Oggi compio venticinque anni e mi auguro di viverne altri cento. Non ho candeline da spegnere né desideri da ardere. A me non sembra affatto che il tempo voli e mi fa ridere chiunque cominci a sentirsi anziano dopo appena un quarto di secolo. Durante l’adolescenza e per alcuni anni a seguito di quest’ultima la mia personalità è stata acerba mentre oggi mi sento abbastanza maturo per considerarmi nel fiore degli anni sebbene non ne raccolga tutti i petali. Io cerco di passare in mezzo al bene e al male con cui la retorica dualistica descrive il mondo per sommi capi. La tristezza non può contagiarmi perché non ho argomenti validi con cui giustificarla e dubito che se ne trovino alcuni nella mia fantasia. Se dovessi cercare qualcosa probabilmente punterei sulla guerra perché la pace mi sembra di averla già conseguita e per quanto questa constatazione suoni arrogante persino a me, non sono in grado di invalidarne la veridicità con un colpo di modestia. Non ho bisogno di fare il punto della situazione e la mia età non mi induce a progettare qualcosa per il futuro. Sono un essere umano e se, con i dovuti distinguo, la struttura psicofisica della mia specie può essere paragonata a una macchina, allora la mia strumentazione di bordo risulta efficiente. Mi sento libero a pieno regime.
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