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Un sincero augurio per una festa comandata

Un sincero e precoce augurio di buona Pasqua a chiunque abbia ancora la scarsa creanza di attardarsi su quest’ecumene.
Chissà come fu quella cambogiana di quarantacinque anni fa, quando quei simpaticoni dei khmer rossi assursero al potere e ricorsero a qualche milione di (s)comparse per un genocidio che tuttavia non ebbe grande successo al botteghino. il talent delle fosse comuni, format ormai rodato dalla sciagurata storia umana. I morti evidentemente non sono tutti uguali, ma sono tutti uguali tra loro coloro che lo negano.
Secondo me il grande spettacolo della fine non si concluderà con la chiusura del sipario, ma sarà direttamente il cielo a crollare. Qualcuno dovrebbe recarsi nella fascia di Kuiper per lapidare questo pianeta da laggiù.
Forse oggi i tempi sono cambiati e se le educande mie coeve dovessero scatenare una guerra civile sono certo che prima farebbero a testa o croce per palla o campo di sterminio.
Tra un po’ le gastriti potrebbero essere curate con cariche alla baionetta: se così fosse potrebbero dimostrarsi più efficaci dell’omeopatia. Ai posteri l’ardua emorragia.
Tutti fratelli, tutte sorelle, praticamente un incesto. Ho la vaga impressione che l’essenza dell’essere umano aderisca poco alle sue fantasie più edificanti, anch’esse strumento di difesa nella sua lotta contro il proprio aspetto ombra di junghiana memoria: ovunque v’è belligeranza e l’applicazione di ogni idea, in maniera più o meno surrettizia, richiede un grado variabile di coercizione. Di spontaneo v’è solo lo stato inorganico. Requiescat in pace, o a troie.

Francesco

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