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Indefinito

Una monaca anziana uscì lentamente dalla porta principale di un convento fatiscente e iniziò a dirigersi verso di me con il capo chinato. Io rimasi immobile e aspettai che la devota mi raggiungesse. Mi trovavo in mezzo all’erba alta di una prateria rigogliosa e sapevo di essere lontano da casa, ma non conoscevo l’ubicazione di quest’ultima e ignoravo l’esistenza di qualsiasi strada. Il mio nome era trasportato da un alito di vento e lo sentivo echeggiare in continuazione senza avvertire alcuna forma di disagio. Non ero spaventato, ma ero inconsapevole. Mi accorsi nuovamente della monaca quand’essa si fermò a pochi centimetri da me, tuttavia mantenni la mia immobilità senza batter ciglio e non feci domande a me stesso né alla donna. L’anziana alzò il capo e tra le sue rughe vistose intravidi un sorriso inebetito. Dopo alcuni secondi costei mi mostrò le sue mani lievemente insanguinate e compì questo gesto senza mutare espressione né la traiettoria del suo sguardo. All’improvviso alzai la testa verso il cielo e lo stupore mi costrinse ad aprire la bocca. Uno stormo di cacciabombardieri passò sopra di noi a bassa quota e l’ombra della formazione aerea attraversò la prateria verdeggiante. Abbassai la testa per qualche secondo e notai che la monaca non aveva mutato la sua espressione, ma le sue mani erano linde e assomigliavano a quella di una giovane pianista. Scattai senza proferire parole e cercai di inseguire le ombre degli aerei, ma la mia corsa si arrestò sull’orlo di un precipizio. Guardai verso il basso e scoprii una città completamente bianca. Le strade sembravano pavimentate con il marmo e ogni edificio era una scultura irripetibile.

Francesco

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