Categories: Parole

Da una prospettiva prolissa

Non voglio puntare il dito verso qualcuno per sentirmi migliore e mi basterebbe poterlo spostare un po’ per guardare la Luna. Il sonno latita, ma non è ricercato. Qualche volta resto sveglio per ventiquattro ore di seguito e lascio proliferare in me la sensazione di gabbare il tempo.
Sono riposato perché non devo spostare troppe aspettative nel futuro: io non ho intenzione né modo di traslocare dal presente. Sono una persona limitata, ma cosciente di questa condizione. Intendo aumentare la quantità di cose che mi faccio scivolare addosso, ma voglio riuscirci senza dovermi ungere. Non ho quasi nulla in cui identificarmi né comportamenti da interpretare, perciò potrebbe giovarmi una traduzione in galera o una gita di piacere in un commissariato. In queste righe c’è qualcos’altro oltre ai giochi di parole? Io me lo domando per fare volume, però non me ne frega nulla d’ottenere una risposta da me medesimo. Mi prendo in giro perché mi amo, perciò sono mio complice. Dovrei davvero smetterla di sdoppiarmi e sarebbe opportuno che mi trovassi una ragazza: Pirandello non mi è mai piaciuto e un bacio non l’ho mai dato. Forza, che il tempo si faccia avanti, alacre terrore della vanità e della sopravvivenza. Di cosa dovrei discorrere e con chi? Se potessi nuoterei con le balene per illudermi di poterne imparare il linguaggio. Chissà se anche gli ultrasuoni si prestano al cazzeggio.

Francesco

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