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Se avessi una malattia terminale

Certo volte provo a immaginare di essere ammalato gravemente per esorcizzare la paura di questa eventualità. Mi vedo inchiodato su un letto ospedaliero in una stanza piccola e opprimente. Un tumore ambizioso vive dentro di me e ogni giorno espande il suo dominio metastatico. Il mio sguardo fugge dal soffitto bianco e si perde nel vuoto. I dolori e gli spasmi mi torturano ogni volta che riesco a prendere sonno. Il mio organismo è debole e le mie difese immunitarie sono come delle trincee vuote sul confine che divide la vita dalla morte. Vomito sangue e quando mangio non riesco a riconoscere il sapore del cibo. Il tumore vive dentro di me o sono io il suo ospite indesiderato? Le infermiere si augurano che io tiri le cuoia al più presto e mi trattano con la stessa freddezza che appartiene alla ringhiera del mio letto. Sudo freddo e non sento più le forze. Sono quasi un vegetale e la lucidità diminuisce giorno dopo giorno. I farmaci mi stordiscono. Non ce la faccio nemmeno a guardare la televisione, ma le allucinazioni e gli incubi riescono a sostituirla egregiamente. Il mio male è incurabile e il trattamento terapeutico mi consente soltanto di soffrire più a lungo. Non sono mai riuscito a vivere e riesco a malapena a crepare. Durante l’orario delle visite spero sempre che la morte apra la porta della mia stanza con un mazzo di fiori appassiti, ma ogni volta resta chiusa e nessuno tocca la maniglia. Il tumore consuma ogni parte di me. Ho un aspetto scheletrico e fatico a respirare, ma la fine è vicina e non voglio perderla. Con amore, Francesco.

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