Passeggio nei dintorni del mio comune e ho sempre a disposizione uno sguardo disincantato da ricambiare verso chiunque mi rivolga il proprio, tuttavia i miei occhi non contengono mestizia né sono iniettati di sangue. Calmo, muovo il lento passo e nulla chiedo. Non mi aspetto mai incontri importanti e risolutivi, bensì chilometri d’indifferenza e quiete. Sciabolo il tempo nella disparità e involontariamente le coppie assortite nei modi più disparati mi ricordano il mistero delle collisioni labiali. Colate di musiche sublimi scendono nel mio udito e ammantano d’ulteriori suggestioni la realtà circostante: stringo incantesimi filodiffusi. Certo della puntualità lunisolare, non mi allarmo per gli apparenti ritardi dell’alba e del tramonto. Io ho un cuore grande e deserto come Giove, e chi dovesse mai atterrarci finirebbe per pesare più di quanto sia comune per i canoni terrestri.
Chissà come fu il buio a cui si opposero i primi fuochi, quando i giovani…
Mi ha sempre disgustato il puzzo di fumo e per evitarlo mi sono precluso occasioni…
Era da marzo dello scorso anno che non riuscivo a serbare memoria d'un sogno, o…
Con un segno di comando ristabilisco un punto d'equilibrio. Non v'è in me prossimità alcuna:…
Non amo i visi lunghi nel duplice significato dell'espressione e anche a quest'ultima mi riferisco…