Sto ancora elaborando il lutto, però mi sento vicino a quella che una psichiatra svizzera definì la quinta fase di tale processo, ovvero l’accettazione.
In questo frangente uso la scrittura come se fosse uno strumento diagnostico e attraverso gli errori di battitura (abbondanti come nel caso dell’appunto precedente al quale ho poi apportato le dovute correzioni) mi accorgo di quanto intensi e frequenti siano i cali della mia attenzione. Purtroppo non riesco a concentrarmi quanto vorrei e così affronto gli impegni quotidiani come se fossi un automa, tuttavia non intendo continuare a vivere così oltre il tempo necessario per il pieno recupero delle mie forze e aspetto il momento del riscatto: kairos, per gli antichi greci, per i classicisti o per chiunque voglia darsi un tono.
Sono spaventevoli le oscillazioni alle quali è esposto lo stato d’animo, però mi reputo fortunato rispetto ad altri individui perché almeno io riesco a spiegarmene le cause e gli effetti. Dopo tanti anni sono ancora accanto a me stesso, ma non voglio bastarmi né imbastardirmi. Chissà quali saranno i prossimi segnali di vita sulla mia lunghezza d’onda; intanto sopravvivo, così, giusto per gradire…
Nell'atto stesso di scrivere mi sembra che io lasci cadere altrove quanto di fondamentale non…
Il signor Macron lascia intendere che l'invio di truppe in Ucraina non sia da escludere…
In questo primo giorno di maggio ho udito il rumore della pioggia e mi sono…
Certe volte ho la sensazione che io debba prendere l'iniziativa, ma in simili occasioni preferisco…
Sono seduto nella mia stanza rossa, ho quasi quarant'anni, è primavera e il vento spira…
Come chiunque altro sono legato alla morte da quando sono stato concepito, ma è solo…