano ugualmente l’introspezione. Oggigiorno mi sforzo di reprimere qualsiasi giudizio sommario per conservare la parte migliore di me e il silenzio mi aiuta molto in questo compito, ma non svaluto le prime impressioni e le reputo importanti. Non voglio diventare un habitué della superficialità e penso che due pesi e due misure siano ingombranti. Le critiche pressappochistiche servono soltanto a placare le insicurezze di chi le esterna e credo che ogni individuo equilibrato palesi la sua condizione senza proferire parola.

Francesco

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