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Tre Colori: Film Blu

Ieri notte ho visto il primo film della trilogia dei colori di Krzysztof Kie?lowski e sono rimasto piacevolmente colpito dalla sua portata drammatica. La protagonista è una donna che sopravvive a un incidente stradale nel quale muoiono suo marito e sua figlia. L’eterogeneità delle riprese sottolinea la complessità drammatica della storia e contribuisce a delineare la crisi esistenziale della protagonista. Ho apprezzato molto le scene statiche e l’insistenza della regia su alcuni dettagli che insieme a una serie di dialoghi brillanti mettono in luce il rapido avvicendamento delle emozioni contrastanti della vedova trentenne. Comportamenti isterici e autolesionisti, riflessioni e fobie colmano buona parte delle sequenze, ma c’è anche spazio per un po’ di dolcezza. Il marito della protagonista era un compositore di fama internazionale e una sua opera incompiuta ricorre più volte nel frequente simbolismo che è incentrato sul concetto della perdita. Trovo che questo film a causa della sua forte componente musicale sia una sinfonia del dolore in una quotidianità verosimile che ai miei occhi appare convincente e coinvolgente. Non avevo mai assistito a una rappresentazione della sofferenza umana così viscerale come quella che è contenuta in “Tre Colori: Film Blu” la cui visione mi ha iniettato una tristezza autentica. Non sono un cineasta né un cinefilo, ma la recitazione di Juliette Binoche ha coinvolto il mio occhio spartano dall’inizio alla fine e ho trovato perfetto l’equilibrio tra la sua sensualità e l’utilizzo centellinato di quest’ultima con il tema dell’opera.

Francesco

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