La scorsa notte ho completato la lettura di “A Soldier of the Great War” e sono stato colto da un moto di soddisfazione. A seguito della pubblicazione di questo romanzo Mark Helprin è stato equiparato a scrittori del calibro di Hemingway e Tolstoj e credo che il paragone non sia stato azzardato. Ho seguito la storia di Alessandro Giuliani per ottocentosessanta pagine e sono rimasto affascinato dall’equilibrio drammatico della narrazione. Se avessi avuto una padronanza maggiore dell’inglese probabilmente avrei provato a tradurre il libro in italiano, ma il timore di stravolgere il testo con qualche errore madornale mi ha allontanato da questa idea costruttiva e di conseguenza mi sono limitato a leggerlo con la stessa passione che emerge dalle sue pagine. Suppongo che Mark Helprin abbia compiuto molti sforzi per documentarsi sull’Italia dei primi anni del ventesimo secolo, infatti le sue descrizioni sono più precise di quanto lo possano essere quelle di certi italiani. Prima di iniziare a leggere “A Soldier of the Great War” avevo promesso a me stesso che avrei scritto una e-mail al professore Sands dopo la lettura del libro. Ricordo ancora il pranzo casuale all’aeroporto di Seoul con questo docente universitario del Montana e non ho dimenticato l’ammirazione inizialmente ingiustificata che provavo nei suoi confronti: grazie signor Sands.
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