Mantengo le distanze da ciò che non posso sfiorare e attendo che ogni nota venga suonata a tempo debito. Non mi interessano le nozioni di chi ha i titoli per dispensarle e curo la convulsione dei sensi con la volontà d’evolvere. Vivo quietamente e mi sento appagato, ma non voglio che la mia interiorità si sazi. Sono il risultato dell’alleanza tra la mia indole e le coincidenze. Mi sento fortunato e di tanto in tanto un’euforia leggera mi pervade. Alcuni frammenti della mia vita sembrano tratti dalla descrizione di un’ascesi, ma io non anelo a un’elevazione spirituale e non ho bisogno di credere a qualcosa per vivere. Mi sento completo anche nei periodi in cui le apparenti sciagure del mio stato d’animo mi inducono a formulare pensieri che talvolta esterno con un altro registro linguistico. Non bado eccessivamente alle bizzarrie capricciose della mente e ascolto quest’ultima quando si trova lontano dalle influenze nocive dell’impulsività. Non nego la bellezza di un fiume di bile, ma cerco di seguire il suo corso quando devo irrorare i canali della risolutezza e mi assicuro che non straripi durante la stagione dei monsoni. Tra un’ambage e l’altra mi diletto con le tessere del mio carattere mosaicato. Salto di pala in frasca e cerco di padroneggiare più di un modo con il quale esprimermi con me stesso per non cristallizzarmi in un soliloquio monocorde.
Sono passati quarantuno anni da quando sono venuto al mondo e negli ultimi dodici ho…
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