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A latere d’ogni cosa

La calma segue la tempesta e lascia quest’ultima a elaborare il lutto per la fine della furia cieca, come una madre mancata che si chiuda in se stessa dopo l’interruzione di gravidanza. La vita riprende il proprio corso quando la morte cessa e durante la stagione delle piogge si può entrare in sintonia con tutti gli altri elementi oltre a quello che più fu caro a Talete. Se avessi un paio di occhi sulla nuca potrei scorgere il ritorno del passato senza distogliere lo sguardo dal futuro, ma la mediocrità del presente e l’anatomia della mia specie non mi consentono di operare più di quanto prevedano i loro limiti. Ho ragione di credere che non sentirei la nostalgia di casa se riuscissi a trovarmi al di là di me stesso, come se all’improvviso mi scoprissi straniero in patria.
Nei paraggi della fantasia si profilano le stesse cose di cui le sue frontiere estreme già traboccano, perciò il concetto di limite ne spiega ogni altro, incluso il concetto in quanto tale. La proprietà di linguaggio non è mai privata perciò non v’è nessuno che sia in grado di espropriarla, ma le afasie possono cagionarle qualche guaio. Taluni avanzano sfrontatamente la pretesa di essere capiti e con le loro istanze inflazionano il già biasimevole uso della parola, inoltre mi chiedo se a forza di battere i piedi per terra costoro non inducano gli inquilini dei piani inferiori, gli spiriti ctoni, a protestare con l’amministratore dell’abominio. Scorgo fortissime similitudini tra l’universo tolemaico e l’idea più modesta, ma proporzionalmente simile, di chi si ritenga il centro del mondo. Se i meridiani e i paralleli esistessero davvero forse il sole a scacchi non sarebbe appannaggio dei carcerati, ma in quel caso le prigioni rimarrebbero le stesse e quindi continuerebbero a prescindere dalle sbarre. La reciproca comprensione è sempre ardua, e non solamente quando si affidano i messaggi ai piccioni viaggiatori nel pieno della stagione venatoria.

Francesco

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