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Corse, libri, varie ed eventuali

In questi giorni torridi riesco a correre molto perché divido in due parti i miei allenamenti. Vado un po’ più veloce il pomeriggio e macino più distanza la sera. Ieri, per esempio, quando il sole era già vòlto all’occaso, sono uscito di casa per fare una bella e rilassante sgambata di quasi diciannove chilometri nel buio. Durante il tragitto mi sono goduto la volta celeste come se fosse stata il maxischermo di un multisala, inoltre avevo il frinire dei grilli in dolby surround: insomma, uno scenario bucolico privo d’inquinamento acustico e luminoso, rivestito dall’oscurità e a mia completa disposizione.
Ultimamente sto leggendo il Fedone di Platone e l’Inferno de La Divina Commedia, perciò durante la corsa alcune delle riflessioni estemporanee di cui mi rendo autore risentono di tali letture e circoscrivono su un piano cartesiano le rotte dei miei voli pindarici. Sebbene al momento vi dedichi un’attenzione meno frequente rispetto alle opere anzidette, tra i libri di cui dispongo v’è anche Fisica quantistica per poeti, un altro saggio sulla fisica quantistica che può essere fruito anche da chi come me non abbia un retroterra scientifico per affrontare trattazioni più tecniche sull’argomento. Mi dilettano e mi arricchiscono oltremodo certi testi, ma penso che nel mio caso il loro denominatore comune scaturisca dalla mia intima esigenza di saperne il più possibile sulla cosiddetta realtà e sulle sue implicazioni.
Alla luce di tutto ciò avverto un certo brio nella mia disposizione d’animo e mi sento pervaso da un’iperattività assai positiva. Non ho una vita sociale e non frequento nessuno, tuttavia ho delle grandi passioni che mi forniscono vigore e buone motivazioni con estrema regolarità. Non ho idea di come ci si apra in modo spontaneo al mondo a meno che non si capiti sotto i ferri di un chirurgo, ma per adesso godo ancora di buona salute e i miei interessi non prestano granché il fianco a nuove conoscenze.

Francesco

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