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Alla tavola degli elementi

A novembre ho completato la stesura di un saggio che l’anno venturo sottoporrò all’attenzione di qualche casa editrice. Non ho una sensazione di déjà-vu, bensì mi rendo perfettamente conto della ciclicità in cui mio malgrado scivolo con regolarità: sono ripetitivo come una cura inefficace. In questo periodo mi sto sforzando di ottenere un’infarinatura di chimica e fisica per sopperire ad un handicap che non mi è mai andato giù. Se non fossi andato a scuola oggi saprei qualcosa in più e sarei una persona migliore perché la mia curiosità avrebbe fatto un uso più proficuo di tutto il tempo ch’io sono stato obbligato a perdere nelle terze classi dei treni persi in partenza. Mi allieta il recente conseguimento di qualche concetto basilare della chimica inorganica, tuttavia attendo il momento di affrontare il carbonio per apprendere qualcosa in più della vita che risulti meno noioso di tante nenie metafisiche. Vorrei che la mia velocità di apprendimento fosse assai maggiore, ma forse se questa subisse davvero una tale miglioria ad un certo punto potrebbe indurmi ad auspicare una durata altresì celere della mia esistenza: il cane che si morde la coda, o il serpente, per i più propensi al simbolismo alchemico.
A metà gennaio vorrei riprendere il progetto di introspezione filmata, già troppo volte ritardato. C’è anche qualcos’altro che ho in serbo per me stesso e che al momento giusto appunterò qua.

Francesco

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