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Quanta pazienza…

Seguo la politica italiana perché è una fucina di vicende surreali e grottesche grazie a cui talora rido senza posa fino al punto di scoppiare in pianti di ilarità. Nei palazzi del potere circolano persone così piccole, insignificanti e nocive alle quali auguro puntualmente il cancro, però devo riconoscere a costoro dei meriti per l’attività giullaresca, quest’ultima davvero a loro insaputa. Non voglio perdermi nella solita intemerata contro le teste di cazzo dei politici benché io nutra sempre la speranza di vederle rotolare lungo l’Altare della Patria.
La mia intenzione di voto non è cambiata, infatti se non ci fosse il Movimento Cinque Stelle non saprei davvero a chi dare la mia preferenza. Negli ultimi giorni c’è stata molta polemica attorno alla formazione di cui sopra, difatti pare che una lotta intestina possa inficiarla completamente. Una parte dell’elettorato del Movimento Cinque Stelle è composto da dietrologi e complottisti i cui deliri per fortuna vengono puntualmente confutati dalla competenza e dall’ironia di persone come Paolo Attivismo, tuttavia certi detrattori del movimento non sono migliori dei fanatici che lo sostengono e sarei felice se i due schieramenti si annichilissero a vicenda.
Non ho la tessera di un partito, non ho ideali da sventolare per riempire i vuoti della mia vita e di conseguenza cerco di comprendere quale possa essere la soluzione migliore per l’Italia, ma non pretendo neanche di riuscire a trovarla e di conseguenza il mio interesse per la politica è asettico: in questo ambito mi fa ribrezzo la passione perché di solito scavalca il bene comune. L’informazione italiana è irritata dallo snobismo che le riserva il Movimento Cinque Stelle, perciò ricerca la polemica al fine di debellarne lo sprezzo. Sulle edizioni online del Corriere della Sera e de La Repubblica sono innumerevoli le stoccate faziose, però a differenza di altri sostenitori del movimento io non ci vedo lo zampino del Mossad e mi sembra che si tratti di un film già visto: le solite campagne di stampa. D’altronde non posso aspettarmi un’informazione che non presenti qualche macchietta rossa o nera (figlie d’arte, s’intende) fino a quando ai giornali verranno dati  finanziamenti pubblici. Nella stampa italiana prediligo le pagine de Il Fatto Quotidiano poiché vi vedo il maggiore sforzo verso l’obiettività, tuttavia non ne considero infallibile la linea editoriale. A me pare che soltanto Matteo Renzi abbia capito come contrastare il Movimento Cinque Stelle e ciò mi lascia un po’ perplesso mentre prendo il polso della situazione. Il sindaco di Firenze sa che basta fare propri alcuni punti del movimento suddetto per avere indietro un po’ di voti, però il Partito Democratico non se lo può permettere perché è l’altra faccia di una medaglia in cui campeggiano i subumani del Popolo della Libertà, infatti anche tra le sue fila figurano cattolici ingerenti, vecchi scaldabanchi del parlamento e altri stronzi di  tal fatta a cui io offrirei un giro di garrota. In realtà la democrazia è esercitata nella misura in cui Andy Warhol aveva previsto un quarto d’ora di celebrità per tutti, ma qui si tratta di mera vanità perché spesso tutto si riduce al gusto di dire la propria. A me interessa che le cose funzionino meglio. Se il Movimento Cinque Stelle dovesse fallire allora lo cestinerei e tornerei all’astensionismo in attesa di qualcos’altro in grado d’ispirarmi un po’ di fiducia. Non m’interessa che prevalga il mezzo, bensì che il fine sia ottenuto ed è per questa ragione che vorrei vedere distrutti tutti i simboli dei partiti; insomma mi auguro una iconoclastia che annienti tutte le dicotomie anacronistiche per rendere la politica nient’altro che una macchina empatica: i bambini cresciuti tornino ai giardinetti o vadano a farsi inculare negli oratori. Se anche uno scenario del genere dovesse verificarsi, io non potrei vivere abbastanza a lungo per vederne gli effetti, infatti penso che mi romperei i coglioni a campare per più di mille anni. Mi definisco qualunquista perché mi va bene qualunque modo a patto che il benessere comune prevalga e non ho grandi citazioni con cui addobbare questa chiusa, nulla che possa campeggiare sulla facciata di qualche palazzo delle istituzioni, ma preferisco ricorrere ad uno stile più europeista: “O Francia o Spagna, purché se magna”.

Francesco

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