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Una sera di febbraio

Ci sono dinamiche e cose a cui non riesco ad attribuire nomi e contorni, ma con l’avanzare dell’età a volte sento sempre meno il bisogno di scendere in troppi e inutili dettagli.
Mi accingo a chiudere un cerchio di cui in seguito scriverò anche su queste pagine e sono pervaso da sensazioni che ancora non riesco a distinguere nettamente, però m’è dato di mettere insieme i pezzi degli anni passati per ricavarne una visione generale il cui risultato non mi dispiace affatto. A volte un senso si forma a posteriori o forse per qualcuno come me è possibile coglierlo soltanto con un certo ritardo, ma questa sfumatura  non la reputo un problema. Ultimamente sto prendendo in considerazione la possibilità di trascorrere il resto della mia vita terrena in un continente diverso, tuttavia devo fare ancora le dovute valutazioni. Non avrei problemi a trapiantarmi altrove se le circostanze si rivelassero propizie. C’è molto di superfluo a cui posso rinunciare, e di ciò in parte ho già dato prova a me stesso, ma il gioco deve valere la candela. Sono contento che gli anni della mia gioventù stiano scemando inesorabilmente e spero di lasciarmi alle spalle ancora molte primavere. Non ho nostalgie e non uso il passato come pietra di paragone.
Non cado vittima come coloro che s’identificano con l’anagrafe o con le aspettative altrui e per questo motivo sono già più libero di tanti altri individui. Forse le mie catene sono semplicemente più lunghe della media e quindi m’illudo che io goda di un autentico arbitrio, ma prima o poi conto di appurare il reale stato delle cose e di giungere preparato all’abbandono del corpo.

Francesco

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