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Si va

Già sento l’incedere della primavera benché rovesci e forti venti provino a nasconderne i precoci indizi. Non so se la stessa intuizione spetti a quanti vedano i cieli solcati dai missili, ma io dimoro ancora in una relativa pace esteriore che agevola quella endogena. Suppongo che le cose siano più semplici laddove i palazzi restano in piedi e gli ordigni non scoppiano a sorpresa in mezzo alle strade, tuttavia potrei cambiare opinione se mi ritrovassi in mezzo a una guerra e finissi per apprezzarne il clima d’instabilità: d’altro canto l’ipotesi non è così peregrina. 
A volte mi pare di vivere in un mondo parallelo sebbene io non faccia nulla per negare la realtà che mi circonda, però mi adopero affinché quest’ultima non mi accerchi troppo. Non pongo in essere strategie difensive, bensì il più delle volte mi limito a non dare peso a quelle circostanze che possono averne uno solo a condizione che io ci metta la tara. Alcuni problemi s’ingenerano da soli e si riproducono come in una sorta di mitosi, ma altri, forse i più, credo che richiedano l’attiva partecipazione di chi vuole complicarsi la vita: la mia indole non è autodistruttiva.
Cosa fare del tempo che mi rimane sul piano della materia? Chiudere le imposte a certe velleità e pagare quelle dovute, ma al contempo coltivare le passioni e gli interessi con cui veleggio da anni in questa mia parentesi mortale. Finora le acque più belle e cristalline per me sono state quelle solitarie e calme. Buona fortuna ai naviganti.

Francesco

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