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Entusiasmo, noncuranza e bonarietà

È una notte più buia del solito, ma la sua cupezza è innocua ed è per questo motivo che non ne sono intimorito. Ieri ho perso un’occasione splendida, ma il mio amore per la vita è ancora lo stesso e ne sono felice. Quando mi sento un po’ giù penso a tutte le persone che ho incontrato per caso nei posti in cui ho messo piede e mi tornano in mente alcune delle parole che ho scambiato con loro. Ogni tanto vedo ancora gli sguardi semplici di certi interlocutori che ho incontrato una sola volta nella vita e ricordo con piacere qualche confessione simpatica che ho raccolto nottetempo durante l’attesa per un treno mattiniero. Non ho mai stretto un sodalizio con chicchessia, ma al contempo non ho mai negato a nessuno una risposta e ho compreso quanto sia sublime la convivialità che nasce spontaneamente e si esaurisce poco prima che il treno di uno degli avventori parta da un binario numerato. Amo le considerazioni ironiche e le battute volgari che riempiono le file. Io sono parte della massa anche se conduco una vita un po’ sui generis. Ho sempre amato il caos urbano e ogni volta che visito una metropoli da solo mi sembra di sbarcare in uno splendido Eden composto da chiacchiere sovrapposte e da idrocarburi. Mi piacciono le moltitudini di persone, amo la ressa e la concitazione, ma in uguale misura riesco a gioire del silenzio agreste che talvolta raggiungo in sella alla mia bicicletta. Le parole non mi dicono granché, ma di fronte ai fatti mi levo il cappello senza fiatare. Nel corso della mia giovane vita ho commesso qualche errore di giudizio e ho omesso qualche decisione importante, ma quando ripenso a ogni cosa che mi sono lasciato alle spalle mi viene da ridere e non riesco a pentirmi degli sbagli che hanno contribuito al mio sviluppo. Il melodramma non mi dona, ma una busta di cartone in testa mi starebbe a pennello. Amo l’autoironia e in questo momento non sono in grado di essere triste anche se dovrei esserlo per rispettare gli obblighi contrattuali della logica.

Francesco

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