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Un cancello sempre aperto

I corpi nudi dei sognatori si appoggiano alle pareti di marmo di un luogo indescrivibile mentre mani di alabastro toccano delicatamente le loro fronti. Nessuno dei presenti è in grado di scorgere i lineamenti degli altri. In questo posto gli esseri umani assumono sembianze diafane e passeggiano in cerca di una nuova indole da indossare al momento del risveglio. La ragione tace con dignità e la sua antagonista tributa elogi alla realtà inconsueta nella quale si trova. Chiunque entri in questa dimensione non può uscirne con dei ricordi ed è per questo motivo che neanche chi l’ha attraversata in lungo e in largo può rammentarne le fattezze. La ricerca di una nuova indole avviene inconsapevolmente e senza discriminazioni. Il figlio di una ricca possidente di cataratte e il figlio della più grande troia composta da carne e ossa hanno le stesse possibilità di incorrere in un’indole che dirotti le loro vite verso mete inaspettate. Lo stupore si candida fieramente per descrivere le possibilità che si stagliano di fronte all’ingresso e all’uscita di questa dimensione trascendentale. Questo luogo anonimo si trova a metà strada tra la materia che viene percepita dall’occhio e l’immaginazione che viene proiettata dalla mente, laddove la memoria si snoda lungo le pavimentazioni metafisiche fino a quando non incontra una nuova prospettiva che le faccia tornare la voglia di osservarsi in silenzio.

Francesco

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