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Vento di belligeranza sulla ventottesima primavera

Mancano ventiquattrore ai miei ventotto anni. Non ho candeline da spegnere né candelotti da accendere. Attraverso un momento positivo e sono soddisfatto di me stesso. Mi sento più forte di quanto sia mai stato in passato. Conservo nozioni, tendo ad apprenderne di nuove e mi vedo più determinato a stringere un coltello tra i denti. D’anno in anno sguscio sempre di più la paura della morte e la mia esistenza ne trae grande beneficio.
Sono nato esattamente quarant’anni dopo lo sbarco in Normandia e questo particolare non può che contribuire ad enfatizzare gli aspetti più titanici della mia forma mentis. Cerco di trarre forza dagli uomini intrepidi che mi hanno preceduto, personaggi di cui la storia è prodiga nonostante ricorrano di rado nell’interesse generale. Non c’è moneta con cui si possa comprare un’autentica preparazione all’eventualità d’una morte precoce e violenta, tuttavia proprio in una mentalità plasmata a tal guisa io intravedo la chiave di una vita piena e, con tutti i miei limiti, la inseguo mentre punto verso la longevità. Non voglio udire auguri di compleanno, ma preferisco ricordare il ruggito del leone del Panjshir.
Ho già ricevuto un regalo, difatti ieri mi sono state rivolte delle graziose minacce da un parente che alcuni anni fa tentò di aggredirmi con un pretesto per poi ricavarne soltanto un pugno sul suo nasino e di conseguenza un referto medico col quale poté sporgere denuncia verso me: in quell’occasione ebbi la colpa di difendermi senza riportare manco un’escoriazione. Non cado nelle provocazioni, ma rispondo sempre con la stessa moneta. Sono sempre pronto allo scontro anche se ne riconosco la stupidità e non ho l’indole del Mahatma Gandhi né tanto meno la cristiana inclinazione a porgere l’altra guancia. Non cerco la vanagloria della sopraffazione né la sterile gratificazione di una prova di forza ai danni di qualcun altro, ma tento di custodire in me una fierezza che, tra i vari esempi offerti e dissimulati dalla civiltà umana, io quest’oggi riprendo dalla figura del mujaheddin. Eh, comprare una torta e fare una festa in una pizzeria sarebbe stato troppo semplice.

Francesco

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