Ho trascorso una settimana molto silenziosa. Ho continuato ad allenarmi costantemente con lunghi giri in bicicletta e con l’ausilio del mio bilanciere. Ho letto le prime cento pagine de “I Fratelli Karamazov” e le prime settanta di “A Soldier of the Great War”. Ho scritto molto negli ultimi sette giorni e di conseguenza ho raccolto parecchi appunti. Le giornate sono trascorse rapidamente e sono rimasto stupito dalla velocità soggettiva del loro transito. Ho ricevuto più di una telefonata materna e come al solito non ho premuto neanche un tasto sul mio cellulare taciturno. Mi sono avventurato di notte lungo le orbite rurali che circondano il mio comune e sono stato bene sotto il firmamento. Ho lasciato scorrazzare alcuni pensieri del passato e ho tollerato senza problemi la loro presenza confusionaria. Una sera, prima di rincasare, ho premuto “rewind” sulla mente per vedere com’ero trecentosessantacinque giorni prima e ho sorriso al cospetto della mia figura passata. Ho trovato anche il tempo per masturbarmi, ma ho trattato la mia necessità fisiologica come una pratica burocratica e mi sono reso conto per l’ennesima volta che la mia adolescenza è morta e sepolta. Ho riflettuto a lungo tra annotazioni fugaci e migliaia di pedalate. In un’ultima analisi è stata una settimana proficua, celere ed estremamente silenziosa, ma sono riuscito a divertirmi nelle mie azioni abitudinarie e penso che il modo di affrontare la propria routine (o qualcosa di molto simile) sia un ottimo banco di prova per la compattezza del proprio equilibrio interiore.
Chissà come fu il buio a cui si opposero i primi fuochi, quando i giovani…
Mi ha sempre disgustato il puzzo di fumo e per evitarlo mi sono precluso occasioni…
Era da marzo dello scorso anno che non riuscivo a serbare memoria d'un sogno, o…
Con un segno di comando ristabilisco un punto d'equilibrio. Non v'è in me prossimità alcuna:…
Non amo i visi lunghi nel duplice significato dell'espressione e anche a quest'ultima mi riferisco…