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Luminarie e terroristi

Non sono sorpreso da quanto è caduto ieri sera a Berlino e credo che gli attentati stessi siano ormai entrati di diritto (internazionale?) nell’ordine delle cose occidentali. Ho invece percepito un taglio quasi cinematografico nel suggestivo filmato che ha esibito l’uccisione dell’ambasciatore russo ad Ankara, tuttavia non ricordavo che Gravilo Princip fosse così elegante.
Gli inevitabili cambiamenti del mondo, le tensioni mai sopite in Medio Oriente e il pericolosissimo terzomondismo di certi politici europei stanno alimentando un dialogo babelico, difatti oltre alla lotta intestina dell’Islam, che si sovrappone alla guerra civile in Siria, vi sono pure, benché meno cruente, guerre tra poveri in quelle periferie che tanto agognano i migranti con le loro illusioni.
Considero quest’epoca un’ennesima fase di conflitti apparentemente insanabili, ma credo che come di consueto soltanto il tempo abbia la facoltà (ancorché invero gli è inevitabile per sua stessa natura) di dirimere le faccende terrestri; suppongo che storicamente non esistano dei problemi, tutt’al più cronologie, ma umanamente la tragedia è quotidiana.
Non mi meraviglio che déstino più stupore dodici morti in Germania di tutti i civili trucidati senza pietà in quel carnaio di Aleppo, anzi trovo normale una simile veduta e non azzardo una tale affermazione per incasellarla nel bene o nel male. Ogni vita ha lo stesso valore, però v’è anche un altro indice ed è quello che è stabilito dai singoli, o da un intero popolo qualora questo venga inteso come una singola massa: tale valore soggettivo dipende, appunto, dal soggetto. Non è possibile obbligare chiunque a convincersi che la morte di un suo caro, o anche solo di un suo connazionale, debba suscitargli lo stesso sgomento del decesso di un individuo per il quale egli non prova alcuna vicinanza culturale, geografica o d’altro genere: un simile ragionamento non è appannaggio di un parte del mondo, ma , con tutte le sfumature empatiche di cui rendere conto all’ampia gamma dei caratteri umani, appartiene a moltitudini di individui e ho ragione di ritenere che l’uguaglianza più profonda del genere umano si manifesti proprio in ciò.
Per quanto mi riguarda vorrei che i confini fossero definiti e difesi, mi piacerebbe assistere a una stretta sui flussi migratori e gradirei oltremodo che le nazioni sapessero mantenere le proprie identità, ma la storia va da sé e non concede favoritismi a chi non sappia strappargliene.

Francesco

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