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Loro due e una combustione ancestrale

Lei rinuncia un po’ a se stessa per assicurasi che lui non contempli piani fedifraghi. Il silenzio avvicina gli intenti dei loro sguardi e un po’ di violenza animale guida i loro movimenti erotici. Certi sussurri tolgono il respiro, ma non bloccano l’ossigenazione. Un’intesa inalienabile sostiene il desiderio di attenzioni reciproche. Un gesto sfiora la cute di lei e passa il testimone alla sua reazione facciale. La complicità procede a turni, ma la bellezza del suo dinamismo non suscita interesse nei confronti dei suoi ingranaggi. Ambedue si fondono nella più sublime forma di solitudine per la quale non esiste nome né consapevolezza. L’amore è bistrattato dai significati spirituali che gli uomini attribuiscono alla sua esistenza e spesso è messo all’angolo da chi ne nega aprioristicamente la consistenza per interesse o su consiglio dell’istinto di autoconservazione, ma per loro due l’amore è un vuoto enorme che irradia i sensi e le facoltà più recondite. La passione passa attraverso gli orifizi, irriga le zone più aride dell’intimità e buca la carne senza lasciare tracce per scavalcare l’esosfera e tacere in assenza di gravità fino alla morte dell’universo. La voluttà di entrambi combacia con la volontà della loro gioia. Una luce distante illumina a sufficienza i loro volti e un abbraccio sudato intrappola la coincidenza di un sentimento uniforme che non appartiene all’iconografia della liaison deputata al parto precoce di un amarcord superficiale. Ciò che sarebbe potuto accadere è un sofisma prefabbricato che può solo attentare al valore di ciò che è già accaduto. Loro due si amano e non c’è biasimo cinico né connotazione fallace che possa scalfire il vuoto tangibile che arroventa i loro corpi.

Francesco

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