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Intelligenza e solitudine

Ho letto un articolo sull’edizione online del Daily Mail che riporta uno studio secondo il quale le persone intelligenti tendono a isolarsi. Tra le ipotesi addotte vi è quella per cui a una maggiore socialità corrisponda un minore appagamento della propria vita, però sembra che questo valga soltanto per quanti presentino un certo grado d’intelligenza e, difatti, lo stesso studio sostiene che la partecipazione sociale invece giovi agli individui con un’intelligenza media. Emerge inoltre come le aree più densamente popolate rivelino minori indici di soddisfazione esistenziale.
Trovo interessante l’idea secondo cui possa esserci un gap tra l’evoluzione del genere umano e l’attuale ritmo della vita, in totale contrasto con la cosiddetta teoria della savana, quella per la quale sono ancor oggi validi i criteri in base a cui i primi esseri umani si sentivano soddisfatti.  Non si tratta di uno studio superficiale, infatti è stato sottoposto a una revisione paritaria e ha ottenuto la pubblicazione sul British Journal of Psychology, ma da perfetto profano mi ha indotto a chiedermi come vada intesa l’intelligenza, inoltre mi sono venute in mente delle associazioni spontanee con certe forme di autismo ad alto funzionamento e con la sindrome di Asperger.
Non so se io rientri nel novero di coloro che hanno una spiccata intelligenza o se invece mi sia stato riservato un posto d’onore nel gotha della cretineria, ma, senza escludere una probabile e mediocre via di mezzo, posso testimoniare come abbia provato più volte dell’insofferenza a seguito di assidue frequentazioni; in casi del genere ho sempre percepito la mia presenza in mezzo agli altri come una perdita di tempo: non mi reputavo migliore ed era semplicemente il contesto che non mi apparteneva.
Una delle molteplici ragioni per le quali non ho mai avuto una ragazza è stata la mia incapacità di usarmi violenza per costringermi a stare in contesti a me alieni, ma ciò mi ha anche permesso di sviluppare una notevole vita interiore e un buon grado di introspezione mentre a taluni apparivo come un disadattato.
Il tempo mi ha dato ragione, però adesso mi occorre dell’altro tempo per capire cosa fare di quest’ultima.

Francesco

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