Apprezzo la sincerità anche quando gioca a mio sfavore e credo che il suo utilizzo consenta a qualche problema di non incancrenirsi, tuttavia penso che occorra molto carattere per agire e parlare in modo tale che la verità possa essere veicolata efficacemente. A mio avviso l’abitudine di mentire denota un’inclinazione autodistruttiva e possiede un forte legame con la stupidità. Non aspiro a un mondo, o semplicemente a un microcosmo, nel quale viga unicamente la verità, ma credo che l’incidenza di quest’ultima debba tendere ad aumentare nel computo delle proprie affermazioni. Le frasi franche possono produrre conseguenze sgradevoli: l’imbarazzo, una forte tensione tra gli interlocutori o tra le parti dell’Io, la perdita di qualche vantaggio o la necessità di riconsiderare ed eventualmente rettificare il proprio giudizio. La reticenza è subdola e spesso viene implementata nelle strategie meschine di individui riprovevoli che se ne servono per rendere più comodi i loro rapporti interpersonali, inoltre raggiunge il non plus ultra della slealtà ogniqualvolta venga addotta la necessità del savoir-faire per la sua apologia. Non posso negare che la sincerità mi abbia causato qualche problema passeggero, ma penso che ogni cosa abbia un prezzo e in questo caso ritengo che il gioco valga la candela. Prima di apporre l’ultimo segno di interpunzione devo stendere una nota. Approvo la reticenza quand’essa sposa la causa dell’indifferenza nelle scelte radicali che talvolta producono fratture insanabili.
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