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Lasciare le redini

Trovo precario l’equilibrio di qualunque cosa che poggi sul senso civico e quindi, per comodità, non conto mai su quest’ultimo. Da domani potrei riprendere ad allenarmi di fuori, ma non lo farò perché non nutro alcuna fiducia nei miei simili e quindi aspetterò che i tempi si dimostrino davvero maturi. Non temo il contagio, però non voglio diventarne veicolo.
Sotto altri aspetti mi sento un ragazzo sconfitto e non ho molta voglia di affrontare le difficoltà che mi si prospettano. Per un po’ di tempo ho bisogno di lasciarmi andare all’indolenza, anche se dovessi finire per scivolare verso qualcosa d’irreversibile. Non ho voglia di compiere sforzi vani e aspetto che certe cose si sistemino da sole, ma dubito che esse ne siano capaci e dunque credo che sia piuttosto probabile un esito infausto. Pazienza. Non ho un piano principale né uno di riserva e ho lasciato alla rinfusa alcune idee che avevo cominciato a sviluppare. L’esistenza non deve tediarmi più del dovuto, altrimenti le nostre strade rischiano di separarsi anzitempo e con esse ciò che lega le mie percezioni a questo mondo. La mia soglia di sopportazione oscilla tra valori molto diversi che rispecchiano il periodo di riferimento, ma gli scostamenti del mio umore sono di misura inferiore e quindi la mia persona non rientra nella categoria dei bipolari: insomma, non riesco proprio a trovare una squadra in cui giocare.
Negli ultimi tempi mi sento sopraffatto da pensieri sbagliati, a tratti sono sfiduciato e mi ritrovo privo di forze che comunque so di possedere e alle quali non ricorro per ragioni di accidia passeggera. Il tempo faccia di me ciò che vuole finché avrà se stesso o fino a quando mi lasci una parte di sé per riprendere il controllo della situazione.

Francesco

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