Qualche volta mi domando se valga davvero la pena approfondire la conoscenza di me stesso e dei miei simili, ma puntualmente mi rendo conto che si tratta di un processo irreversibile al quale ormai non posso più sottrarmi. Sono sceso troppo in profondità per rivivere in superficie e non me ne vanto, bensì mi limito a constatarlo con una punta d’inutile orgoglio.
Al di là delle credenze comuni e dell’iconografia tradizionale su cui le prime si basano, io penso che sotto gli abissi possano aprirsi nuovi cieli dove dimorare o ripetere la caduta, ma non mi illudo di trovarne l’accesso tramite qualche testo universitario: i libri mi servono per sgombrare il traffico. Malgrado tutto, mai come in questo periodo ho sentito così tenue, quasi annullata, la contrapposizione tra cuore e mente. Ho perso un po’ di superbia, ma forse ora ho più umanità.
Chissà come fu il buio a cui si opposero i primi fuochi, quando i giovani…
Mi ha sempre disgustato il puzzo di fumo e per evitarlo mi sono precluso occasioni…
Era da marzo dello scorso anno che non riuscivo a serbare memoria d'un sogno, o…
Con un segno di comando ristabilisco un punto d'equilibrio. Non v'è in me prossimità alcuna:…
Non amo i visi lunghi nel duplice significato dell'espressione e anche a quest'ultima mi riferisco…