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Maratona di San Valentino

Mi ero ripromesso che sarei tornato a scrivere qualcosa se avessi superato una prova: questa consisteva nel completamento della maratona in poco meno di tre ore.
Oggi a Terni ho preso parte alla mia prima quarantadue chilometri e ho sfiorato il risultato a cui ambivo, infatti ho chiuso la gara in 3 ore, 0 minuti e 54 secondi*: sono arrivato 31° assoluto su 635 e 6° di categoria. Mi sono presentato alla manifestazione in condizioni pietose. In piedi dalle 0:45 a seguito di un risveglio improvviso, sono uscito di casa alle prime luci dell’alba e ho guidato per circa due ore e un quarto prima di arrivare a Ferentillo: là ho atteso lo start per altri centoventi minuti. Ero appesantito perché a febbraio non ho avuto modo di allenarmi granché, a differenza del mese di gennaio nel quale ho percorso più di 320 chilometri. Inoltre sono capitato nella griglia di partenza di coloro che ambivano a finire la gara in quattro ore, ma d’altronde non potevo fornire all’organizzazione un risultato precedente che avvalorasse le mie intenzioni perché questa era la prima volta che gareggiavo sulla distanza di Filippide: io ho cominciato con le ultramaratone.
La collocazione suddetta mi ha costretto a forzare il passo per trovare lo spazio in cui esercitare il mio ritmo e questo sforzo l’ho pagato verso la fine: il terzo chilometro l’ho corso addirittura a 3’51” mentre io volevo procedere sin dall’inizio a 4’06”. Fino al 35° chilometro ho retto bene, ma poi ho cominciato a rallentare.
Sono comunque soddisfatto e ho deciso di mantenere la parola che mi ero dato perché il mio real time* (ovvero il tempo della gara calcolato da quando si transita effettivamente sotto l’arco della partenza e quindi differente dal time che è calcolato dal momento dello sparo) è stato di 02:59:46: il mio personal best. Missione compiuta, seppur di pochissimo.
Ho rivisto qualche faccia conosciuta, ho attraversato un bel percorso che in qualche punto ho trovato addirittura incantevole, in particolare la cascata delle Marmore, e sono andato via contento. La medaglia cuoriforme la dedico a mia madre.
Per me la corsa sostituisce esigenze d’altro ordine ed è così palese quest’azione surrogatoria che non necessita di alcuna descrizione, ma io almeno me ne rendo conto e soprattutto non rompo i coglioni al prossimo: mica male.

Francesco

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